La tragicommedia del Lumino’s
Luci rosse in politica

Siamo in clima di sinistre radical-socialiste che protestano, insorgono e manifestano, traboccando di sacrosante ripulsione e ripugnanza contro il linguaggio “mattinesco”, incuranti del ridicolo di cui si coprono con il loro ostinato e complice silenzio nei confronti dello stesso linguaggio quando viene usato da sinistra.

Su “La Regione”, un editoriale a firma Matteo Caratti, tema l’immane, disastrosa tragicommedia del “Lumino’s” che sta scuotendo il Ticino al punto di far tremare la Svizzera tutta. Un editoriale di inaudita acrimonia, atrabiliare, trasudante volontà di distruggere il bersaglio. Subito il pensiero va all’ iniqua (lo ripeto per l’ennesima volta: scrivo iniqua ma penso ignobile) campagna antimasoniana, con tutta una serie di accuse che, in carenza di validi argomenti contro il bersaglio, vennero rivolti alla sua famiglia.

Lo stesso giorno, il consigliere di stato preso di mira chiede il congedo per gravi motivi di salute.

Il giorno seguente, altro editoriale, con la stessa firma: in presenza di gravi motivi di salute il “giornalista” è disposto, bontà sua, a “smussare i toni”, e effettivamente li smorza.

3 o 4 giorni dopo, l’inopinata, incredibilmente rapida dipartita del bersaglio.

Nuovo editoriale: lodi e ammissioni a profusione, e già che ci siamo accomuniamo nel riconoscimento delle alte qualità politiche anche il “grande capo”, anche lui inopinatamente scomparso pochi mesi fa. De mortuis nihil nisi bonum.

Il più grande scandalo ticinese cui abbia assistito nella mia lunga carriera politica è senza ombra di dubbio Asfaltopoli. In proposito non ho ricordo, e chiedo sin d’ora venia se fosse per mia dimenticanza, di aver letto editoriali del suddetto direttore sul suddetto quotidiano. Un furto aggravato, un’associazione a delinquere costata, ho letto, 30 milioni di franchi ai contribuenti.

Nella “marachella” (sì, marachella: azione illecita ma perdonabile, in quanto denota piuttosto furbizia che cattiva inclinazione) era coinvolto il fior fiore del radicalume nostrano. L’azione era perdonabile, ed infatti fu perdonata, la furbizia non mancava e l’inclinazione non era certo cattiva ma piuttosto buona, come si conviene a radicali che fanno dell’etica il motore della propria azione politica, in evidente contrasto con l’immoralità congenita degli uomini di destra. Ma restava l’illiceità (situazione di contrasto con la norma giuridica), tale da dover obbligatoriamente scatenare l’ira funesta del Catone unilaterale e nostrano. Invece no: imbarazz, tremend imbarazz, ma citus mutus!!

Dai Matteo, cerca di fare il bravo: smussa, smorza e poi smussa ancora. Ne guadagnerai in credibilità.


I partiti storici sono stati indeboliti dalle critiche?
Allora li rafforzeremo lodandoli! (fdm)

Fulvio Pelli, sempre nell’intervista di Francesco De Maria che ho già citato, riconosce che la mancata rielezione di Blocher fu un errore, che con l’UDC-SVP si può collaborare, cosa invece difficile con il PPD-CVP congenitamente ondivago. Lancia poi uno strale contro i critici dei partiti storici borghesi che a furia di criticare i propri partiti li hanno indeboliti quasi fino all’impotenza.

Quest’ultimo appunto non è accettabile. No, caro consigliere nazionale, i partiti borghesi sono stati indeboliti solo ed esclusivamente dalla propria dirigenza, che in nome di una correttezza politica inventata non so da chi  si sono dedicati anima e corpo ad una politica della fermezza nel cedimento nei confronti della sinistra. Politica che i loro elettori non volevano e non potevano digerire: conseguenza logica e prevedibilissima, da me inutilmente gridata per anni nei comitati, nelle direttive e nell’ufficio presidenziale del PPD, fu l’abbandono dei partiti e la crescita a primo partito svizzero di una UDC-SVP  vegetante fino allora a livelli di insignificanza.

Ma si consoli, Fulvio Pelli. Gli elettori persi dai due partiti borghesi storici e confluiti nell’area che non accetta  compromessi che sono in realtà cedimenti non sono scomparsi o dissolti nel nulla. Se si capirà, come dall’intervista di FDM mi sembra abbia capito l’intervistato, che avversario di liberali e democristiani  non sono i democentristi, ma la sinistra e i verdognoli (compresi quelli che abusivamente si proclamano verdi liberali), allora sarà possibile raddrizzare la rotta ad un Consiglio federale che naviga a vista tra Scilla (USA) e Cariddi (UE).

Gianfranco Soldati