La petizione lanciata congiuntamente dal Collegio dei docenti e dell’Assemblea dei genitori della Media di Lugano è al centro dell’attenzione mediatica. Oggi Ticinolive ha l’onore di ospitare una voce importante, quella dell’on. Roberto Badaracco, granconsigliere e capogruppo PLR in Consiglio comunale. Firmatario con l’on. Giovanna Viscardi, neo eletta presidente liberale a Lugano, di una mozione al Consiglio di Stato.

Badaracco non “schiva l’oliva”, non parla con la langue de bois di tanti politici, si esprime con moderazione e schiettezza. Dal suo discorso emerge chiaramente che (come che noi stessi pensiamo) i giochi non sono fatti.

Un’intervista del professor Francesco De Maria.


Ha letto Bertoli sulla Regione?

Roberto Badaracco   Sì, e anche sul Corriere. Si sente ingiustamente accusato e si difende: “Ho fatto tutto il possibile per trovare soluzioni praticabili!”. Può avere anche ragione. In realtà il nostro non era un attacco alla sua persona per presunte negligenze ma la semplice formulazione di una proposta alternativa in previsione dei tempi lunghi per la costruzione di una nuova sede per la Scuola media di Lugano.

Perché la soluzione proposta (o addirittura decisa) dal Dipartimento è inadeguata?

RB   Anche se in passato diverse scuole sono finite in container per periodi più o meno lunghi, ciò non deve giustificare il regolare ricorso a strutture promiscue per ospitare allievi delle scuole in un momento importante del loro sviluppo socio-culturale. La proposta governativa non è una soluzione adeguata, tutti lo ammettono senza eccezioni, e noi diciamo che non è mai troppo tardi per prendere un’altra strada, soprattutto all’inizio quando la situazione non è ancora irreversibile.

I principali nei sono la dislocazione in strutture prefabbricate di fronte al Palazzo Studi per un periodo di circa 7 anni, l’insufficienza e l’inadeguatezza degli spazi provvisori per accogliere per un periodo così lungo gli studenti, ed infine un impatto estetico ed ambientale negativo derivante dall’ubicazione della nuova sede a ridosso del Parco Ciani.

La constatazione fondamentale in questa vicenda è però un’altra: i vari livelli istituzionali, in concreto il Cantone e il Comune di Lugano, non sanno collaborare insieme. Da una parte i funzionari cantonali sono impegnati a ricercare soluzioni unicamente mediante l’utilizzo di immobili e risorse del Cantone. Il loro principio è che ognuno debba arrangiarsi con le proprie forze. Nulla di più sbagliato quando si possono trovare alternative sedendosi attorno ad un tavolo e discutento con Lugano. Dall’altra parte la città cui poco interessa la questione perché le Scuole medie sono cantonali. È vero, ma gli allievi e le famiglie non abitano forse a Lugano e sono cittadini luganesi? Quindi da parte di entrambi: rimboccatevi le maniche e collaborate attivamente e vedrete che una soluzione può essere trovata!

Perché la proposta della mozione è migliore?

RB   L’ex Macello è una valida alternativa poiché è ubicato in una posizione ideale, vicino alla Scuola dell’infanzia e alle elementari. Si potrebbe così concentrare tutto quanto riguarda la Scuola dell’obbligo in un unico luogo. Molto meglio che convivere con un Liceo come finora. L’ex Macello, bene culturale protetto, è uno spazio pregiato della città che merita un’utilizzazione migliore. È stato lasciato in naftalina per mere ragioni di opportunità politica ed occorre trovare una sua destinazione definitiva indipendentemente dalla questione “Scuole medie Lugano”.

Prima la nuova sede e poi l’uscita dal vecchio palazzo; no ai container per sette anni. Sembra più che sensato. Ma così facendo non si rallentano troppo le cose?

RB   Secondo noi no. L’obiettivo finale dev’essere evitare la permanenza degli studenti nei container di fianco all’attuale sede. Se si resta ancora un po’ nel vecchio palazzo in attesa di una sede alternativa nessuno muore.

Scuole medie al Macello significa… sloggiarne i molinari. Una bella gatta da pelare! Al consigliere di Stato l’idea non può certo sorridere. Ci si accamparono “provvisoriamente” un lontano giorno e – come anche il più tonto poteva capire da subito – non se ne andarono più. L’illegalità è stata tollerata (si è detto) come “minor male”. È anche la sua opinione?

RB   Tutti concordano che l’ex Macello non è adatto a fungere da centro autogestito generando problemi di ordine pubblico e potendo essere utilizzato meglio per progetti alternativi.

È anche evidente che i molinari non possono essere sfrattati senza alternative valide. Il timore, inutile nasconderlo, sono reazioni ingiustificate da parte loro mediante manifestazioni in città con danneggiamenti e disordini. Il contesto odierno è di palese illegalità. Non si può pensare che esiste uno spazio al di fuori della legge, sia per le norme di sicurezza, sia per i permessi e le autorizzazioni, sia per le questioni edilizie ed igieniche.

Non si tratta di mettere in discussione il principio dell’autogestione, chiaramente riconosciuto dal nostro sistema legale (art. 1 della Legge cantonale sui giovani promuove la realizzazione di centri di attività giovanile gestiti da associazioni giovanili “in uno spirito di autodeterminazione”). I suoi effetti sui giovani in ottica di crescita sociale e culturale sono assodati. Occorre però che tutto questo avvenga in un contesto e specialmente in una sede appropriata.

Con i Colleghi deputati luganesi Fabio Schnellmann e Gianrico Corti abbiamo inoltrato una mozione al Gran Consiglio che chiede al Cantone di adoperarsi nell’individuare spazi adeguati da adibire a Centro sociale giovanile del Luganese – ma anche in altri distretti – definendo un apposito regolamento e provvedendo al loro finanziamento. In Svizzera sussistono esempi positivi – come a Berna con la Reitschule o a Zurigo con la Rote Fabrik – che dimostrano la possibilità di integrare armoniosamente l’autogestione anche in grandi agglomerati, senza generare problemi di ordine pubblico, disturbi alla popolazione o manifestazioni ricorrenti e disordini in una città.

In sostanza occorre solo la ferma volontà di trovare soluzioni adeguate, affrontando il problema di petto, senza procrastinare o tentennare. Questo si aspetta il cittadino luganese!

Bertoli obietta: quell’area (macello) non appartiene al Cantone. È questo un impedimento reale?

RB   No, ancor più quando il Cantone dovrebbe attivarsi per risolvere la questione “molinari”, essendo esso competente, come detto sopra, per la realizzazione di centri autogestiti su scala cantonale. Se c’è voglia di risolvere un problema le barriere istituzionali vengono facilmente superate. Occorre semplicemente che il Cantone si sieda attorno ad un tavolo con Lugano per esaminare le varie opzioni. Nulla di più!

Oggi (giovedì 19, ndR) sono stato alla conferenza stampa del Municipio e ho subito posto una domanda sulla mozione Badaracco-Viscardi. Il Sindaco e la Vice (unici presenti) mi sono apparsi un po’ imbarazzati. Parevano a disagio e hanno risposto in modo evasivo. Che cos’ha spinto gli on. Badaracco e Viscardi a presentare la mozione?

RB   Che regni imbarazzo sul tema appare assodato. Vedremo subito se il Cantone, rispettivamente la città di Lugano, si attiveranno subito per mettere in moto quei canali istituzionali che potrebbero risolvere la questione. Certo che se l’unica risposta da parte dei politici responsabili è quella di aver agito bene e correttamente, sarà difficile fare passi in avanti. Lo spirito della nostra mozione era propositivo e costruttivo. Vediamo se il nostro spunto sarà colto in pieno o meno.

Quali sono a suo avviso le probabilità reali di sventare una soluzione che a molti appare sbagliata?

RB   A mio parere tutto è possibile se sussiste la necessaria volontà politica e soprattutto la sensibilità di capire che le scelte sbagliate possono essere corrette utilizzando raziocinio e disponibilità a ritornare su decisioni già prese.

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