Su “Libero” leggo regolarmente la rubrica “Posta prioritaria” di Mario Giordano. Il 10 settembre un lettore gli ha scritto rampognando Obama, penoso nelle spiegazioni fornite per giustificare l’attacco-lampo da lui deciso, annunciato e finora ringoiato. Un Obama al soldo della lobby delle armi. E sarebbe ora che qualcuno dica agli USA che nessuno li ha nominati poliziotti del mondo: se vogliono la guerra, se la facciano in casa.

Risponde e commenta Giordano: “Non sono d’accordo con i suoi toni, caro lettore. L’imbecillità americana è quella che ci ha salvati nella seconda guerra mondiale, è quella che ci ha permesso una vita democratica per 50 anni di guerra fredda, quella che ci ha difeso dalla volontà egemonica dei comunisti. E non sono d’accordo con i suoi toni perché quando sono stato al cimitero americano in Normandia mi sono commosso a leggere il nome di quei contadini dello Iowa, soldati semplici del Kentucky, ragazzi del Texas che sono morti per permettere a noi di crescere senza obbligo di iscriversi alla gioventù hitleriana o bolscevica. L’America rimane il baluardo della libertà e di chi ama i valori fondamentali della nostra civiltà”.

In Normandia non sono mai stato, ma ho girato in lungo e in largo, in moto e a più riprese, la Fiandra, in particolare la regione compresa fra Ypres e Dunkerque. Ypres è celebre per essere stata la località dove, nel 1915 si è fatto uso per la prima volta di armi chimiche, da parte dei tedeschi, con un gas che ha ricevuto il nome di iprite proprio perché usato a Ypres. Nella regione ci sono numerosi cimiteri militari americani. Sono tutti situati su dolci pendii di piccole colline, con le stesse lapidi bianche, disposte in file che si restringono man mano che si sale. Nelle prime file sono tutti soldati semplici, l9-20 anni. Poi vengono le file dei caporali, 20-21 anni, poi i sergenti, i tenenti, i capitani, e così via, su su fino a qualche raro generale alla sommità del cimitero che è anche la sommità della collina. Sono state, per me, visite commoventi, che facevano male al cuore perché obbligavano a pensare all’infinita malvagità della razza umana, che distrugge i suoi figli, ma anche alla sua grandezza, quando sacrifica i suoi figli per difendere i soli valori che permettono la convivenza in pace e libertà. Nessuno ha il diritto di non dire grazie agli americani per quel che hanno fatto pagando per noi.

Giordano continua ricordando l’attacco alle torri, quando tutti ci sentimmo americani, era come se gli estremisti musulmani avessero colpito ognuno di noi, e sentimmo “la rabbia e l’orgoglio”, come scrisse Oriana Fallaci. E rinuncia ad evocare altri motivi di disaccordo con il lettore, ci sarebbe di che scrivere un libro. Ma poi viene una frase: “Eppure, nella sostanza, non riesco a darle torto. E a essere sincero, pure a me il comportamento del premio Nobel della Pace in questa circostanza è sembrato penoso. Le ragioni di questa guerra non le ho ancora capite, ma sono sicuro che se fanno questa guerra non è per salvare i bambini siriani dai gas chimici. Anzi, il modo in cui usano quelle piccole vittime per giustificare le loro scelte violente è piuttosto cinico. Diciamola tutta: fa schifo”. Fine della citazione.

Io, modestamente, le ragioni di questa guerra, che avevo anche prevista, credo di averle capite da un pezzo. E do totalmente ragione al lettore, che ho lasciato anonimo, di Mario Giordano, auspicando che i governi americani ritrovino una ragionevolezza all’altezza dei loro grandi meriti del passato ma la smettano, adesso e in futuro, di disseminare morte e distruzione dove buon gli sembra. Da un secolo in qua in fatto di vittime innocenti sono al quarto rango, dopo il Comunismo, il Nazismo e i Khmer rossi in ordine decrescente. Spero che si fermeranno prima di sorpassare nella classifica il funesto e nefando Pol Pot.

Gianfranco Soldati