La galleria Artrust, inaugurata a Melano due mesi or sono, è il regno di Patrizia Cattaneo Moresi. Essa trova spazio nell’ampia sede dell’azienda di famiglia, un fiorente commercio di vini rari con clientela internazionale. Patrizia, giovane mamma ma anche donna in carriera, ci parla oggi di pittura, grandi vini e… informatica, la specialità di suo marito Nicola.

Un’intervista di Francesco De Maria.

Patrizia_Cattaneo_02 smÈ un momento felice per il mercato dell’arte, le gallerie (e molto belle!) spuntano come funghi! Immagino che la situazione sia promettente, anche sotto l’aspetto commerciale…

Patrizia Cattaneo Moresi   Vero, trovo che questa vivacità culturale sia un buon segno per il futuro del Ticino.  Credo che il cantone possa diventare un polo di aggregazione artistica con un suo turismo di appassionati. Ne deriverebbe un indotto non solo per gli operatori del settore ma anche per il territorio.

La galleria Artrust ha aperto da due mesi ma la vostra collezione si è formata sull’arco di parecchi anni. Vuole parlarcene? Quando è nata, quante opere la compongono, quali sono gli artisti più importanti che vi sono rappresentati?

PCM   Le prime opere risalgono a oltre 15 anni fa, acquistate per passione e legate al mondo del vino. Nel corso del tempo la collezione è cresciuta in maniera esponenziale. Oggi abbiamo la fortuna di possedere più di duemila opere di arte moderna e contemporanea, nazionale e internazionale.

Lei procede personalmente agli acquisti? In quali paesi? Frequenta le aste?

PCM   Sin dall’infanzia, grazie alla mia famiglia, ho potuto viaggiare e a 10 anni sono entrata nella prima casa d’aste a Londra rimanendone profondamente impressionata. Lì ho potuto conoscere per la prima volta un settore del mercato dell’arte. Dopo gli studi ho avuto modo di lavorare in una casa d’aste in Germania e da allora seguo con attenzione fiere di settore, vendite all’asta e gallerie, dalle quali se possibile acquistiamo i pezzi.

artrust 2Una galleria in un villaggio (Melano)? Non a Lugano?

PCM   L’azienda familiare è sempre stata a Melano.  La scelta di portare la sede in un piccolo paese è sicuramente controcorrente: da noi non entra il passante, ma in compenso abbiamo avuto modo di incontrare persone arrivate appositamente per vedere la nostra prima mostra.  Sono veramente convinta di questa scelta che, oltre a differenziarci, credo porti un valore aggiunto anche al paese di Melano.

Questa bella e grande azienda, nella quale mi trovo, è chiaramente un gioiello di famiglia. Ci parli della famiglia Cattaneo e delle varie attività che essa ha intrapreso e intraprende.

PCM   Mio padre ha fondato un’azienda specializzata nel commercio di vini rari che poi ha venduto perché mio fratello e io eravamo troppo giovani per portarla avanti. Poi, una decina di anni fa, quando mio fratello Fabio ha deciso di ricominciare da zero con il vino, l’ho aiutato in questa nuova avventura. In un secondo tempo ho collaborato con mio marito Nicola Moresi a sviluppare il suo business che gira attorno a un Data Center inaugurato nel 2012. Papà, fratello, marito: in pratica l’intera componente maschile della famiglia. Ora tocca a me ed alla mia passione, appunto l’arte.

Qual è il suo rapporto con il vino? È un’intenditrice? Ha studiato anche l’enologia?

PCM   Sono nata circondata dal mondo del vino: mio nonno paterno produceva vino e quello materno era un grande chef. Ho seguito il corso base per diventare sommelier e mi ritengo intenditrice solo a livello personale, ma è evidente che il vino e la sua storia sono entrati a far parte della mia vita.

Si interessa all’informatica? La padroneggia?

PCM   Possiedo una conoscenza base dell’informatica, che ho applicato al mio lavoro; per esempio a 19 anni, ho programmato un database di archiviazione per opere d’arte, che ancora oggi utilizziamo con soddisfazione.

Dove ha studiato l’arte e quali diplomi ha conseguito?

PCM   Dopo la maturità al Liceo scientifico di Mendrisio, mi sono laureata in storia dell’arte all’Università degli Studi di Milano, con bravi professori come Antonello Negri e Giulio Bora.

In quali settori della pittura è maggiormente competente e quali sono i suoi maestri prediletti: a) antichi b) moderni c) contemporanei ?

PCM   Mi piacciono i colori forti e vivaci sia nell’astratto che nel figurativo. Per questo motivo amo in primis l’espressionismo col suo carico di tonalità, tratti incisivi ed emozioni.  Ma oltre all’arte del XX secolo adoro anche l’arte medievale, che trovo vicina a quella contemporanea. Tuttavia non credo che la pittura sia solo colore; Ingres diceva: “il disegno è tutto, è la base”. Ecco perché amo il disegno, dove possiamo trovare l’essenza dell’arte allo stato puro.

In occasione della presentazione della bella mostra “Gen Paul” lei ha detto: “Noi allestiamo mostre, è chiaro, ma siamo anche commercianti, comperiamo e vendiamo opere”. Spieghi a un profano come funziona il mercato dell’arte.

PCM   Domanda più che legittima. Chiedo scusa ma preferirei per ora rinviare la risposta, in quanto richiederebbe tempi e spazi non conformi al format dell’intervista.

La galleria possiede quadri che raffigurano il piacere del vino, Bacco, la vite, la vendemmia, nature morte con calici e bottiglie, antiche e misteriose cantine?

PCM   Giusto, proprio perché come detto la collezione è nata attorno all’attività di commercio vini. 

Artrust 1Ho sentito anche parlare di una grande e preziosa collezione di tastevin…

PCM   Un nostro fiore all’occhiello. In tanti anni di ricerche siamo riusciti a raccogliere migliaia di pezzi unici. Ogni tastevin è stato analizzato con cura e oggi abbiamo accumulato una conoscenza enciclopedica nel settore.

Riguardo l’arte contemporanea c’è un punto che mi ha sempre intrigato, e le dico quale. Al mondo ci sono migliaia, decine di migliaia di artisti intenti alla creazione. Se io compero un’opera per pochi soldi, non ho di che preoccuparmi: avrò soddisfatto un mio capriccio oppure la moda del momento. Ma se io spendo una cifra importante per acquistare un’opera “che mi farà fare un grandissimo affare” (!), non rischio realmente (nel peggiore dei casi) di ritrovarmi con un pugno di mosche?

PCM   Pochi o tanti che siano, è evidente che per investire in un’opera occorrono dei fondi. Io credo tuttavia che l’arte vada acquistata innanzitutto per passione, anche perché il denaro non stabilisce in maniera arbitraria e inconfutabile il valore di un quadro o di una scultura. Almeno altrettanto importanti entrano infatti in gioco valori affettivi e di gusto personale. Ogni opera per me ha un’anima, qualcosa da dare e comunicare; ignorarlo significherebbe snaturarla. Potrei definirlo un investimento contemplativo a lungo termine.

Si possono unire passione e investimento ma sempre scegliendo un’opera che si ama: in questo modo ci rimarrà in mano qualcosa che quotidianamente dona gioia alla mia persona, alla mia famiglia, al mio ambiente e non il temuto pugno di mosche.