La tragedia egiziana mobilita da settimane le diplomazie occidentali, che ogni giorno manifestano pubblicamente la propria preoccupazione e criticano la brutalità dell’esercito egiziano e l’intransigenza dei Fratelli musulmani. I sanguinosi scontri al Cairo e nelle maggiori città del paese sono sulle prime pagine dei giornali quasi ogni giorno.

Ma, come sottolinea il magazine americano Time, è più un riflesso e un riferimento agli anni 1960-1970, quando l’Egitto era al centro del mondo arabo, che non un apprezzamento oggettivo dell’importanza – oggi quasi nulla – dell’Egitto.

“Quarant’anni fa – scrive il Time – l’Egitto era l’epicentro del mondo arabo, senza dubbio il suo paese più importante. Con il suo presidente Nasser era la fonte dell’ideologia post-coloniale più influente.
Il Cairo era il centro culturale dei popoli arabi, la città dove venivano girati grandi film, popolari serie TV, dove c’era musica, arte, letteratura e una scena mediatica vibrante. Malgrado l’Egitto non avesse le risorse naturali dell’Arabia saudita o dell’Iraq, aveva un capitale intellettuale enorme, nella regione era il centro dell’insegnamento ad alto livello, con le migliori università, secolari e religiose…. e infine l’Egitto era una vera minaccia per Israele.”

Oggi l’Egitto non è più nulla di tutto questo, sia perché dagli anni 1970 il Medio Oriente è molto cambiato, sia perché negli anni il paese è regredito.
Il Cairo non è più il centro culturale del mondo arabo. Le università egiziane hanno un livello scadente. I telespettatori guardano le soap opera turche, i video musicali libanesi e i canali satellitari del Qatar. I paesi del Golfo assumono manodopera indiana, pachistana e filippina.
Dopo decenni di corruzione, burocrazia e potere militare, l’Egitto si è indebolito economicamente, diplomaticamente, culturalmente e militarmente. Al contempo, Turchia, Arabia saudita, Qatar, gli Emirati, … tutti hanno preso un’altra dimensione.

Quel che oggi resta all’Egitto è la sua capacità di nuocere. Come scrive il Time : “Sembra oggi che la principale preoccupazione con l’Egitto sul piano mondiale è che il paese sia una fonte potenziale di problemi. La sua combinazione di instabilità, corruzione e incompetenza ne fanno un terreno fertile per la radicalizzazione islamica…”
Il Time scrive poi che il governo americano deve smettere di versare aiuti annui all’esercito egiziano per 1.3 miliardi di dollari e deve prepararsi a una crisi umanitaria, inevitabile con l’attuale miseria economica e la brutalità dell’esercito.

Nel magazine Forbes, l’analista geopolitico Robert D. Kaplan scrive che il caos politico che interessa diversi paesi arabi non è un problema in sé. Da uno stretto punto di vista geopolitico, non rappresenterà una minaccia per gli Stati Uniti e i paesi occidentali sino a quando non avrà raggiunto la Turchia e i paesi del Golfo persico e la loro produzione di energia.

(Slate.fr)