INTERROGAZIONE PARLAMENTARE


[fdm] Un’osservazione minima. L’articolo sarà senz’altro “vergognoso” ai nostri occhi ticinesi… ma è assolutamente logico e normale per il giornalista comasco e, in genere, per un italiano.


In data 19 agosto 2013, sul giornale italiano “La Provincia” figura un ampio articolo nel quale, con tanto di foto e intervista al direttore del DECS Manuele Bertoli sul presunto problema della mancanza di docenti in Ticino, viene consigliato ai professori comaschi in cerca di lavoro di scappare in Ticino (per diventare docenti frontalieri nella scuola ticinese). E questo è certamente grave e inaccettabile. Infatti come riporta l’articolo e come dichiara il direttore del DECS al giornale, in Ticino vi sarebbe una scarsità di docenti. Da cui la proposta della testata: andare in Ticino.

Questa la dichiarazione del direttore del DECS “A giugno si sono presentati troppi pochi candidati ai concorsi, insufficienti per ricoprire i posti lasciati liberi dai pensionamenti”. Dichiarazione che da quanto risulta la testata strumentalizza a piacimento. Il pezzo ha infatti come titolo: “In Ticino mancano tanti maestri « Pochi i candidati ai nostri concorsi »”.

Il giornale conclude dimostrando appunto le sue intenzioni: “Una scarsità di personale che proprio non riguarda il nostro bel paese, trovare una cattedra qui (Como) per molti resta un sogno irraggiungibile. Per arrivare a Lugano al contrario basta un’ora di macchina”.

Ora, come si è già detto da più parti, la scuola pubblica, proprio perché pubblica e pagata dalla collettività locale, dovrebbe cercare di avvalersi nel limite del possibile solo di docenti ticinesi. Non c’è nessuna forma di razzismo nei confronti dei frontalieri, ma in questo caso perché si tratta del settore pubblico e perché i ticinesi non sembrano mancare, prima dovrebbe venire chi in Ticino ci vive.  Purtroppo il numero di docenti frontalieri è andato aumentando negli ultimi anni ed al DFA gli stessi frontalieri non mancano: e su questo tema si è già a lungo dibattuto. Basti ricordare ad esempio che dal 1995 al 2008 il numero di docenti frontalieri nella scuola pubblica è passato da 16 a 92 unità, con negli anni vari docenti spariti dal conteggio perché nel frattempo diventati domiciliati (…almeno vivono e spendono qui).

In passato, dal DECS si ricordano purtroppo alcune uscite sul tema. Ad esempio si pensi alla ormai famosa uscita dell’ex capo divisione Diego Erba, il quale si sentì di dire al quotidiano “La Regione” che i docenti frontalieri sarebbero più flessibili di quelli locali (“Gli insegnanti frontalieri sarebbero più preparati dei colleghi ticinesi; preparati, flessibili, maggiormente disposti al sacrificio: Diego Erba Dixit.” Il Quotidiano RSI del 14.03.2012).

Si rammenta infine che il Gran Consiglio alcuni mesi fa ha accolto praticamente all’unanimità (un’astensione) una iniziativa parlamentare mia e del collega Agustoni con la quale è stata pretesa la conoscenza del territorio per i docenti di scuola pubblica.

È quindi con un certo rammarico che si vedono queste strumentalizzazioni da parte della stampa di oltre confine, sfruttando pure le autorità ticinesi. A fronte di tutto ciò, chiedo al lod. CdS:

  1. Come giudica il lod. CdS questo articolo vergognoso e le proposte in esso contenute?
  2. Questa scarsità di docenti numericamente a quanto ammonta per i prossimi anni?
  3. Facilitare ed incentivare maggiormente l’accesso alla professione di docente per i ticinesi non potrebbe essere una soluzione?

 on. Michele Guerra