Stamani abbiamo trovato sul blog di Ticinolive questo duro, intenso, sterminato post, scritto dall’amico Paolo Camillo Minotti. Abbiamo pensato – vista l’eccezionalità e l’interesse del contributo – di riproporlo, tale e quale, come articolo.

Formulo due osservazioni:
— gli USA saranno anche un “gigante morente” ma proprio per questo tutti possiamo/dobbiamo temerne qualche brutale colpo di coda
— per un cattolico è molto difficile criticare il Papa, perché la sua bianca figura incute rispetto. Ma io stesso mi domando: quando Sua Santità esclama “Vergogna!” debbo io vergognarmi dei poveri morti annegati al largo di Lampedusa? Io rispondo NO. Questa facile e demagogica colpevolizzazione dell’Europa susciterà certo un facile applauso ma ciò non significa che sia sensata e fondata. (fdm)


Sempre “leggibile” e interessante il discorso del dottor Soldati… Però, mi viene in mente, di primo acchito, una obiezione al suo discorso sulla potenza sovrannazionale (leggi: in realtà: statunitense) e naturalmente occulta e perfida…

L’obiezione è questa: ma caro dottore, si tranquillizzi pure se la (stra)potenza USA le causa inguaribile sofferenza, tanto la potenza USA è agli sgoccioli, come si è penosamente osservato in questi ultimi mesi negli avvenimenti del Vicino Oriente! La diplomazia americana ha fatto tante di quelle gaffes e ha incassato tante di quelle sconfitte politiche, anche e soprattutto per una debolezza interna e per la natura amletica di Sua Nientità il presidente Barack Obama, che c’è da chiedersi come mai di ciò non si siano ancora accorti e non abbiano ancora tentato di approfittarne tutti i nemici degli Stati Uniti d’America e dell’Occidente!

Tanto per fare qualche accenno: Obama ha tuonato che sarebbe intervenuto contro Assad in Siria, ma poi ha fatto maldestramente “macchina indietro” (e deve ancora ringraziare Putin che gli ha offerto il destro, con la mediazione del suo ministro degli esteri, di salvare la faccia, ma non la credibilità….); una ritirata così ignominiosa e una sconfitta così evidente della politica USA bisogna riandare agli anni ’70 o agli anni ’80 per trovarne una uguale: la fuga dal Vietnam del Sud nel 1975 o l’inerzia del presidente Carter di fronte all’occupazione dell’ambasciata americana a Teheran nel 1979-’80 oppure ancora la ritirata ignominiosa – con la coda tra le gambe – dal Libano nel 1984 (e sì che a quel momento c’era al timone l’ “energico” Reagan, ma le cose vanno dette come stanno….e, tra l’altro, è proprio da quel momento che il governo degli Assad in Siria esercita uno strapotere regionale odioso e senza limiti; gli Occidentali abbandonarono al loro destino i tradizionali alleati cristiani libanesi, lasciandoli alla merce’ dei siriani e dei palestinesi hezbollah e bande varie, dando la priorità al consolidamento degli affari economici con le monarchie del Golfo petrolifero…..).

E che dire del declino USA nell’area asiatica del Pacifico? Proprio sull’ultimo numero della “Weltwoche” il notista di politica internazionale Hansrudolf Kamer sotto il titolo “China wächst, Russland schrumpft”, mette in evidenza che nel recente vertice APEC dei Paesi del Pacifico a Giacarta (Indonesia) gli USA forse per la prima volta sono diventati una presenza marginale, già per il fatto che il presidente Obama era vistosamente assente, occupato in casa a sventare – mercanteggiando con il Congresso – il fallimento dello Stato americano!

La “Weltwoche” riporta una foto che illustra plasticamente questa marginalità: il rappresentante americano (il buon segretario di Stato John Kerry) vi è ritratto  all’inizio della seconda fila a destra; mentre il presidente cinese e Putin sono in prima fila e al centro, ciò che illustra l’influenza crescente di Pechino. Influenza che peraltro non si limita all’area del Pacifico: chi legge le cronache sa cosa sta avvenendo in parecchi paesi africani: l’influenza cinese fa impallidire il ricordo delle pagine più bieche del colonialismo e forse anche del neocolonialismo occidentali! (“E intant nüm a pàgum”, potrebbe dire il Nano Bignasca di turno: ovvero: l’Africa è squassata e, ma guarda un po’, tocca all’Europa farsi carico degli Africani in fuga!)

Già, il dottor Soldati non ha mai sentito parlare della potenza emergente della Cina? Potenza per ora principalmente economica, è vero, ma quale potenza! Laddove va detto che la potenza economica è spesso la pre-condizione della supremazia pure politica; la Storia, a tal riguardo, insegna!

Lungi da me voler suscitare spauracchi, per carità. Vedo le cose da un osservatorio distaccato, perché effettivamente la politica dei Paesi occidentali (e in primis quella americana) ha talmente deluso – ma la parola esatta che si dovrebbe usare  è: ha talmente schifato – per le sue incoerenze, la sua superficialità e ignoranza della storia dei popoli, la sua avventatezza alternata alla pusillanimità (a proposito di pusillanimità un esempio da manuale è stato l’abbandono dell’amico e alleato Mubarak da parte di Obama!), che è difficile ormai difendere con convinzione la causa della politica americana…..

Eppure, questo declino a me – differentemente dal dottor Soldati – causa tristezza  e malinconia. Temo che fare sarcasmi contro la potenza e l’arroganza americane, sia come irridere un morente, se non proprio irridere una salma…….La tristezza e la malinconia va al di là degli aspetti politici immediati: siamo forse a un momento di svolta epocale, di declino epocale dell’Occidente, dopo 5 secoli di leadership spirituale-culturale-scientifica-tecnica-politico-militare e dopo parecchi decenni di decadenza strisciante, di decolonizzazioni e di dimissione, di ignavia e di universalismo senza più rivendicazione di una leadership culturale (di “Leitkultur”), di autoflagellazione per il passato coloniale e di imbelle buonismo. La decadenza dell’Occidente è confermata dalla demografia; voglio dire dalle curve demografiche raffrontate dei Paesi occidentali da un lato e da quelli del resto del mondo (Cina, America latina, mondo islamico e Maghreb, Africa) dall’altra.

Questo spettacolo è penoso, insopportabile: come assistere alla marcescenza di un   cadavere. Insopportabile è il conformismo “politically correct” dei nostri massmedia, intrisi di un terzomondismo stupido e offensivo dei fatti storici. Penose certe lettere ai giornali che si debbono leggere (del tipo: “gli sbarchi a Lampedusa sono il logico risultato dello sfruttamento coloniale dell’Africa”), che fanno dubitare dell’intelligenza dei nostri consimili ma che sono forse anche il frutto di quanto si è seminato e lasciato seminare nella scuola (dove l’indottrinamento terzomondista semplicistico – oppure semplicemente il vuoto e l’ignoranza – hanno sostituito geografia e storia).

Ma l’esempio viene purtroppo dall’alto: quando Papa Francesco va a Lampedusa a proclamare dinnanzi al mondo, praticamente, che dobbiamo accoglierli tutti in Europa e ci colpevolizza accusandoci non solo per i morti annegati nel Meditarraneo ma attribuendo all’Europa e all’Occidente tutti i mali dell’Africa e del Terzo Mondo, ebbeh…..è come se i cappellani sul fronte del Carso o sulla Somme avessero esortato a deporre i fucili difronte al fratello Tedesco  e esortato a lasciarlo avanzare…

Il Papa, si sa, viene dall’Argentina, uno dei paesi più scassati, corrotti e mal gestiti del mondo (o almeno del mondo di “souche” europea e perciò quel degrado fa più male); un paese privo di civismo e senso dello Stato, vittima della demagogia peronista e della prevalenza anarchica degli interessi privati. Un Paese “da schifo” e così forse il Papa argentino vuol fare diventare la nostra povera Europa. L’Italia, davanti alle pietose (nel senso che fanno pietà, non che inducono alla pietà) esternazioni papali e catto-pretesche, ormai sta calando definitivamente le brache: addio al reato di immigrazione clandestina, addio al filtro (sia pure blando) all’entrata incontrollata di “oves et boves” alle frontiere, addio al quadro di ordine e di identità rassicuranti dei nostri paesi. Stiamo per essere sommersi a causa dell’incapacità criminale e della deficienza mentale di una intera classe politica e di una intera “élite” culturale.

Scusate se ho fatto una divagazione sul tema (di indubbia attualità) degli sbarchi africani in Sicilia. Torniamo al discorso di Soldati e concludo facendogli una domanda (una domanda che già feci un giorno, e restò senza risposta, al povero G. Montù: quale alternativa indica egli al presunto – in realtà: decadente se non morente – dominio americano? Oppure quale sarebbe la sua alternativa per una diversa politica americana o dei Paesi europei? Quali valori e quali progetti politici egli proporrebbe? Lo chiedo senza polemica, per cercare di capire, perchè non mi pare che delle alternative o dei progetti emergano dalla sua prosa… Ma, alla fin fine, occorrerebbe che ognuno di noi postulasse una sua “linea”; non basta criticare infatti quella attuata finora dalla invisa grande potenza. Non basta fare dei bei sarcasmi con lingua elegante e forbita. Mi fermo qui, perché non voglio fare processi alle intenzioni.

Per terminare voglio esprimere la mia impressione: la mia impressione è che viviamo già in una prima fase di un’epoca post-americana. Mi spiego: ho citato sopra le penose défaillances della politica americana nel Vicino Oriente e altrove: ma forse, se ben guardiamo, gli USA non sono più padroni della propria politica, o non hanno più una propria politica internazionale ben definita, fatta di ideali e di interessi ben precisi, indubbiamente arrogante e sicura di sè ma dotata di una forza di persuasione notevolissima (il tanto decantato “soft power”).

Per esempio in Siria: la politica di sostegno ai ribelli anti-Assad non era e non è tanto la politica di Obama, quanto quella degli emiri del Golfo e del governo di Ankara, e Obama vi si era accodato per tenerseli buoni. Se la politica americana fosse stata quella di rovesciare il clan Assad (o perlomeno di contenerne l’arroganza), come detto l’avrebbe dovuta concretizzare sin dal 1984, non cedendo in modo ignominioso, e poi via via nei decenni successivi.Poi – come visto – egli si è tirato indietro, su pressioni di Putin, della Cina (che detiene il debito americano…) e dell’Iran; in un certo senso, si potrebbe dire che Obama non ha più obiettivi propri in Vicino Oriente, ma ondeggia tra gli obiettivi di Riad e quelli di Mosca, si colloca in posizione mediana tra Ankara e Teheran, tra l’Islam sciita e quello sunnita.

Se gli USA avessero voluto favorire un ricambio della leadership a Damasco, avrebbero potuto favorirlo negli scorsi anni, appoggiando gruppi più compatibili con le vedute occidentali e non….andando a rimorchio e lasciando che lo facessero i sauditi e i loro compari, i quali hanno foraggiato coi loro soldi imparzialmente ogni gruppo islamico fondamentalista. Una ricetta che abbiamo già visto quali risultati ha dato in Afganistan.

L’unico risultato di questa guerra (come di tante guerre dei passati decenni e dei passati secoli) è che peggiorerà la situazione di vita dei popoli esistente all’inizio della guerra. (E forse che potrebbe causare esiti oggi imprevedibili, come la Storia talvolta mostra). Ma certe combriccole di potere sono mosse dal cinismo e se ne fregano del benessere dei popoli; ad Assad e agli ayatollah sciiti di Teheran, non meno che agli sceicchi di Riad e ai loro manutengoli di rito sunnita, non gliene frega proprio niente della vita dei popoli della regione – del bravo popolo musulmano – , né tanto meno dei diritti dell’uomo o della libertà.

Fin qui penso che con Soldati ci troviamo sostanzialmente d’accordo. Però le guerre hanno spesso (anche se non sempre) parecchie concause, parecchi padri, salvo in alcuni casi di conquistatori devastanti o di folli guerrafondai (come per es. Hitler, il Re Sole, Attila, Tamerlano, ecc.) dove la volontà e l’inizio della guerra è abbastanza chiaramente attribuibile a una sola parte.

Così, nel caso della guerra civile siriana, non penso assolutamente che il regista occulto sia il governo degli Stati Uniti o i governi occidentali, come alcuni commentatori (compreso il dottor Soldati, vedasi due articoli sul Corriere del Ticino di alcuni mesi fa) more solito vorrebbero dare a intendere! Vi sono nel Vicino e nel Medio Oriente sufficienti cause endogene, che bastano e avanzano per spiegare questa guerra: l’arroganza del potere degli Assad (e la loro paura, et pour cause, di finire male in caso di vittoria dei loro avversari!); la sudditanza degli Assad nei confronti degli ayatollah di Teheran (dai quali sono foraggiati e in combutta coi quali hanno messo a soqquadro il Libano, tramite gli Hezbollah loro comuni alleati) dei quali in un certo senso sono divenuti prigionieri (come i principi cattolici e protestanti tedeschi nella guerra dei 30 anni erano prigionieri dei loro sponsors: rispettivamente la Spagna e gli Asburgo da un lato, Richelieu, gli Olandesi, il re di Svezia ecc. dall’altro lato, che li aizzavano a continuare a scannarsi); inoltre la ricchezza di Riad e dei Paesi del Golfo (che detengono parti importanti dell’economia americana e europea e che figuriamoci se non possono permettersi di finanziare i ribelli sunniti anti-Assad); e infine forse anche qualche zampino esterno di lobby di venditori di armi interessate a smerciarne in abbondanza (questo vale sicuramente tanto per certe corporations europee e americane quanto anche per Putin, pure interessato a smerciare al suo fidato cliente Assad uno dei pochi prodotti ex-sovietici abbastanza efficaci e funzionanti: le armi (fucili Kalashnikov, mitragliatrici, carri armati, ecc.).

Il blogger Paolo Camillo Minotti