Sabato 26 ottobre 2013, Bellinzona
Performance amatoriale (solo in caso di bel tempo)


Il prossimo 25 ottobre saranno 75 anni dalla scomparsa di Alfonsina Storni. Poeta nata a Sala Capriasca il 22 maggio 1892 e morta tra i flutti del Mar del Plata (Argentina) la mattina del 25 ottobre 1938, dopo aver spedito al quotidiano La Nación, la sua ultima poesia “Voy a dormir”. Considerata una delle/degli esponenti della poesia sudamericana, è stata ricordata in Ticino con pubblicazioni e eventi nel corso di questi decenni.

Ventenne, sola e con un figlio illegittimo, saprà far fronte alle pressioni di una società perbenista che la vedrà, pur fra mille difficoltà, protagonista della scena letteraria bonaerense nonché eccellente maestra e madre attenta.

Alfonsina nella Buenos Aires machista dei primi decenni del ‘900 è poeta di lotta, di sentimenti che non soccombono alla morale dell’epoca e di un eros che si radica nel suo corpo di donna. Solo un cancro al seno metterà fine alla sua tenacia. Ma non sarà la malattia a sconfiggerla, con il suicidio interpreterà un ultimo atto che la vede ancora una volta protagonista delle sue decisioni.

Quest’anno in Ticino diverse sue appassionate lettrici presteranno la propria voce alle poesie di Alfonsina, in una cornice particolare quale è l’ambiente del mercato del sabato di Bellinzona.

26 ottobre 2013

BELLINZONA, Piazza Nosetto
Dalle 11.00 alle 12.00

Una performance amatoriale per portare la poesia della Storni fuori dai teatri e dalle sale conferenze, per mettere alla prova i suoi lettori e le sue lettrici. Sarà anche l’occasione per far sentire alcuni suoi brani inediti (tradotti da Marinella Luraschi Conforti).


Pina Allegrini nell’introduzione di “Ultratelefono” (Noubs, 1997) traccia quest’immagine di Alfonsina Storni.

In pochi altri poeti, come in Alfonsina, è davvero difficile separare la vicenda autobiografica dalla poesia, perché l’immediatezza e l’urgenza della vita, le ferite e le cicatrici delle lotte esistenziali sono il tessuto connettivo, l’asse portante di tutto il suo discorso poetico. Dietro ogni poesia di Alfonsina c’è una realtà ben precisa, dietro ogni poesia c’è il negativo fotografico delle emozioni che l’hanno ispirata. Alfonsina registra dal vivo, dal vivo si mette a nudo e, come ogni vero artista, non ha inibizioni o sciocche censure imputabili al perbenismo imperante.

L’unica arte che non conosce è quella del compromesso, nemmeno con se stessa. Questa è la forza della sua poesia. Questo è il nucleo vitale della sua azione “politica” e sociale. Questo è il motivo più vero per cui ogni lettrice si è riconosciuta e continua a riconoscersi nelle sue tematiche. Quella personalissima ed avventurosa vicenda esistenziale, che costituisce la filigrana inossidabile di tutta la sua scrittura, sembra riassumere in sé e rispecchiare l’autobiografia di tutte le donne.

Un’autobiografia fatta di lotte, piccole e grandi, di confronti-scontri con un universo “altro”, di sensazioni vissute sulla propria pelle, di ferite scavate dal profondo. Alfonsina parla di sé nelle sue poesie, ma parlando di sé parla anche delle altre donne. E lo fa in un momento storico in cui la figura della donna non è favorita né dalla società, né dalle circostanze.

alfonsina-storni



Voy a dormir

Dientes de flores, cofia de rocío,

manos de hierbas, tú, nodriza fina,

tenme prestas las sábanas terrosas

y el edredón de musgos escardados.

Voy a dormir, nodriza mía, acuéstame.

Ponme una lámpara a la cabecera;

una constelación; la que te guste;

todas son buenas, bájala un poquito.

Déjame sola: oyes romper los brotes…

te acuna un pie celeste desde arriba

y un pájaro te traza unos compases

para que olvides…Gracias. Ah, un encargo:

si él llama nuevamente por teléfono

le dices que no insista, que he salido.

 

Vado a dormire

Chiodi di fiori, copricapi di rugiada,

e mani nell’erba. Tu, dolce in latte

tienimi pronte le lenzuola terree

e la coperta di muschi cardati.

Vado a dormire, mia nutrice, coricami.

Mettimi una luce al saldo del letto:

una costellazione, quella che più ti aggrada;

va bene ognuna se abbassi un po’ il chiarore.

Lasciami sola: ascolta, si dischiudono i germogli…

un dolce passo celeste mi cullerà dall’alto

portato da un passero che traccerà la via

perché dimentichi ogni ravviso. Grazie.

Ecco un incarico: se di nuovo chiama lui

digli che non insista, io già sono uscita…