Il Consiglio degli Stati ha detto no all’iniziativa UDC contro l’immigrazione di massa. All’unisono, il Consiglio federale e il Parlamento raccomandano di votare contro.
Seguendo il Nazionale, il Consiglio degli Stati ha respinto il testo con 34 voti contro 6
.

Il testo punta a reintrodurre una quota annua massima all’immigrazione e dei contingenti per i permessi di soggiorno in Svizzera. Questi limiti verrebbero applicati anche ai frontalieri e ai richiedenti l’asilo.

Per la maggioranza questa iniziativa è una spada di Damocle, in quanto è contraria all’accordo di libera circolazione con l’Unione europea.
E’ illusorio pensare che si potrà rinegoziare il trattato, hanno insistito diversi senatori. Si dovrà denunciare l’accordo entro tre anni e, a causa della clausola-ghigliottina, crollerà l’intero edificio bilaterale.

In difesa della sua causa, l’UDC ha potuto contare sul sostegno dell’indipendente Thomas Minder. L’immigrazione incontrollata preoccupa i cittadini, ha detto Minder, dipingendo con enfasi un quadro quasi apocalittico : gli immigrati affluiscono in massa, la popolazione è di oltre otto milioni di abitanti, il traffico continua ad aumentare, ogni secondo viene asfaltato un metro quadrato di terreno, di fronte all’aumento degli affitti gli svizzeri devono abbandonare le città, il numero di scolari è in aumento, così come quello dei disoccupati. Un disoccupato su due è straniero.

A sostegno di Minder si è espresso il deputato Peter Föhn (UDC/SZ): “La situazione economica attualmente è ancora buona, ma cosa accadrà in caso di una recessione? Dobbiamo restare padroni in casa nostra.”

Questi argomenti sono stati smontati dagli altri senatori. Dal 2002 la libera circolazione delle persone ha portato alla Svizzera più vantaggi economici che inconvenienti.
La Svizzera ha un buon livello di vita perchè è un’economia aperta, ha commentato Raphaël Comte (PLR/NE).

Un ritorno ai contingenti provocherebbe un aumento intollerabile del carico amministrativo per le imprese e l’amministrazione. Un simile sistema non permette di pilotare l’immigrazione, che dipende innanzitutto dalla salute economica del paese, ha detto Robert Cramer (Verdi/GE).

Un ritorno alla situazione degli anni 1970 penalizzerebbe l’economia perchè i contingenti sono troppo rigidi.
Con un limite di 30’000 persone l’anno, ad esempio, si risponde solo alla domanda dell’agricoltura e del settore alberghiero, ha sottolineato Hans Stöckli (PS/BE).

Quale autorità sarebbe chiamata a decidere? Se la decisione sarà di competenza del Parlamento, ogni lobby vorrebbe prevalere, inoltre i contingenti causerebbero una situazione precaria che impedirebbe una buona interazione degli stranieri.

Perchè integrare i richiedenti l’asilo? hanno chiesto diversi oratori. “La crisi siriana non ha nulla a che vedere con gli interessi economici della Svizzera – ha detto Raphaël Comte.
A suo dire, quel che disturba i promotori dell’iniziativa sono gli stranieri, poco importa che siano integrati o meno.

(Le Matin.ch)