Ho letto con molta attenzione l’articolo del signor Athos Ambrosini riguardo il futuro delle Officine FFS di Bellinzona, apparso su questo quotidiano settimana scorsa e non posso che concordare praticamente su tutto su ciò che egli scrive e documenta.

Preciso che lavoro presso le Officine FFS di Bellinzona da 22 anni, ho fatto parte del Comitato di sciopero a partire da subito, e cioè dal marzo 2008, e che ho dato le dimissioni da quest’ultimo dopo circa un anno perché il tutto stava diventando troppo “politico” e incentrato sulle solite e trite discussioni interminabili, tipiche di una certa sinistra “entrista” alla quale tutto ciò che non le assomiglia da fastidio. Mi dispiace ma è così.

Se devo essere sincero, e lo dico con cognizione di causa anche se ai “soliti noti” darà fastidio, dopo lo storico e giusto sciopero del 2008 che ha visto un sostegno popolare eccezionale per una giusta causa, alle Officine FFS di Bellinzona non è cambiato in pratica nulla e molte delle decisioni prese in Tavola Rotonda e sottoscritte dalla dirigenza FFS (ad esempio la drastica riduzione dei lavoratori interinali o le promesse di commesse da parte di Cargo SA), sono restate lettera morta.
Era già tutto previsto?

Nel frattempo molti compagni di viaggio si sono persi per strada …
Consiglio di Stato, sindacati interessati ma anche il Comitato di sciopero pare non reagiscano più molto. Perché?

Ma arriviamo al futuro e fantomatico “centro di competenze” presso le Officine FFS di Bellinzona.
Per chi ha letto attentamente il documento relativo a questo progetto balza subito all’ occhio una mancanza di concretezza, ma soprattutto di idee chiare e precise, che non lascia presagire nulla di buono.
Per contro, ma era prevedibile, il documento in questione si presenta lungo (volutamente?) e noioso, molto generico e altrettanto dispersivo.
La frustrazione, frammista a rassegnazione, è parecchia e le domande che molti dipendenti delle Officine FFS di Bellinzona si pongono, specialmente quelli che vivono e spendono in Ticino o nei Grigioni (per ovvie e intuibili ragioni che spero finalmente si capiscano!) sono parecchie.
Oggi, alle Officine di Bellinzona tutto procede così come vuole la dirigenza FFS e non c’è Comitato di sciopero, sindacato o Consiglio di Stato (?) che ne modifichi la rotta; piaccia o non piaccia questa è la cruda realtà.
Il resto sono i soliti bla bla che sentiamo e conosciamo da anni ma che, nella sostanza, non hanno modificato nulla!
Vado verso i 58 anni, a Babbo Natale non credo più da un pezzo e ho una mia “dignità artigiana” da difendere e che difenderò fino in fondo, anche contro le facili ipocrisie da qualsiasi parte esse provengano.

Fra un anno e mezzo circa si terranno le elezioni cantonali del 2015 e sono pronto a scommettere quello che volete che pochi mesi prima di questo “delicato” appuntamento, tutte le maggiori forze politiche ticinesi torneranno a parlare prepotentemente delle Officine FFS di Bellinzona. Ipocriti!

Come conclusione riprendo ciò che ha scritto il signor Athos Ambrosini nel suo finale e che mi trova concorde: “Nessuna illusione quindi, questo studio soddisfa solo la necessità politica di mascherare che, dopo 5 anni dal primo tentativo di chiusura delle Officine di Bellinzona, di “concreto” all’orizzonte c’è solo un nuovo piccolo ufficio, pagato dai contribuenti.”

A proposito, non ho letto nessuna presa di posizione in merito a questo interessante articolo. Imbarazzo, tremendo imbarazzo?

Donatello Poggi
artigiano FFS,
già deputato in Gran Consiglio