Gianfranco Soldati, di professione medico “otorino” per tutt’una vita, si è scoperta una vera passione per il calcoli…


Da un paio d’anni a questa parte ho letto tutto quel che ho potuto per cercare di capire le cause della crisi che attraversa il mondo occidentale e soprattutto i meccanismi, ma meglio sarebbe dire i marchingegni, attraverso i quali le cause hanno potuto esplicare i loro nefasti e nefandi effetti. Ho dovuto risalire fino alla bancarotta di John Lawn, scozzese, morto in miseria a Venezia, banchiere della casa reale di Francia ai tempi di Luigi XV, bambino, e del suo onnipotente reggente, duca di Orléans. Bancarotta fraudolenta per due motivi: il primo, l’insufficiente copertura “economica”, le azioni della Compagnia d’Oriente, quando la copertura esisteva solo per le numerose monete coniate in oro o almeno argento, il secondo l’aver messo in circolazione miliardi di carta straccia stampati abusivamente e in gran segreto.

Con quei soldi Law rimise in sesto il bilancio reale, portato sull’orlo del fallimento dalle guerre e principalmente dalla megalomania di Luigi XIV, detto il Re Sole, e fece la ricchezza di parte dell’aristocrazia e dell’alto clero. Quando i nodi vennero al pettine, nel luglio 1720 se ricordo bene, a pagare furono i risparmiatori. Edgar Faure, grande uomo di stato (francese del Giura francese), giudicato da Roger Peyrefitte il più intelligente politico del suo tempo, ha descritto mirabilmente e fin nei minimi dettagli, ricorrendo anche a difficili calcoli (talora inaccessibili al mio cervello), i meccanismi che permisero a Law di mettere in atto il suo colossale e infernale imbroglio.

La somiglianza con quanto avvenuto nella crisi attuale è impressionante. Prestiti insensati negli USA per l’acquisto della casa da parte di Fanny Mae e Freddie Mac (celeberrime garanti di prestiti ipotecari, salvate dal fallimento dalla Fed con oltre 200 mrd di dollari del contribuente), asssicurazione dei prestiti a tassi fallimentari (premi dello 0,5% del capitale assicurato, case, cioè mattoni, ritenuti sicuri) da parte della AIG (il più grande assicuratore del mondo) e di assicurazioni giapponesi, espansione sconfinata del cosiddetto finanzcapitalismo (ingegneria finanziaria) da parte delle banche di investimento americane, capeggiate da Goldmann Sachs e seguite a ruota dalle europee, tra le quali (e come no?) le nostre due grandi, con la distribuzione tramite Siv fuori bilancio di Cdo e altre “malignità” che non so ad altre banche desiderose di partecipare al lauto banchetto (Monte dei Fiaschi per fare un esempio) e a stati indebitati fino alla disperazione (ancora l’Italia per farne un altro, che a quel che si è sentito deve ancora mettere a bilancio 8 mrd di perdite su vecchi investimenti di questo tipo).

Chi più chi meno tutti ci han lasciato penne, la Lehmann Brothers fino al fallimento, gli altri si sono salvati riversando le ingenti perdite sui loro azionisti (le banche) o sui loro sudditi (gli stati). A rimanere a galla, più solida che mai, se ho ben capito, la Goldmann Sachs, dove hanno fatto apprendistato numerosi “grandi?” politici dell’attuale UE, la banca che ha consigliato alla Grecia i falsi di bilancio indispensabili per l’entrata nella paradisiaca e (per i greci) “cuccagnosa” zona euro.

I grandi imbroglioni, è cosa notoria, possono mancare di tutto ma non mancano mai di fantasia e creatività debordanti. Per diletto di chi ha la pazienza di leggermi, eccone un ulteriore esempio, da me scoperto per caso in occasione della solita vacanza estiva a Rovigno (Croazia, più precisamente in Istria). La moneta croata si chiama Kuna (plurale Kune), che significa corona, i suoi centesimi sono detti Lipa. Per cento franchi verso il 2005 si ricevevano, come ben ricordo, tra 475 e 480 Kune, più qualche Lipa che le banche croate versavano e versano meticolosamente, i tassi di cambio avendo 4 decimali. Nel 2011, quando il franco raggiunse la parità con l’euro, parità trafitta dalla decisione della nostra Banca nazionale di Philippe Hildebrand di limitare il cambio a 1,20, per 100 franchi si ottenevano oltre 630 Kune, 150 a 155 (prezzo di un pasto normale, primo, secondo, dessert e vino della casa) in più che 6 anni prima.

A partire da settembre 2011 (franco non sotto l’1,20) si ricevono 592 a 594 Kune, più qualche Lipa di cui ho già detto. Sempre verso il 2005 (non sono andato a ricercare la data esatta) cosa fanno i geniali (un geniale che sta per il fantasioso e creativo che caratterizza gli imbroglioni) banchieri croati, in pratica unanimità: fanno sapere al volgo e alla plebe che il franco svizzero è una moneta così stabile (un “monumentum aere perennius”, più perenne del bronzo) da poter venire considerata moneta di riferimento di tutto il mondo, più del dollaro che cominciava già a traballare e che non crolla perché gli si accorda ancora il credito dovuto alla potenza egemone. Le ipoteche (accordate con prudenza, al massimo il 50% del prezzo di acquisto dell’oggetto ipotecato) hanno un tasso apparentemente “benevolo”: 4%.

Ma attenzione, qui sotto gatta cicogna, diceva una mia conoscente più furba di altre, ipoteca e interessi da pagare sono ancorati al franco svizzero, che rimane stabile, fin troppo per rapporto alla Kuna che si svaluta, passando dal 475 ad oltre 630 dell’agosto 2011 per poi scendere alle attuali 592-594 Kune per 100 franchi. Prevedere ulteriori svalutazioni è fin troppo facile, anche se il franco dovesse restar legato al carro traballante dell’euro. La conseguenza rovinosa per i poveri debitori (volgo e plebe, come ho detto sopra) è stata ed è che il tasso d’interesse reale da pagare è salito fino al 5,28%, il debito ipotecario adesso al 124% della cifra iniziale (e addirittura al 132% quando il cambio era oltre il 630). Per farmi ben capire, chi si è indebitato di 10’000 Kune e non ha ammortizzato, adesso ha un debito di 12’400 Kune, sul quale paga, anno per anno, un interesse del 4% in franchi svizzeri, ma del 6,5472% in Kune. Al posto delle 400 Kune iniziali, ne paga adesso 811,85. Le banche, con la loro manovra truffaldina, hanno scaricato la svalutazione della Kuna per rapporto al franco svizzero sulle spalle dei debitori: le loro Kune, ma solo le loro, erano e sono stabili come il franco a cui si riferiscono.

Ma il volgo e la plebe, tutta gente che in Croazia lavora per salari che per noi sono ridicoli (l’equivalente di 6 franchi orari per le ausiliarie domestiche, 10 franchi per un cameriere o un operaio semplice, poco più per impiegati e operai specializzati), sono disperati. E non è finita qui, come non si esaurisce mai l’inventiva dei banchieri truffaldini: il pagamento di ammortamenti e interessi è mensile, altro tranello! Che comporta un ulteriore pesante aggravio del tasso di interesse. Facciamo un esempio, per ben far capire il meccanismo: prestito ipotecario 12’000 Kune, ammortamento concordato 1’200 Kune annue, 100 mensili, tasso d’interesse nominale 4%, in realtà 6,5472 come abbiamo dimostrato qui sopra, perché legato alla quotazione del franco svizzero. A fine gennaio il debitore rimborsa 100 Kune di ammortamento e gli interessi sul capitale, aumentato al 124% del debito iniziale, come ho spiegato.

E tali somme rimborsa mese per mese fino a fine dicembre. Ma in febbraio il debito è ammortizzato e quindi diminuito delle 100 Kune concordate come rimborso, in marzo sono 200, aprile 300 e così via, ma gli ammortamenti andranno a bilancio solo nel gennaio successivo, per un totale di 1’200 Kune. Ne risulterà un tasso effettivo di interesse, sulla stretta base delle cifre indicate, del 12,4363%. Siamo all’usura legalizzata! Volgo e plebe pensavano di aver fatto l’affare della loro vita garantendosi un tasso d’interesse favorevole e stabile nel tempo del 4%, grazie alla stabilità del franco svizzero magnificata dalla propaganda delle banche, e hanno firmato. Adesso hanno capito il trucco, si sono organizzati e pochi giorni fa hanno vinto un processo. Le banche però hanno ricorso in appello, che mi dicono essere in Croazia un passo rapido, circa 1 anno, ma poi verrà la cassazione, nessuno sa dire quando. Che le banche risputino i soldi rapinati mi sembra molto, ma molto dubbio.

Del resto, anche noi ticinesi, i milioni rapinati dalle casse malati non li vedremo più. E piccoli e miserabili “marchingegni” messi in atto li conosciamo anche da parte di banche ticinesi, per esempio la Banca cantonale. La perdita di ogni senso di signorilità e diciamo anche di pudore pur di massimizzare il profitto è una delle gravi perdite di valori etici che abbiamo subito in questi ultimi decenni di civiltà dei consumi. Consoliamoci piangendo con volgo e plebe di Croazia.

Questa favola, purtroppo vera, che vi ho raccontato ha, come tutte le favole che si rispettano, una morale. I banchieri croati dei piani superiori non hanno avuto remore, pur di arricchirsi smisuratamente, a far uso di manovre furfantesche a scapito dei loro concittadini più ingenui e sprovveduti. Da tempo penso che aveva ragione il mio grande amico prematuramente scomparso Ettore Ongaro, avvocato, detto Lupo, granconsigliere socialista di vecchio stampo, quando mi diceva, disilluso e sconsolato: “Ta vedat, dutur, ul problema l’è che ghem piü ul curagg da ciapà ‘l sciopp”. L’ho scritto più volte, mi ripeto perché è una gran verità.

Gianfranco Soldati, Presidente onorario UDC