Sono le vittime collaterali dei sussulti che sconvolgono il loro paese. Passando dalle rivoluzioni ai colpi di forza dei militari, negli ultimi tre anni le minoranze religiose in Egitto hanno sofferto di un ritorno della violenza : chiese copte attaccate, sciiti linciati, discriminazione verbale nei confronti degli ebrei.

La nuova Costituzione, che un comitato di 50 persone sta ancora elaborando e che a breve verrà sottoposta a referendum, promette maggiori diritti a queste minoranze.

Secondo Mohamed Salmawy, portavoce del governo, “sarà la Costituzione più liberale della nostra storia”.
In Egitto, paese a maggioranza musulmana, l’Islam come religione di Stato era stata introdotta nel 1923. Anni dopo, nella Costituzione del 1971 la Sharia, la legge islamica, era stata imposta come fonte principale del diritto.
Nel 2012 l’elezione del presidente dei Fratelli musulmani Mohamed Morsi aveva frantumato qualsiasi speranza di cambiamento. Anzi, la prima Costituzione post-rivoluzionaria, elaborata da un’Assemblea dominata dagli islamisti, aveva rinforzato il ruolo dell’Islam sunnita nella società.
Un esempio : l’articolo 219, che stipula che le diverse dottrine sunnite sono fonte d’interpretazione per la Sharia, esclude sistematicamente gli sciiti e marginalizza tutte le altre minoranze.
“Questo articolo è stato tolto dalla nuova Costituzione – rassicura Mohamed Salmawy.

La nuova Costituzione è stata arricchita con nuovi articoli, come “il divieto di creare partiti politici sulla base della religione” e “il divieto di esercitare qualsiasi forma di discriminazione” con il pretesto della razza o della religione.
Per contro, altre clausole controverse come il ruolo dell’istituzione religiosa al-Azhar continuano a far discutere.
Le minoranze deplorano che la menzione del Cristianesimo e del Giudaismo sia mantenuta invece di un più generico “non musulmani”, che preferiscono.
Il fatto è che nel “comitato dei 50” si deve tener conto della presenza di diversi islamisti, fra cui un membro del partito salafista Nour e tre rappresentanti di al-Azhar. Non considerare la loro opinione potrebbe portare a disordini nelle strade, dove le minoranze verrebbero sicuramente prese di mira.

“Temo che i diritti delle minoranze vengano sacrificati sull’altare dei compromessi fra liberali e islamisti – commenta l’attivista copta Mina Thabet.
Un timore condiviso da altre comunità : “Non penso che in Egitto la comunità ebraica potrà mai avere un suo rabbino – dice Magda Haroun, rappresentante degli ebrei egiziani.
Per quanto riguarda i bahaï, la cui religione deriva dall’islam, “in mancanza di carte d’identità sono continuamente privati di accesso agli ospedali e all’università – osserva Mady Soleiman, coordinatore della Coalizione delle minoranze. La prova che in Egitto il cammino verso una maggior libertà religiosa è ancora lungo e difficile.

(Le Monde.fr)