Giovedì Spagna e Irlanda hanno annunciato l’intenzione di uscire dai rispettivi piani di aiuti stanziati da Unione europea e Fondo monetario internazionale.

“Le condizioni del mercato sono favorevoli e le finanze pubbliche del paese sono sotto controllo – ha dichiarato il ministro irlandese delle Finanze.

La Spagna intende uscire dal programma di aiuti il prossimo gennaio. L’aiuto fornito dal fondo di sostegno della Zona euro, il Meccanismo europeo di stabilità, “si è avverato efficace per trattare le fragilità del sistema finanziario spagnolo – ha indicato l’Eurogruppo in un comunicato.

Grazie a una politica fiscale attraente, le esportazioni dell’Irlanda hanno fatto un balzo in avanti già nel 2011. L’isola mostra una promettente potenziale crescita (2%) e paga tassi d’interesse accettabili (4%), segno della fiducia degli investitori.

Malgrado l’intenzione dell’Irlanda di fare a meno degli aiuti della troika, gli osservatori ritengono che per il paese sia comunque troppo presto per pensare di aver lasciato il peggio dietro le spalle : “La ripresa dell’Irlanda è quasi esclusivamente tirata dalle esportazioni verso gli Stati Uniti – precisa Ronan Blanc, gestore presso Quilvest Gestion – Se oltre Oceano l’attività rallentasse, come è probabile che accadrà, l’Irlanda crollerà di nuovo.”

A prima vista anche per la Spagna vi sarebbe motivo di ottimismo. Il governo di Madrid ha confermato che il paese è uscito dalla recessione nel terzo trimestre (+0,1%) e il costo del lavoro è calato, ridando agli spagnoli la loro competitività sui mercati internazionali.
In agosto le esportazioni sono aumentate del 3,8% su base annua e il deficit commerciale si è ridotto del 42,5%.

Si tratta però di dati che vanno relativizzati di molto, in quanto l’industria pesa solo il 12% del Pil e nel paese la disoccupazione si attesta a un preoccupante 25,98%. Il consumo, principale motore dell’economia della Spagna, non è pronto a ripartire.