dal blog sergiosavoia.ch

Il pur interessante articolo del vulcanico Sergio ha, fatalmente, un punto debole: non si sogna di dire che cosa si possa/debba fare. Probabilmente (e come fargliene una colpa?) non lo sa nemmeno lui! (fdm)

Che parto, che doglie! Alla fine il Consiglio di stato ha scodellato la creatura e ieri ha presentato il famoso “Rapporto interdipartimentale” su frontalieri, padroncini e mercato del lavoro (quello che doveva essere pronto alla fine dell’estate). Non trattenete il fiato: non contiene rivelazioni sconvolgenti: la prima parte è un riassunto degli studi esistenti – molti li abbiamo citati e ricitati sul blog – e a dire il vero fornisce indicazioni meno dettagliate rispetto al Panorama statistico del mercato del lavoro, uscito qualche giorno fa. La seconda parte, invece, passa in rassegna le varie misure proposte da atti parlamentari o dall’amministrazione, ma il margine di manovra è molto ristretto se si vuol rispettare l’accordo di libera circolazione.

La vera novità del rapporto sta nel fatto che è stato inviato a tutti i deputati del Gran Consiglio, ai sindacati, alle associazioni di categoria (perlomeno quelle dell’edilizia), è stato presentato alla Seco, al consigliere federale Johann Schneider-Ammann e ai giornalisti.

Quindi, a partire da oggi, nessuno potrà più far finta di non sapere o sparare valutazioni a caso senza essere palesemente in malafede. Adesso è chiaro a tutti che il numero di frontalieri è cresciuto costantemente, indipendentemente dalla congiuntura, raddoppiando rispetto a prima dell’entrata in vigore della libera circolazione, che è aumentato in tutti i settori economici e in tutte le professioni (pagg. 13,14,15).

Quindi, da oggi in poi chiunque dica che “i frontalieri fanno solo i lavori che i ticinesi non vogliono fare” mente sapendo di mentire. Visto che in questi anni la disoccupazione ILO è raddoppiata (è aumentata anche la disoccupazione SECO malgrado siano stati ridotti i beneficiari nel 2011 con la nuova legge, pagg. 10 e 11), nessuno potrà più dire che “l’aumento dei frontalieri non si è fatto a discapito dei lavoratori residenti”.

E non potranno neppure farci credere che risolvendo la questione padroncini si risolvono tutti i problemi del mercato del lavoro ticinese perché il lavoro svolto dai “prestatori servizi indipendenti” nel 2012 rappresentava 354 posti di lavoro a tempo pieno (pag 16) mentre i frontalieri a tempo pieno e parziale sono più di 59’000. Nel settore delle costruzioni gli indipendenti sono pari all’11% del totale dei posti di lavoro. La percentuale di frontalieri rispetto al totale dei posti di lavoro nei settori secondiario e terziario invece supera il 30%, quindi l’apporto aggiuntivo di circa il 50%. In altre parole nei settori secondiario e terziario per ogni 100 addetti residenti a tempo pieno e parziale ne giungono altri 50 da oltre frontiera, per riprendere le esatte parole del rapporto (pag 18). Devo aggiungere qualcosa? Fate un po’!

Giusto quindi lottare contro l’invasione di notificati prima che la situazione precipiti ulteriormente, ma non limitiamoci a quello. (Ci fa tanto piacere sapere che il Consiglio di Stato per dare un’idea dell’impatto effettivo dei lavoratori d’oltre frontiera li paragoni al numero di addetti e non agli occupati ) Non si potrà nemmeno più puntare l’indice accusatorio contro i comuni cittadini perché la maggior parte del lavoro notificato viene svolto da personale assunto dalle imprese. E ancora mancano dati precisi su chi assume i distaccati e padroncini (pag 18) perché non è per nulla scontato che siano i privati.

Soprattutto non sarà più possibile sostenere che le misure di accompagnamento attuali bastano, che possiamo contare sulla responsabilità degli imprenditori o che la libera circolazione ci ha portato solo benessere perché il risultato adesso è sotto gli occhi di tutti.

Insomma, l’unica cosa veramente buona di questo rapporto è che, finalmente, il tempo delle balle è finito.

Sergio Savoia