Discorso del consigliere nazionale UDC al congresso di Ponte Tresa


Il congresso è l’occasione per una disamina di quanto è stato fatto e di quanto si intende fare nell’ambito del nostro partito. La struttura interna è per così dire stata snellita ciò che dovrebbe consentirci di agire e reagire in tempi più brevi alle sollecitazioni che la politica ci propone.

Ma questo non basta! Il presenzialismo nell’arena mediatica è diventato una componente della quale non si può più fare a meno. Il nostro impegno in questo ambito va rafforzato in vista delle ormai prossime elezioni cantonali e federali. Non ci possiamo permettere un ridimensionamento che intaccherebbe la nostra credibilità e la nostra indipendenza cantonale nei confronti del partito nazionale.

L’UDC Svizzera ha sempre guardato con una certa sufficienza la nostra sezione, e solo con dei risultati convincenti potremo mantenere la nostra autonomia e il nostro peso politico in seno al partito nazionale. Non dovremo pertanto lesinare gli sforzi per ottenere e mantenere il nostro ruolo di sezione Ticinese.

I nostri temi e le nostre prese di posizione vanno difesi e ribaditi con rinnovato vigore senza fare sconti a nessuno. Il profilo che l’UDC è riuscita a veicolare in Svizzera va salvaguardato, è la fonte dei nostri successi. Il Ticino ci segue su molte tematiche ma non ci premia alle elezioni politiche e il perché lo sappiamo, ma il raffronto/confronto con la Lega è sicuramente penalizzante. Auspico che i nostri rapporti di collaborazione vadano modulati a livello comunale, cantonale e federale tenendo conto delle rispettive ambizioni. Ma ciò non deve essere un alibi per astenerci dal perorare le nostre posizioni sia sui temi nazionali che cantonali. Ribadisco, più attivismo e più presenzialismo sono necessari se non indispensabili per arrivare ad Aprile 2015 con le carte in regola per ottenere un risultato degno e in linea con le aspettative dell’UDC nazionale.

Le tematiche e i problemi che assillano questo Cantone sono ben noti, la volontà nel risolverli molto meno. Ci troviamo confrontati con uno strapotere sindacale e burocratico che tarpa sistematicamente le ali ad una ripresa tanto attesa quanto evanescente. Per la sinistra le uniche aperture accettabili sono quelle delle frontiere, per tutto il resto un coro di NO! NO ad orari più liberi nel commercio, NO a salari differenziati, NO ad aperture domenicali, NO al segreto bancario, NO all’esercito, NO ai Globalisti… NO a tutto ciò che produce ricchezza!

In mezzo a tutto questo il PS cerca un nuovo segretario, disponibile ad orari flessibili e al lavoro festivo! Quel che si chiama coerenza…

La Svizzera deve rimanere un Paese libero e liberale! Sindacalisti e burocrati sono una spina nel fianco dello sviluppo del Paese, i loro diktat, senza per altro avere nessun imprimatur elettorale, non fanno altro che favorire l’invasione di personale straniero e di una mentalità europeista fallimentare. Fallimentare su tutti i fronti, economico, politico e democratico.

Le iniziative sostenute dai partiti di sinistra (1:12 e salari minimi) porterebbero il nostro Paese ad essere meno attrattivo per persone e imprese senza peraltro produrre assolutamente nulla di propositivo e utile al rilancio della nostra economia. Portando inoltre un rischio incalcolabile alle nostre assicurazioni sociali.

Vogliono imporci, iniziativa dopo iniziativa, il collaudato sistema della fallita Unione Sovietica trasformandoci nell’Unione delle Repubbliche Socialiste Svizzere. Non devono nemmeno cambiare la sigla che ha rovinato un intero continente. Il partenariato tra imprenditoria, sindacati e Governo è un volano indispensabile per la stabilità economica e sociale di un Paese. Ma l’evoluzione di questa triade è messa a dura prova dall’intransigenza del sindacalismo di sinistra che è sempre più distante e avulsa dalla realtà del nostro Cantone. UNIA in particolar modo si sta evolvendo come una setta, una sorta di “scientology” che antepone gli interessi del sindacato a quelli del Paese.

Le situazioni mutano, negli ultimi anni la crisi sta colpendo un po’ in tutti i settori chiave del nostro Cantone, finanza, turismo e artigianato. L’atteggiamento tenuto dal sindacalismo nostrano serve solo ad aggravare e limitare le possibilità di ripresa. La mancanza di elasticità e l’ostinazione dimostrata in più occasioni dai suoi rappresentanti non fanno altro che favorire la concorrenza estera. Ai compagni interessano più le quote di adesione dei frontalieri che i lavoratori ticinesi.
L’UDC deve opporsi ad ogni tentativo di consegnare il nostro amato Paese a questa deriva sinistra e statalista.

È nostro compito o ancora meglio è nostro dovere combattere democraticamente ogni tentativo di sovietizzazione della Svizzera. Il mio appello va dunque all’unità della nostra sezione per poter affrontare le prossime sfide elettorali con disciplina e fermezza!

W il nostro Paese! W la Svizzera!

Pierre Rusconi, consigliere nazionale, UDC