Pubblichiamo con piacere questo energico articolo del consigliere nazionale PPD Marco Romano. Sulla tesi centrale egli ci trova consenziente: gli iniziativisti puntano in realtà all’abolizione dell’esercito. Questo non è che l’astuto primo passo.


L’iniziativa popolare che propone di eliminare l’obbligo di prestare servizio militare, in votazione popolare il prossimo 22 settembre, rappresenta il classico pugno diretto e abilmente piazzato nel ventre. L’avversario si piega, si blocca incapace di frapporre resistenza e con un successivo facile colpo cade irrimediabilmente a terra.

Il Gruppo per una Svizzera senza esercito, promotore dell’iniziativa, ha un obiettivo chiaro, esplicitato nel nome medesimo dell’organizzazione. Senza remore e alternative, vuole una Svizzera senza esercito. Lo scopo dell’iniziativa non è dunque quello di partecipare alla discussione sull’evoluzione (logica!) dell’esercito e sull’adattamento del servizio alle mutate condizioni della società Svizzera e internazionale. Eliminando l’obbligo di servizio, i promotori dell’iniziativa vogliono mandare in crisi tutto il sistema, rendendo in seguito più facile il raggiungimento dell’obiettivo primario: azzerarlo! Un abile e furbesco colpo al ventre che spiana la strada al colpo finale, conquista di un’utopia pacifista e pericolosa.

L’iniziativa non presenta un’alternativa praticabile e finanziabile all’attuale organizzazione. L’idea di un esercito composto unicamente da soldati volontari è una pura illusione, facile da vendere, impossibile da concretizzare. L’odierno sistema va costantemente migliorato e adattato al contesto generale. Penso alla conciliabilità tra studi e scuola reclute, così come tra lavoro e corsi di ripetizione. Si devono e si possono migliorare le condizioni quadro, adattare gli impieghi ed utilizzare le risorse in maniera più efficace ed efficiente. Tutto è perfettibile, ci mancherebbe, anche l’esercito e in questo senso la discussione è aperta.

Riguardo alle problematiche citate, l’iniziativa non propone tuttavia soluzioni. Il rischio concreto è un sensibile – irrimediabile! – peggioramento della situazione, con un esercito incapace di trovare le risorse umane e finanziarie sufficienti a garantire gli impieghi primari. Fondamentali, perché la Svizzera, come ogni altro Paese, ha bisogno di un esercito. Non esiste solo la guerra, utopicamente negata dai movimenti pacifisti, l’esercito, nella Svizzera moderna, è indispensabile per innumerevoli impieghi di sicurezza, di sostegno e di protezione della popolazione e della natura. Servizi al cittadino e al Paese che nessun’altra organizzazione può garantire come l’esercito.

L’unica reale alternativa, sottaciuta dagli iniziativisti, è un esercito professionista. Pericoloso e inopportuno. Una tale organizzazione è irrispettosa del sistema di milizia elvetico, molto più costosa, incapace di garantire la moltitudine di servizi oggi prestati e soprattutto inutile, perché in ogni occasione o troppo piccola o troppo grande.

L’iniziativa popolare del Gruppo per una Svizzera senza esercito va respinta con forza. Non facciamoci trarre in inganno.

Marco Romano