Vernissage Kerouac benedizione Padre Unal xyDa sinistra: Jean Olaniszyn, operatore culturale, co-curatore del Centro culturale Il Rivellino LDV; Dino Sciolli, ambasciatore; On. Marco Borradori, Sindaco di Lugano; Prof. Carlo Pedretti, direttore dell’Armand Hammer Center for Leonardo studies di Los Angeles, considerato il maggior esperto vivente di Leonardo da Vinci; Nikolai Borodachev, direttore generale dell’Archivio Statale del cinema russo, Gosfilmofond (dietro si intravvede la traduttrice); Padre Abramo Unal, guida spirituale della comunitàSiro-Aramaica del canton Ticino; Avv. Arminio Sciolli, co-curatore del Centro culturale Il Rivellino LDV; Martin Kunz, operatore culturale, direttore New York Kunsthalle.



È una realtà culturale che esiste da poco, da soli quattro anni. Ma hanno già fatto cose importanti, e ancor più ne faranno: sono laboriosi come castori. Sopra le loro teste, nume tutelare, aleggia un nome immenso: il divino Leonardo. Ai lettori di Ticinolive parla oggi Jean Olaniszyn, uno dei motori del Centro (l’altro essendo Arminio Sciolli).

Un’intervista del professor Francesco De Maria.

Francesco De Maria   Incominciamo dall’inizio: che cos’è un rivellino?

Jean Olaniszyn   Il “rivellino”, o “revellino”, era nelle antiche fortificazioni un’ opera aggiunta, staccata, che aveva lo scopo di aumentare maggiormente la capacità di difesa della struttura originale, creando un maggior ostacolo all’ attaccante.

Di rivellini ce n’è (immagino) tanti. Mi descriva il suo rivellino.

JO   Il “rivellino” del castello di Locarno, uno dei pochi resti di carattere militare della rocca per gran parte demolita dai confederati nel 1532, è un baluardo con un vertice puntato a nord; due facce a 90°; un fianco sul lato est a 45° rispetto alla faccia relativa. Le mura, alte circa 10 metri, sono inclinate per i 9/10 della scarpa, verticali nella parte più alta dove è il parapetto, con un cordone fra le due sezioni. Quattro cannoniere si aprono in casamatta, due nella faccia nord, due nella faccia est: tre sono visibili dall’esterno. Dall’esterno il blocco appare di pianta quadrangolare irregolare, con tre lati volti all’aggressore, il quarto contiguo al castello medievale. I materiali costruttivi sono ciottoli grezzi, sicuramente del fiume Maggia, per le mura, e pietre modellate con cura per cordone e saliente.

Si accede ora al “rivellino” dalla cannoniera nord trasformata in portale. La manica nord di galleria, ora tappata, doveva condurre in modo diretto entro il castello, mentre una torre antica è inglobata al centro del corpo del baluardo. Le gallerie sono voltate a botte e la volta è senz’altro originale poiché in corrispondenza di ogni troniera si apre lo sfiato per i fumi da polvere pirica che sbocca perpendicolare nel terrazzo a cielo aperto sul terrapieno.

Il suo è speciale perché lo ha progettato Leonardo. E se uno non ci crede? Quali studiosi forniscono una garanzia “leonardesca”?

JO   Leonardo da Vinci ha vissuto per circa 25 anni in Lombardia “in terra sforzesca”, lasciando tracce che riemergono grazie al continuo studio dei suoi codici.

Il maestro, che Luigi XII, in un documento di Milano del 26 luglio 1507, definisce “nostre chier et bien ame Leonard Dauincy notre paintre et ingenieur ordinaire”, lascia nel Codice Atlantico un disegno per una fortezza, dove si nota un ampio “rivellino” acutangolo. Lo si suppone pensato per qualche località montana, forse sita verso il confine svizzero, dove potevano giungere i nuovi pericoli per il dominio francese della Lombardia, quindi Locarno.

Il castello Visconteo di Locarno situato sul Lago Maggiore, fu demolito nel 1532 per ordine dei XII Cantoni sovrani della Confederazione elvetica, che avevano preso la rocca nel 1513. Tra le pochissime costruzioni militari non abbattute dell’antico edificio, c’è il  “nostro” Rivellino, di forma pentagonale.

L’ ipotesi Leonardo a Locarno non è solo suggestiva, ma concreta, soprattutto dopo le ricerche del prof. Marino Viganò, studioso di storia militare dell’ Università di Padova. Le ricerche di Viganò, finanziate dalla famiglia Sciolli proprietaria dei ¾ del Rivellino, sono state pubblicate nel Bollettino della Società storica locarnese (n. 10, Locarno 2007): “Per i 500 anni del «rivellino». Indizi su Leonardo al castello di Locarno (1507)”.

Marino Viganò ha successivamente pubblicato “Leonardo a Locarno. Documenti per una attribuzione del ‘rivellino’ del castello 1507” (Edizioni Casagrande, Bellinzona 2009). Questa indagine riccamente documentata, presentata da un leonardista di fama mondiale quale Pietro C. Marani, fa emergere diversi elementi legati alla datazione, alla committenza, al progetto del baluardo, il quale fu innalzato nell’ estate del 1507 (Viganò individua con precisione la data del 17 luglio) durante i giorni di Luigi XII, re di Francia e duca di Milano (1499-1513); committente si è rivelato Charles II d’ Amboise, signore di Chaumont e governatore della Lombardia.

Lo storico zurighese Johann Rudolf Rahn notò già alla fine dell’ Ottocento: “Questa costruzione ricorda un disegno fatto da Leonardo da Vinci in un manoscritto conservato dalla Bibliothèque de l’Institut”. Il prof. Virgilio Gilardoni riportò più volte questa citazione del Rahn nelle sue ricerche riguardanti gli “Inventari delle cose d’arte e d’antichità del Canton Ticino”, pubblicati anche sul “Bollettino della Società storica locarnese” da lui diretta.

E per Marino Viganò i documenti inducono a credere che questa intuizione sia assai verosimile: il “rivellino” di Locarno risulta quindi essere il solo edificio leonardesco rimasto integro al mondo.

La tesi di Marino Viganò sono sostenute anche dal prof. Carlo Pedretti, massimo esperto di Leonardo, il quale ha confermato gli studi sin qui condotti da Viganò. Il prof. Pedretti, direttore del “The Armand Hammer Center for Leonardo Studies” di Los Angeles, ha parlato di vera e propria svolta negli studi dedicati al genio italiano:”Se mi chiedete di valutare, in percentuale, la probabilità che il rivellino di Locarno sia figlio del genio di Leonardo, gli indizi raccolti nelle accurate ricerche di Marino Viganò mi spingono a dire di sì al 95 per cento”. Ma il professor Carlo Pedretti, si è spinto oltre: “Qui a Locarno mi sento un po’ profeta: sono assolutamente sicuro che troveremo quel pezzo di carta, quella prova documentaria, anche piccola, che dimostrerà che Leonardo è stato a Locarno e che ci permetterà dunque di attribuire definitivamente a Leonardo da Vinci il manufatto del Castello Visconteo”.

Ancora Pedretti, facendo allusione alla sua “profezia” dichiara: “Abbiamo davanti a noi la prospettiva di uno straordinario recupero archeologico, perciò io sono qui non tanto a rispondere a domande, ma a porne: quale è la tabella di marcia? Occorre mostrare al mondo intero questo eccezionale manufatto. Inoltre, essendo uno dei rari studi architettonici tradotti nella pratica da Leonardo e giunti fino a noi, sono persuaso che quest’opera possa ambire al riconoscimento dell’UNESCO come patrimonio mondiale dell’umanità”.

In un recente incontro a Locarno il Prof. Pedretti ci ha confidato di aver trovato nuove notizie che confermerebbero l’attribuzione del Rivellino a Leonardo Da Vinci. Attendiamo ovviamente con grande interesse la pubblicazione di questi nuovi documenti.

Rivell corte

Parliamo ora dell’associazione culturale “Il Rivellino”.  Chi l’ha fatta nascere? Quali sono i suoi scopi? Quali, sino ad oggi, le sue attività? Quale il successo più brillante?

JO   Il Centro culturale Il Rivellino LDV di Locarno nasce nell’estate del 2009 su iniziativa dell’avv. Arminio Sciolli, bibliofilo e persona di cultura, figlio dell’ambasciatore Dino Sciolli, la cui famiglia è proprietaria dell’immobile che comprende una casa di appartamenti e il vernacolare con tre piani espositivi e dei ¾ del bastione cinquecentesco del castello Visconteo. La famiglia Sciolli ha t ra l’altro, come già menzionato, finanziato le prime ricerche sul “rivellino” del prof. Marino Viganò. Da subito Arminio Sciolli e il fratello arch. Paolo Sciolli mi hanno coinvolto nella conduzione dell’attività culturale del Rivellino. Unendo le nostre forze, capacità e conoscenze, siamo riusciti a creare un polo culturale di eccellenza con un richiamo internazionale per il Canton Ticino.

Grazie al nostro lavoro di ricerca e di promozione culturale, i ticinesi hanno “finalmente” scoperto la struttura leonardesca fino a quel momento sconosciuta ai più, anche, bisogna pur dirlo, dimenticata dall’ente pubblico. Mi sento di affermare, essendo parte in causa nelle due “vicende”, che la riscoperta del Rivellino di Locarno è simile a quanto successo per Hermann Hesse a Montagnola, difatti anche in questo  caso, fino alla creazione del museo fondato dal sottoscritto, pochi ticinesi sapevano che il poeta-pittore, Premio Nobel, aveva vissuto e scritto i libri fra i più letti al mondo nel Canton Ticino, sulla Collina d’Oro.

Le attività che si svolgono negli spazi espositivi del Centro culturale e nel bastione sono molteplici: esposizioni, conferenze, presentazione di libri, teatro, musica, cinema. Ogni anno, durante il periodo del Film festival di Locarno presentiamo delle mostre, con relativo catalogo, di artisti di fama mondiale; nel 2009 Bob Wilson, nel 2010 Peter Greenaway, nel 2011 Mario Dondero con la mostra sul Nouveau Roman, nel 2012 Oksana Mas  con anche la partecipazione al padiglione dell’Ucraina alla Biennale di Venezia (padiglione più visitato con oltre 300.000 visitatori) per il quale ho prodotto anche il catalogo, e nel 2013 la più importante mostra mai presentata al mondo dell’opera pittorica di Jack Kerouac.

Difficile dire quale sia il successo più brillante. Tutte le nostre attività hanno avuto riscontri positivi, sia in termini di critica che di visitatori. Peter Greenaway, per esempio, in due mesi ha portato a Locarno oltre diecimila visitatori. In totale nelle quattro importanti manifestazioni annuali presentate finora al Rivellino, ossia Wilson, Greenaway, Dondero, Mas, abbiamo portato a Locarno oltre 40.000 visitatori. Pensiamo che la mostra di Kerouac supererà tutte le altre, sia in termini di visitatori che di riscontro mediatico internazionale.

Oltre alle attività citate, il Centro culturale Il Rivellino LDV di Locarno ospita nella sua struttura le Edizioni ELR, le Edizioni Mimesis, l’Istituto di Storia e Filosofia del Pensiero Contemporaneo – ISPEC diretto dal prof. Davide Rossi, l’Archivio Ivan Bianchi (1811-1893), pioniere della fotografia in Russia, l’Archivio del fondatore del Museo Hermann Hesse di Montagnola e da quest’anno una sede di Gosfilmofond, l’archivio statale del cinema russo, che vorrebbe finanziare il Palacinema, o altre attività legate al Festival del Film di Locarno con un investimento iniziale di 6 milioni di franchi proposto dal direttore generale di Gosfilmofond, Nikolai Borodachev, per creare anche una loro sede permanente a Locarno, ciò che arricchirebbe la regione di una importante istituzione culturale riconosciuta internazionalmente. Gosfilmofond è l’archivio del cinema più importante al mondo con quasi 70.000 film archiviati, fra i quali 10 film svizzeri sconosciuti alla cineteca svizzera.

Con le nostre attività e conoscenze formiamo una rete di contatti che creano interessi culturali a livello mondiale, oltre a generare un importante indotto economico per la regione, ciò che riteniamo sia particolarmente apprezzato dalla società degli albergatori e dall’ente turistico.

Ricevete sussidi da enti pubblici?

JO   Non riceviamo nessun contributo da enti pubblici. Tutte le nostre attività sono finanziate da chi ci lavora e da sponsor privati.  Ovviamente questa mancanza di sensibilità dell’ente pubblico nei nostri confronti, soprattutto da parte della città di Locarno, limita le nostre proposte culturali, le quali oltretutto “costano” un decimo, se non addirittura la centesima parte di certi budget che circolano in Ticino, vedi LAC di Lugano,  per altre iniziative  culturali che oltretutto non hanno l’impatto internazionale delle nostre manifestazioni.

L’associazione intrattiene contatti con l’estero? (Mi sembra che sussista un legame  privilegiato con la Russia, Mosca, San Pietroburgo…)

JO   Sicuramente il Centro culturale Il Rivellino LDV di Locarno ha più contatti con l’estero che non con la regione. Questo è dovuto, non solo alla eclatante latitanza degli enti comunali e cantonali preposti al sostegno della cultura sul territorio, in primis il DECS, ma anche per il curriculum dei curatori. Difatti, sia Arminio Sciolli che il sottoscritto abbiamo operato molto all’estero, in particolare in Russia, dove abbiamo intrecciato relazioni ad alto livello non solo nell’ambito culturale, ciò che ci permette di portare in Ticino personaggi importanti.

Personalmente mi piace ricordare il poeta russo Evgenj Evtuschenko (che ho portato per la prima volta in Svizzera); il Presidente dell’Accademia di Belle arti dell’URSS, Tair Salakov (attualmente vice-presidente dell’Accademia di Belle arti di Russia); la direttrice del Museo di letteratura di Mosca, responsabile di tutti i musei letterari russi, Natalia Schachalova; la vice-direttrice del Museo Navale Militare Statale Russo di San Pietroburgo, Marina Malevinskaja: questo museo conserva oltre cento milioni di documenti e tra l’altro, quando lo visitai molti anni fa, fui uno dei pochi stranieri a poterlo liberamente consultare. Con tutte queste personalità (ma anche con altri) ho stipulato importanti convenzioni di collaborazione anche per la pubblicazione di libri e cataloghi.

Grazie alla mia attività per la promozione della cultura russa, in particolare nell’ambito della scoperta (unitamente al compianto archivista Mario Redaelli) del primo fotografo della città sulla Neva, il ticinese Ivan Bianchi (1811-1893), sono stato nominato membro dell’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo.

Rivell in 4Patrizia Pesenti, Jean Olanszyn, il prof. Gilberto Isella (amico e collega di tanti anni, fdm), Marco Borradori

Quali piani avete per l’immediato futuro?

JO   Dopo la mostra su Kerouac valuteremo delle opzioni di collaborazione a livello internazionale che ci hanno proposto e che potrebbero stravolgere l’attività futura del Rivellino. Ma di questo ne parleremo eventualmente in altra occasione.

Per quest’anno abbiamo in programma, in autunno, una mostra di un artista cinese di fama internazionale  che esporrà nel bastione cinquecentesco una sua grande opera ispirata all’Ultima cena di Leonardo.

Con la Cina stiamo tra l’altro allacciando diversi contatti in vari ambiti gestiti in particolare da Paolo Sciolli il quale si reca regolarmente in Cina per intrecciare nuovi rapporti. Da Shenzhen sono arrivati degli imprenditori per visionare il Rivellino nell’ottica di costruirne un clone. Personalmente, con l’amico produttore Alex Chung (vincitore del Pardo d’Oro al Film Festival di Locarno del 2010 con il film del regista Li Hongqi), sto collaborando con diversi enti pubblici e privati cinesi nell’ambito editoriale e cinematografico – attualmente ho in stampa in Cina un libro di poesie di Hermann Hesse in tedesco e cinese – e sto partecipando alla promozione, sia in Cina che a Taiwan, il recente film girato in Valle Onsernone  “Halb so wild” del regista Jeshua Dreyfus, e pianificando, sempre con Chung, una “Settimana del cinema cinese” da programmare a Locarno o Lugano.

Con la Cina ho dei trascorsi culturali importanti. Qualche anno fa ho collaborato con Monsignor Fumagalli della Biblioteca Ambrosiana di Milano per la stesura del catalogo della mostra “Milano verso la Cina” allestita alla Biblioteca nazionale italiana (Braidense) di Milano; catalogo che ho pubblicato con le mie Edizioni ELR. Questa mostra lo quindi proposta al direttore della Biblioteca cantonale di Lugano, Gerardo Rigozzi, il quale ha successivamente organizzato la manifestazione “L’Occidente verso la Cina”, con una mostra curata da Luca Saltini (assistente scientifico alla BCLu). Anche in questo caso ho collaborato alla stesura del catalogo che ho pubblicato, con la consulenza di Antonio Ria, con le mie Edizioni ELR che hanno attualmente sede al Rivellino LDV di Locarno.

Nelle attività del Centro culturale all’estero cito in particolare l’invito che abbiamo avuto l’onore di ricevere dall’Ufficio del Presidente della Russia per organizzare la mostra, con catalogo, delle prime fotografie di San Pietroburgo,  eseguite dal fotografo Ivan Bianchi, nel Palazzo Costantino a Strelna (San Pietroburgo) in occasione del Summit G20 in programma il prossimo mese di settembre.

Ancora nell’ambito editoriale voglio ricordare la collaborazione con istituzioni russe per la stampa in anastatica del “Codice Norov” , l’unico manoscritto di Giordano Bruno conosciuto al mondo e conservato presso la Biblioteca nazionale russa di Mosca. Questo progetto è nato dalla sinergia tra il sottoscritto, le edizioni ELR, le edizioni “Les Belles Lettres” di Parigi, il prof. Nuccio Ordine, gli artisti Luca Congedo e Luca Barbieri.

Come valuta nel complesso la qualità della vita culturale locarnese, attorno a quello che è di gran lunga l’evento dominante?

JO   Non c’è dubbio che il Film festival di Locarno è la manifestazione più importante del Canton Ticino. Però l’anno è composto da 365 giorni e quindi catalizzare tutto l’interesse nella sola decina di giorni del Festival del film non è sufficiente. Per questo l’arrivo a Locarno di Gosfilmofond – con gli importanti investimenti proposti nelle strutture cinematografiche in fase di realizzazione a Locarno e un progetto di programmazione annuale con manifestazioni collaterali a livello internazionale – sarebbe auspicabile.

Le proposte culturali del locarnese sono comunque numerose e variegate nel corso dell’anno e personalmente valuto la qualità della vita culturale di alto livello. A Locarno, oltre al Film festival e alle attività del Centro culturale Il Rivellino LDV riconosciuti internazionalmente, ci sono eventi come Moon & Star, le importanti mostre organizzate dai servizi culturali della città dirette dal prof. Riccardo Carazzetti, allestite a Casorella e Casa Rusca dove recentemente ho visitato assieme all’amico Vittorio Sgarbi, la bellissima mostra dedicata a Varlin, curata dallo stesso Carazzetti ed egregiamente allestita da Marco Gurtner.

Ad Ascona, oltre all’attività espositiva del Museo civico che conserva pure la prestigiosa collezione delle opere di Marianne von Werefkin, ci sono il Jazz festival, le Settimane musicali (evento nato nel 1946), le manifestazioni culturali proposte dal Centro Monte Verità, gli incontri Eranos a Moscia. A Brissago, oltre alle rinomate isole, il Museo Leoncavallo con il “Festival Leoncavallo” organizzato annualmente e diretto dal tenore brissaghese Ottavio Palmieri. Anche l’attività culturale proposta nelle valli del locarnese è molto interessante, basti pensare all’Open Air di Palagnedra, al Film Festival Centovalli di Intragna, al Vallemaggia Magic Blues.

In Valle Onsernone c’è il museo di Loco che organizza mostre tematiche molto interessanti dedicate ai personaggi importanti che hanno scelto come rifugio questa bellissima regione che personalmente reputo la valle più bella del Ticino, con, al termine del lungo percorso  – dopo Comologno con il rinomato  Palazzo della Barca che ha ospitato famosi personaggi, e Spruga, ultimo villaggio  – gli storici Bagni di Craveggia (che si trovano già su territorio italiano) con l’acqua calda che sgorga dal sottosuolo.

Personalmente avrei dei suggerimenti per migliorare la qualità dell’offerta culturale locarnese in relazione alla Russia. Si dovrebbe per esempio valorizzare meglio la memoria storica di certi personaggi illustri russi vissuti nel locarnese purtroppo dimenticati e cito su tutti il  pittore, fotografo, tipografo, architetto, El Lissitzky, esponente dell’avanguardia russa, ma anche la baronessa Antoinette de Saint Léger, di origine russa, proprietaria dal 1885 al 1927 delle isole di Brissago.

Altri suggerimenti sono per il Comune di Ronco s/Ascona, che, senza entrare nel delicato capitolo di Casa Tabor dove vissero Erich Maria Remarque e Paulette Goddard, potrebbe creare una sala espositiva per valorizzare l’opera del pittore Antonio Ciseri ( tra l’altro al Rivellino è conservato un interessante epistolario che potrebbe essere prestato).

Le aggregazioni nel Locarnese sembrano di difficile realizzazione. Lei verso quale soluzione punterebbe?

JO   Situazione complicata perché ci sono dei “feudi” come Muralto che oppongono resistenza ad una aggregazione che personalmente ritengo sia quasi inevitabile per creare una regione forte, non in contrapposizione a Lugano come la vedono taluni, ma complementare, creando sinergie che sarebbero utili a tutto il cantone Ticino. Poi c’è la “frontiera” naturale del fiume Maggia che divide le due sponde e questo fatto ancorché “naturale”, non è da sottovalutare. Più che la popolazione, forse sono i politici che siedono in alcuni Comuni che non riescono a “digerire” un aggregazione che sicuramente porterebbe grandi vantaggi.

La seconda parte dell’intervista sarà pubblicata domani, giovedì 29 agosto.

Rivell J+ScArminio Sciolli e Jean Olaniszyn