Il summit europeo della scorsa settimana a Bruxelles si è concluso senza proposte concrete per far fronte al massiccio afflusso di migranti provenienti dall’Africa.

Tre settimane dopo il doppio naufragio che nel canale di Sicilia è costato la vita a oltre 400 africani, l’Europa fatica a trovare una risposta collettiva. Sia sui soccorsi, sia sull’afflusso di migranti.

Il summit europeo della scorsa settimana si è concluso senza rimedi concreti, né sui mezzi di sorveglianza da mobilitare, né sul dossier del diritto all’asilo.
“Abbiamo delle piste ma ancora nessuna politica – ha dichiarato un responsabile, mostrando con questa frase il fossato che si va scavando fra l’Europa mediterranea, in prima linea nel salvataggio dei migranti, e l’Europa del nord, che sostiene di essere la destinazione finale della maggior parte dei rifugiati.

Mentre a Bruxelles i 28 capi di Stato dibattevano, nella notte fra giovedì e venerdì la guardia costiera italiana, la marina e un cargo panamense hanno dovuto soccorrere quasi 700 rifugiati su sei imbarcazioni in difficoltà attorno a Lampedusa. A sottolineare l’urgenza della situazione, se mai ve ne fosse bisogno.

A Bruxelles i 28 hanno invocato i due principi dell’UE, solidarietà e condivisione dei compiti. Ma l’attuazione pratica dovrà aspettare almeno sino alla fine dell’anno, a causa della mancanza di mezzi marittimi e finanziari.
La rimessa in opera di un sistema d’asilo (e di rimpatrio forzato) dovrà aspettare l’estate prossima, dopo le elezioni europee di maggio.
“Nessuno ha voglia di estendere un dibattito anti-immigrati nel quale già sono invischiate l’estrema destra e i partiti populisti francesi, britannici e olandesi – ha dichiarato un partecipante al summit.

Malgrado la mancanza di azione, tutti guardano a Lampedusa. François Hollande descrive gli annegamenti di ottobre come “un dramma umano che purtroppo non sarà l’ultimo”.
Fra di loro, i dirigenti europei hanno anche evocato la Siria e il movimento verso ovest che prima dell’inverno va definendosi fra i due milioni di rifugiati dei campi profughi in Giordania, Libano e Turchia : “Dobbiamo agire con urgenza e anticipare – ha insistito Hollande.

Il premier italiano Enrico Letta ha parlato del summit come di una riunione che se non sarà seguita da azioni operative rimarrà insufficiente.
L’appuntamento è il 28 dicembre, quando i 28 dovranno redigere la lista delle necessità. Si dovranno rinforzare le pattuglie navali nel Mediterraneo, lavorare con i paesi d’origine e di transito, anche se il sostegno effettivo di Libia, Tunisia e Egitto è ben lontano dall’essere acquisito.

Sul diritto all’asilo François Hollande e Angela Merkel hanno sottolineato che non sarà il caso di rivedere il principio stabilito che rende il paese dello sbarco l’unico responsabile della sorte dei migranti, contrariamente a quanto chiedono regolarmente Italia, Grecia, Malta e Cipro.

(Le Figaro.fr)