Tutela della sfera privata: sì all’iniziativa, ma i buoi sono già fuori dalla stalla (titolo originale)


Riassumendo (circa i buoi e le stalle).   1) Una signora, che saprebbe scrivere bene ma che qui non scrive, mi ha detto: “Sono fuori dalla stalla!”   2) Fulvio Pelli, da me intervistato, ha negato: “I buoi non sono fuori dalla stalla”.   3) Oggi il municipale-deputato-direttore, impegnato in prima persona nell’iniziativa, assicura: “La collocazione dei bovini è attualmente esterna alla struttura agricola!” (fdm)

buoiE’ nella fase « calda » della raccolta firme l’iniziativa popolare, lanciata a livello federale, “Sì alla protezione della sfera privata”. L’iniziativa mira a salvare i rimasugli della privacy bancaria almeno per i cittadini svizzeri.

La richiesta è certamente da sostenere.

Come noto, a seguito di una politica federale deleteria, improntata al cedimento addirittura “proattivo” (si cede ancora prima che la controparte abbia il tempo di formulare una richiesta) la privacy dei clienti della piazza finanziaria elvetica è stata svenduta in fretta e furia – e senza contropartita.

La ministra delle Finanze in carica senza i voti è riuscita a sottoscrivere la Convenzione di Strasburgo sullo scambio di informazioni su richiesta; col risultato che gli Stati confirmatari, nella malaugurata ipotesi in cui la Convenzione dovesse venire ratificata dalle Camere federali, avranno praticamente ottenuto quello che volevano, senza bisogno di concedere nulla alla Svizzera. Ciò vale in particolare per l’Italia, con il cui cronicamente traballante governo sono in corso da tempo delle trattative che paiono girare a vuoto (cosa che non stupisce visto che i negoziatori elvetici si recano a Roma a parlare in inglese). L’Italia alla Svizzera non ha concesso nulla, basti pensare che il nostro Paese ancora figura iscritto sulle black list illegali della vicina Penisola, ma presto potrebbe ottenere (quasi) tutto. A fare le spese di questa situazione sarebbe, per l’ennesima volta, il Ticino.

Non ancora contenta, la Signora Widmer Schlumpf, Consigliera federale in carica senza i voti ed esponente di un partitino il cui presidente di professione fa il lobbysta di UBS (mai sentito parlare di “conflitti d’interesse”?) ha annunciato l’ennesimo regalo al Paese:  ossia l’inasprimento delle norme contro il riciclaggio.

A ciò si aggiunge la supina accettazione del Diktat FATCA “made in USA”, che tra l’altro nemmeno gli States hanno ancora sottoscritto, scandalosamente lesivo della nostra sovranità nazionale e vera e propria bomba ad orologeria: non appena sarà entrato in vigore definitivamente, l’UE pretenderà (e, c’è da scommetterci, otterrà senza colpo ferire) le medesime agevolazioni. Contro il FATCA è in corso un referendum che si invita caldamente a sostenere.

In una situazione del genere, dove non passa praticamente giorno senza che venga annunciato un nuovo cedimento, i Cantoni hanno buon gioco nel pretendere la fine della privacy bancaria anche per i loro contribuenti: sarebbe infatti assurdo – argomentano i direttori delle Finanze – che le Repubbliche che compongono la Confederazione  disponessero di meno informazioni sulle relazioni bancarie dei loro concittadini rispetto a Stati esteri.

In questo contesto di svendita della sovranità elvetica, e addirittura di cittadini svizzeri ad autorità straniere (vedi FATCA, vedi trasmissione di dati di bancari ed ex bancari agli inquirenti a stelle e strisce) dire che la privacy è fortemente minacciata è ancora un eufemismo. Tanto più che all’orizzonte si prospetta, come detto, lo sfacelo del segreto bancario anche per i cittadini elvetici. E si prospetta senza che a questi ultimi sia data la possibilità di regolarizzarsi tramite amnistia. E non parliamo certo di milionari, ma di tanti piccoli risparmiatori. Il Consiglio federale, rispondendo nei mesi scorsi ad un atto parlamentare del sottoscritto, ha infatti dichiarato che di amnistie non se ne parla proprio. L’attuale quadro legale è sufficiente. Bella roba!

Per questa situazione possiamo ringraziare quelle grandi banche che negli USA ne hanno fatte peggio di Bertoldo e che ora si illudono di staccare ammende meno salate sacrificando senza remore  la piazza finanziaria elvetica ed i propri stessi dipendenti. E possiamo ringraziare un Consiglio federale di una debolezza allucinante, il cui motto sembra essere: “cedere sempre, cedere comunque, cedere su qualsiasi cosa”.

E’ dunque giusto firmare l’iniziativa “Sì alla protezione della sfera privata” a tutela di quel che resta della privacy bancaria dei cittadini svizzeri. Una cosa però va detta, e va detta forte e chiaro. I promotori di questa iniziativa sono le stesse persone che quando nel 2009 la Lega dei Ticinesi, a seguito di una delle lungimiranti intuizioni del compianto Giuliano Bignasca, lanciò un’iniziativa per inserire il segreto bancario nella Costituzione federale, storcevano il naso. Figuriamoci, dicevano lorsignori. L’iniziativa è inutile. Il segreto bancario è garantito. E, soprattutto, non bisogna mai dare ragione alla Lega. Sicché si rifiutarono di sostenere l’iniziativa leghista, che infatti non riuscì. Adesso, vista la malparata, le stesse persone e forze politiche, calate le arie, tentano di chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati.

Lorenzo Quadri, consigliere nazionale, Lega dei Ticinesi