(fdm)  Non saremo noi a negare che qualche ragione l’UDC la possa avere. Ma questa spada tratta a difesa dei sussidi (è bene ricordare che 110.000 ticinesi ne usufruiscono, una situazione assurda) e conseguente comunella con socialisti e verdi – come si ammette verso la fine del pezzo, in una sorta di excusatio non petita – dà veramente un certo mal di pancia…


COMUNICATO

Nel corso della riunione della Direttiva cantonale, che ha avuto luogo ieri sera, 2 dicembre 2013, l’Unione Democratica di Centro ha deciso sostenere il referendum che si oppone al taglio dei sussidi di cassa malati votato dal Gran Consiglio la scorsa settimana.

Pur condividendo la necessità di una riforma strutturale, l’UDC contesta la tempistica, i modi e gli obiettivi del nuovo asse PLRT-PPD-Lega che, prima in Consiglio di Stato, poi in Gran Consiglio, ha saputo partorire un pasticcio dal quale nessuno trarrà giovamento.

Primo, è stata votata una riforma che va a colpire soprattutto i ceti sociali più deboli e più bisognosi.

Secondo, é necessario sottolineare che non è stata data la benché minima informazione ai cittadini, violando in tal modo un loro diritto, e li si è obbligati a prendere una decisione, quella di un eventuale cambio di cassa malati, in soli tre giorni.

Terzo, l’obiettivo di mettere a segno l’unica misura strutturale del preventivo che il Consiglio di Stato ha saputo mettere a punto, ha completamente mancato il bersaglio: invece di garantire nuove entrate correggendo il moltiplicatore comunale per il calcolo delle imposte alla fonte dei frontalieri, si è preferito colpire i ticinesi; andare ad attingere dove sarebbe stato logico avrebbe fruttato 20 milioni di franchi, ovvero sei milioni in più di quello che sarà possibile risparmiare col taglio ai sussidi per cittadini ticinesi.

Marco Chiesa ha proposto di posticipare la riforma di un anno, dando agli assicurati la possibilità di effettuare un’informazione di prossimità per cambiare eventualmente cassa malati, optando per modelli più convenienti. Tale proposta è stata bocciata, non lasciando all’UDC altra scelta che quella del referendum, peraltro già annunciato da PS e Verdi.

In questa battaglia a favore di tutti i ticinesi, la temporanea convergenza di modalità operative con PS e Verdi non significa che l’Unione Democratica di Centro metterà in secondo piano la necessità di agire sulle spese e non sulle entrate: l’obiettivo rimane quello del risanamento delle casse pubbliche e l’introduzione del freno alla spesa.

UDC Ticino