Agosto 2013

Ueli Wiki


Care concittadine, cari concittadini, care Svizzere, cari Svizzeri,

oggi festeggiamo il compleanno del nostro Paese. È un giorno di festa. Viviamo in un bel Paese. Viviamo nel benessere. Viviamo liberi.

Le cose vanno bene per noi – e non intendo dire solo oggi, qui, davanti a bratwurst e birra! In generale: per la Svizzera le cose vanno bene. E questo in un’epoca in cui purtroppo per molti altri Paesi – alcuni anche piuttosto vicini a noi – le cose invece vanno sempre peggio.

Non si tratta di vantarsene, ma di essere orgogliosi di quello che il nostro piccolo Paese ha saputo raggiungere.

Tuttavia, anche da noi ci sono nuvole che si addensano all’orizzonte: la Svizzera negli ultimi tempi è stata ripetutamente criticata e ricattata. Paesi più grandi e organizzazioni internazionali vogliono sempre più spesso dirci quello che dobbiamo fare. Per molti in Svizzera la risposta a queste richieste è una sola: cedere e adeguarsi.

Io invece ogni volta ricordo la storia di Davide e Golia. Questa vecchia storia ci insegna infatti che c’è una seconda possibilità.

Gli ebrei e i filistei sono in guerra. Davide è un giovane pastore e i suoi fratelli sono soldati.

Un giorno Davide deve portare delle provviste ai fratelli. Al suo arrivo all’accampamento, le truppe nemiche sono schierate per la battaglia. All’improvviso viene avanti il filisteo Golia che vuole sfidare a duello il più forte guerriero ebreo. Nessuno ha il coraggio di presentarsi perché Golia è un gigante, è molto forte ed è dotato delle migliori armi e della migliore corazza.

Il piccolo Davide non sopporta l’umiliazione del suo popolo. Volontariamente accetta dunque la sfida. I soldati all’inizio vogliono fargli cambiare idea, perché Davide non ha mai indossato le armi. Ha solo una fionda che usa per proteggere le sue pecore dagli animali selvatici. Davide però è deciso a battersi per il suo popolo. I soldati gli portano allora una corazza e una spada. Ma sono troppo pesanti per lui. Così alla fine Davide va incontro a Golia solo con la sua piccola fionda. Golia ride, ma Davide lo colpisce da lontano con una pietra e vince.

Se interpretiamo questa storia in modo simbolico possiamo trarne alcune lezioni fondamentali sulla vita, la politica e la società. Questa storia non parla solo di una guerra e di un duello, ma delle possibilità di sopravvivenza di tutti quelli che non sono grandi e forti. Tre insegnamenti sono ancora attuali. Primo: la grandezza intimorisce. Secondo: anche i piccoli hanno valore. Terzo: i piccoli devono essere diversi se vogliono sopravvivere.

 1. La grandezza intimorisce

La grandezza intimorisce. È sempre stato così. Ed è molto interessante vedere quali punti mette in evidenza la Bibbia. Sul duello troviamo solo poche parole: non è in primo piano. Nel racconto si parla soprattutto della paura di fronte al gigante. Il pomposo ingresso di Golia viene raccontato dettagliatamente.

Golia esce dal campo dei filistei accompagnato dal suo scudiero. È un gigante alto sei cubiti e un palmo, dice la Bibbia. Più o meno tre metri. Poi vengono descritti l’elmo, la corazza e lo scudo. La sua lancia doveva essere lunga come un albero!

Golia vuole il duello. Si presenta davanti all’accampamento degli ebrei e li schernisce. Tutti tremano davanti a lui. Saul, il re degli ebrei, promette al volontario grandi ricchezze e sua figlia in moglie – ma non si presenta nessuno (anche se la tradizione non dice affatto che la figlia fosse brutta!).

La storia di Davide è sempre attuale perché racconta in effetti la storia di ognuno di noi. E racconta la nostra storia come Popolo. Anche per noi è così. Davanti alla forza e alla grandezza noi Svizzeri inizialmente ci sentiamo come gli ebrei davanti a Golia: che si tratti di spade e scudi o di potere economico e liste nere, pensiamo di dover cedere.

Ma la storia di Davide non finisce con una capitolazione. Finisce con un insegnamento: chi non ha paura davanti alla forza e alla grandezza può farcela.

La nostra situazione odierna conferma questa antica saggezza. Possiamo riconoscere Davide in molte piccole e medie imprese svizzere capaci di imporsi sul mercato globale contro concorrenti molto più grandi.

E ritroviamo Davide anche nella storia del nostro Paese: la Svizzera è un piccolo Stato. Siamo sempre stati messi sotto pressione da chi era più grande di noi. Eppure abbiamo ottenuto grandi successi. E in quanto Paese piccolo ma libero, abbiamo un futuro purché non ci lasciamo intimidire dalla forza e dalla grandezza.

2. Il valore dei piccoli

Il secondo insegnamento della storia di Davide e Golia è che anche i piccoli hanno un valore – anche se non è sempre facile percepirlo. Perché i piccoli danno meno nell’occhio dei grandi.

Quando Davide arriva all’accampamento dell’esercito con le provviste per i fratelli non viene preso sul serio. I soldati ebrei vedono in lui solo il giovane pastore, uno che dà fastidio. Il fratello maggiore di Davide, Eliab, è perfino arrabbiato. Lo considera inutile e pensa che dovrebbe tornare a occuparsi delle sue pecore.

Noi Svizzeri siamo abituati a simili rimproveri. Si dice che siamo egoisti e vogliamo prenderci sempre il meglio di tutto.

Ma non dobbiamo dimenticare che tanti approfittano della Svizzera.

Secondo i dati forniti dalla Banca nazionale, l’economia svizzera ha ad esempio investito all’estero oltre 1000 miliardi di franchi, di cui più del 40 per cento nell’Unione europea.[1] Le imprese svizzere creano così in tutto il mondo circa tre milioni di posti di lavoro.[2] Inoltre, i frontalieri che si guadagnano da vivere nel nostro Paese sono più di 270 000.[3]

Secondo una statistica della Banca mondiale, i frontalieri e gli immigrati che lavorano in Svizzera trasferiscono ogni anno più di 30 miliardi di dollari nei loro Paesi d’origine.[4]

Più di 1,1 milioni di cittadini dell’UE vivono in Svizzera.[5] E il loro numero cresce molto rapidamente. Ogni anno decine di migliaia di persone approfittano della libera circolazione, il che mette a dura prova le capacità ricettive del nostro piccolo Paese.

Poi ci sono le grosse spese sostenute dai poteri pubblici per le relazioni internazionali: la Confederazione da sola ha messo a bilancio quest’anno quasi 3,3 miliardi di franchi.[6] Una cifra che non comprende le ulteriori spese dei Cantoni e dei Comuni.

La Svizzera partecipa con somme enormi al Fondo monetario internazionale. Il livello massimo di rischio per la Svizzera, legato alle garanzie a favore dell’FMI, ammonta attualmente a circa 24 miliardi di franchi, più di un terzo del bilancio federale.[7]

Con la NFTA la Svizzera investe più di 20 miliardi di franchi per la costruzione dei nuovi assi nord-sud del trasporto ferroviario europeo.

La Svizzera investe perfino nelle reti di trasporto estere. Ad esempio si assume il finanziamento – per un ammontare di 230 milioni di franchi – degli adeguamenti del profilo sulla linea di Luino e sulla tratta Chiasso-Milano.

La Svizzera ha versato finora più di 1,2 miliardi di franchi agli Stati dell’Europa orientale membri dell’UE a titolo di contributi alla coesione.

La Svizzera dà anche un grande contributo alla ricerca e allo sviluppo: secondo un rapporto della Commissione Europea è il Paese più innovativo d’Europa.[8]

La Svizzera si impegna in tutto il mondo per la pace offrendo la sua mediazione. Il nostro Paese neutrale è la sede ideale per organizzazioni e conferenze internazionali.

Come Paese neutrale non siamo mai parte in causa, ma sempre mediatori. Quest’anno festeggiamo i 150 anni del Comitato internazionale della Croce rossa. Il CICR è stato fondato a Ginevra nel 1863. Da allora gli operatori svizzeri aiutano ad alleviare le sofferenze di molte persone in tutto il mondo.

La Svizzera è Stato depositario della Convenzione di Ginevra del 1949 e dei protocolli aggiuntivi del 1977 e del 2005. Tutto ciò mostra che l’impegno umanitario è parte integrante della nostra storia.

E l’elenco potrebbe continuare. Ma possiamo fare tutto ciò solo perché siamo liberi. Se anche la Svizzera fosse uno Stato sull’orlo del fallimento non potremmo permettercelo.

Per tornare dunque ai rimproveri che vengono mossi al nostro Paese: penso che le nostre relazioni internazionali non mostrino alcun egoismo e che non meritiamo le pillole amare e i rospi che abbiamo dovuto ingoiare negli ultimi tempi.

O per dirlo ancora più chiaramente: noi non vogliamo prenderci sempre il meglio. Ma altri vogliono privarci della nostra sovranità!

3. Essere diversi come unica possibilità di sopravvivenza

Il terzo insegnamento della storia di Davide e Golia è forse il più importante: gli ebrei vogliono dare a Davide una corazza per il combattimento. Ma Davide non riesce più a muoversi, è troppo pesante per lui. Con quella corazza addosso il piccolo Davide avrebbe perso. Decide allora di tenere i suoi soliti abiti da pastore.

Anche questo fatto deve essere inteso in modo simbolico: Davide ha il coraggio di essere diverso. Fa leva sui suoi punti di forza. E per questo ha successo. Insomma: i piccoli non possono imitare i grandi. La loro unica possibilità di sopravvivere è andare in modo consapevole per la propria strada.

In questo c’è molta saggezza. Possiamo quindi trarne insegnamenti politici: il nostro Paese è un «Sonderfall», un caso particolare. È nato e si è sviluppato in modo diverso da altri Paesi. È stato creato dai suoi cittadini per i suoi cittadini. Gli impulsi più importanti sono venuti e vengono dal Popolo. Grazie al federalismo, conserviamo le nostre particolarità regionali. Grazie alla democrazia diretta, la politica non può ignorare le richieste del Popolo. Grazie al principio di milizia, il nostro Stato può avvalersi a tutti i livelli dell’esperienza delle sue cittadine e dei suoi cittadini. E grazie all’ordinamento liberale la nostra economia è florida.

Questo ordinamento liberale ha fatto della Svizzera uno dei Paesi più ricchi del mondo. E proprio questo ordinamento viene messo sempre più spesso in discussione da Stati più grandi o da organizzazioni internazionali.

Dobbiamo esserne consapevoli: non veniamo criticati perché facciamo qualcosa di sbagliato, ma perché facciamo molte cose così bene. Perché siamo ricchi. Perché c’è chi vuole approfittare del nostro successo.

Ci vogliono costringere ad assumere sempre più obblighi internazionali. Ma in questo modo ci diventa sempre più difficile dare al nostro Paese l’impronta che vogliamo.

Per ritornare alla storia di Davide: stretto in una corazza a lui estranea Davide avrebbe perso. Soggetta a un diritto estraneo e straniero e a giudici stranieri la Svizzera perderebbe.

Conclusione

Arrivo alla conclusione. Come piccolo Stato dobbiamo tener presente tre cose.

Primo: non dobbiamo lasciarci impressionare da chi è più grande di noi. Molti grandi Stati sono sorti e tramontati nel corso della storia, ma la piccola Svizzera è ancora qui. Questo deve renderci ottimisti.

Secondo: ricordiamoci sempre che la piccola Svizzera dà un grande contributo a livello internazionale. Sia sul piano economico sia su quello umanitario. Chi vuole farci sentire in colpa ha obiettivi politici.

Terzo: non lasciamoci rinchiudere nelle stesse pesanti corazze degli altri Stati. Ci sono regole internazionali che non sono adatte al nostro piccolo Stato liberale. Se le accettassimo perderemmo la nostra particolarità.

Ricordatevi di questi tre insegnamenti della storia di Davide e Golia. Perché per fortuna viviamo in una democrazia diretta. Come cittadini avete l’ultima parola. Difendete quindi la nostra libertà, il nostro benessere, la nostra patria!