Cinque anni dopo il crack del colosso bancario americano Lehman Brothers, non solo la crisi non è finita, ma “stavolta è anche peggio”.

A dirlo è William White, ex responsabile economista della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) e attuale presidente della divisione di revisione e sviluppo economico dell’Ocse.
White sottolinea il fallimento dello sforzo di utilizzare una guidance sui tassi per il futuro, per garantire che i tassi a lungo termine rimangano bassi utilizzando solo il mezzo della retorica : “Ci sono limiti su quanto efficiente la comunicazione possa essere nel guidare i mercati. E questi limiti sono diventati tutti visibili”.

La situazione attuale, sottolinea White, appare molto simile a quella del 2007, se non peggio.
Il vero problema risiede nella caccia ai rendimenti, che sta portando gli investitori a puntare in massa su strumenti ad alto rischio, un fenomeno che ricorda l’esuberanza precedente alla crisi finanziaria globale (e che dunque rischia di creare nuove bolle).
E tutto ciò accade mentre la Federal Reserve si prepara a ridurre la quantità di stimoli monetari finora assicurata all’azionario globale, iniziando a drenare la liquidità di dollari dai mercati.

“Tutti gli squilibri del passato esistono ancora. Nei paesi avanzati i livelli dei debiti pubblici e privati rapportati al Pil sono superiori del 30% rispetto a quanto lo fossero ai tempi di Lehman Brothers e in più abbiamo il nuovo problema della bolla dei mercati emergenti – ha detto White.

In definitiva nessuno sa quanto i costi di finanziamento globali saliranno con la Federal Reserve che inizierà a staccare la spina, o con quale disordine l’intero processo si presenterà.
Il consiglio è quello di evitare la tentazione di credere che il mercato rimarrà liquido in condizioni di stress, dunque evitare l’illusione della liquidità.

(Wall Street Italia.com)