Lettera al Corriere ripubblicata con il consenso dell’Autore


Come cittadino sono veramente molto perplesso di fronte alla presa di posizione di Manuele Bertoli** in coda al Festival del film di Locarno (CdT del 20 agosto). Ritengo che la libertà difesa a spada tratta dal consigliere di Stato sia stata versata a torrenti, a fiumi, a cateratte sul nostro cantone, da molti anni a questa parte: in poche parole un diluvio. La censura in questo campo non esiste, messi a tacere sono piuttosto coloro che invocano un minimo di ritegno.

Mi domando peraltro se, viste le premesse, la stessa libertà di programmazione non sia sul punto di essere riconosciuta, per avventura, anche agli istituti scolastici. Con un esempio: se a un docente venisse l’uzzolo di difendere un terrorista e la cosiddetta lotta armata, che direbbe il capo del DECS?* Ma non voglio essere così perfido nelle supposizioni (con ogni probabilità temerarie). Mi riferisco quindi doverosamente solo al mondo della scuola in quanto tale, alle cittadelle grandi e piccole in cui la didattica è fatta essenzialmente di premurose cure rivolte ai giovani e alla loro preparazione.

Penso alle molte istanze di serietà della scuola, al suo compito di formare umanamente e intellettualmente, in campi in cui la faziosità politica e il libertinaggio presenti altrove non dovrebbero proprio avere spazio. A tutti quei problemi che mi sono sforzato di illustrare molte volte (recentemente il 4 maggio e il 19 luglio, sempre sul CdT). Tali scritti non hanno mai avuto dall’on. Bertoli lo straccio del benché minimo interessamento, quantunque mi riferissi chiaramente al suo alto compito, che è soprattutto occuparsi di pubblica educazione, di quel settore insomma in cui la sensibilità etica dovrebbe essere elevatissima.

Speriamo che almeno nell’imminenza della ripresa scolastica egli avverta il fastidio che sta montando inesorabile in questo cantone per troppe indecenze e derive politiche, e si renda conto della necessità di agire sull’unico punto decisivo per rimediare: migliorare la scuola, di cui si è detto a ripetizione che è «specchio della società», non comprendendo però ipocritamente che la verità vera sta nell’opposto, «la società specchio della scuola», ossia tale quale la pedagogia sa costruirla con solide fondamenta e una buona formazione delle nuove generazioni.La crisi di oggi dovrebbe pur insegnare qualcosa in merito. Detto questo, non rimane che esprimere un augurio per il prossimo anno scolastico. Cordialmente, a tutti.

Franco Cavallero, Lugano

* neretto della Red
** che abbiamo ripreso, benché ne giudicassimo il contenuto debolissimo (ancorché politicamente corretto)