NWO: Neue Welt Ordnung, o, vista la moda imperante di adoperare termini inglesi anche se non compresi, New World Order: in italiano, ma noi non abbiamo diritto all’acronimo di moda, Nuovo Ordine Mondiale, un banale NOM che nessun intellettuale (o intellettualoide) si sognerebbe mai di adoperare quando scrive in italiano.

Il concetto teorico si è sviluppato subito dopo la prima guerra mondiale nell’”entourage” di Woodrow Wilson, presidente USA, che fallì però nel tentativo di creare un’organizzazione internazionale dotata di un “diritto dei popoli” messo nero su bianco. Si creò invece una convenzione di nazioni, la Società delle Nazioni, che risultò efficace negli anni attorno al 1930 nel risolvere forti attriti tra stati, in particolare quello tra Giappone e Cina a proposito di Manciuria, ma si perse poi nei meandri della realtà finendo miseramente per successivi abbandoni degli stati membri nel corso della seconda guerra mondiale. Il Ticino può vantarsi di aver avuto in Giuseppe Motta un politico autorevole che in questa organizzazione ebbe influenza internazionale mai raggiunta da altri nostri concittadini nel passato e quasi certamente anche nel futuro.

Il concetto di NWO non fu però abbandonato: un unico governo mondiale, retto in pratica da uomini della razza bianca “superiore” (non la razza bianca in quanto tale, ma quella componente della razza bianca che da sempre si è distinta per le superiori qualità intellettuali e brama di predominio, con quel minimo di rappresentanti gialli o neri richiesti da un minimo di correttezza politica). È, e non poteva essere diversamente, il vero progetto politico dell’ONU, che, con tare incredibili (avevano messo Gheddafi a presiedere la commissione dei diritti dell’Uomo; 5 stati hanno un diritto di veto che può bloccare e blocca qualsiasi decisione del Consiglio di Sicurezza), era e rimane il solo organismo con qualche potere planetario, in grado (forse, ho qualche dubbio di cui dirò) di finalmente realizzare, dopo un secolo di faticoso cammino in quella direzione, la “GLOBAL GOVERNANCE”.

George H.W. Bush, padre di quello che portò la guerra in Irak, presidente dal 1989 al 1993, pronunciò davanti al Congresso, l’11 settembre (decisamente, una data fatidica: bisognerà, sempre nel quadro della “global governance”, eliminare quello stupido 2 novembre che sa di cattolico, per sostituirlo con questa data) 1990, un discorso che rimarrà nella storia come sola sua opera degna di ricordo. Disse testualmente: “Abbiamo dinnanzi a noi la possibilità, per noi stessi e per la generazione futura, di creare un Nuovo Ordine Mondiale. Un Ordine nel quale un’ONU credibile potrà realizzare il suo ruolo di custode della pace per realizzare la promessa e la visione dei suoi fondatori”.

Già il presidente Woodrow Wilson (1856-1924) aveva espresso lo stesso auspicio, ma ingenuamente aveva dichiarato che, naturalmente, la global governance era concepibile solo sotto la guida degli Stati Uniti (cosa che pensava e pensa ancora Bush padre, anche se non lo ha detto). Anche gli sforzi nella stessa direzione di Franklin D. Roosevelt non dettero risultati tangibili, annullati dallo scoppio della seconda guerra mondiale.

In un editoriale del “Financial Times” dell’8.12.2008 Gideon Rachman rapporta l’agenda per un governo mondiale dittatoriale: global governance è un eufemismo per “governo mondiale antidemocratico”. Prevede che l’introduzione di questa forma di governo si farà prima di quanto si pensi. E ha, a mio modesto parere, ragione: l’Europa, sempre più in stato di vassallaggio, ha già un governo di questo tipo, con fidatissimi sudditi USA (in maggioranza uomini con precedenti in casa Goldman Sachs) nella sala dei bottoni.

Il 2.4.13 i G20 (ministri delle finanze dei 20 stati membri si sono incontrati a Londra, con rappresentanti dell’ FMI (fondo monetario internazionale, cui la Svizzera versa decine di miliardi, più o meno ricorrenti) e della BRI (banca dei regolamenti internazionali, con sede a Basilea, in teoria la suprema potestà bancaria). Nel discorso programmatico introduttivo Gordon Brown, vassallo USA come sono purtroppo diventati tutti gli uomini di governo inglesi nel dopo Churchill, che era un uomo fiero e libero, è stato chiaro. Nel 1990, un anno dopo la caduta del muro di Berlino, un nuovo ordine mondiale, con la fine della guerra fredda, ha sostituito quello precedente, durato 200 anni. Meravigliandosi dell’incredibile velocità con cui la “globalizzazione” viene portata avanti, disse che ci si sta rendendo conto che la stessa non è sostenuta dalla forza militare, ma da quella economica.

I G20 si trovarono concordi su 3 argomenti: 1. Nuove regole del mercato finanziario, 2. La messa a disposizione di mezzi finanziari giganteschi (in realtà dollari e euro fasulli, stampati secondo le convenienze. Moneta falsa!) per gli istituti finanziari centrali sul piano globale. 3. Una lista nera delle cosiddette oasi fiscali (un’idiozia totale, perché gli averi sottratti al fisco saranno anche decine o centinaia di miliardi, per di più da parte di cittadini di stati che non sono in grado di far applicare le loro leggi fiscali, ma di fronte “ai mezzi finanziari ingenti” messi a disposizione sono pur sempre quisquiglie, bazzecole, spudorati tentativi di deviare l’attenzione da problemi reali).

Adesso, a Littuno sono arrivati, finalmente, i funghi, alla cui presenza anche la “globale governance” dilegua e trascolora. Ma fuori, da più di un’ora, un bellissimo scoiattolo, di colore bruno scuro, quelli che noi chiamiamo “cuse”, distinguendoli dagli scoiattoli rosso-arancio, corre instancabile su e giù a ramassar noci, che non raccolgo proprio per lasciarle a queste gentili (non è vero, lo scoiattolo può essere molto aggressivo, ma è ugualmente simpatico) bestiole. Erano 3 anni che non ne vedevo uno. Non oso uscir di casa per non disturbarlo. Quando avrà finito il suo raccolto potrò uscire per i miei funghi. Tutto va per il meglio!

Riprendero però “immantinente” il discorso.

Gianfranco Soldati, presidente onorario UDC