Attualmente, la Zona euro funziona in un modo che è più vantaggioso per i creditori e i detentori di capitali dei paesi forti e questa situazione rischia di causare conflitti fra queste persone e chi in questo sistema si rivela perdente.

Se l’UE non abbandonerà rapidamente la visione ideologica dell'”Ortodossia di Maastricht”, l’Unione europea crollerà, mette in guardia il Commissario europeo per il lavoro e gli affari sociali László Andor.

Andor ricorda che il 2013 è stato un anno di stagnazione, con un numero di disoccupati nell’Unione europea attorno a 26.6 milioni di persone, una previsione di crescita nulla e un’inflazione inferiore a 1%.
Dietro queste cifre vi sono profonde divergenze fra i paesi del nord Europa e quelli periferici del sud e lo scarto continua a aumentare.
Anni di recessione e disoccupazione hanno compromesso la fiducia nella crescita nei paesi del sud europeo, ma malgrado questo in seno all’UE il dibattito sembra essersi arenato in un “consenso Bruxellois” elitario e che minaccia il futuro dell’Unione.

La gestione politica è sbagliata e frutto dell’improvvisazione, scrive Andor. Una politica che è il risultato della “Ortodossia di Maastricht”, che altri chiamano “il consenso di Berlino”.
Andor traccia le sei principali ipotesi di questo consenso spiegando perchè sono inesatte e inappropriate nell’attuale contesto politico e economico :

✔ Si può condurre un’unione monetaria senza una politica fiscale comune o meccanismi che istituiscono una solidarietà fra gli Stati membri.

Anche se si fa sempre più ricorso a misure non ortodosse in materia di politica monetaria, molti legislatori esitano a considerare stimoli fiscali o misure di riduzione dell’indebitamento tramite trasferimenti fra gli Stati.
Ad oggi è stato introdotto solo il patto fiscale, le rare tappe verso la creazione di un bilancio comune restano troppo modeste.

✔ La svalutazione interna è il miglior modo per restaurare la competitività, se non addirittura l’unico modo.

Secondo l’Ortodossia di Maastricht, la svalutazione interna è la soluzione in caso di crisi, perchè ha permesso di far risalire il Pil durante le crisi economiche nei paesi del Baltico.
Ma anche se la svalutazione interna permette di aumentare i benefici delle imprese, non è detto che stimoli l’investimento in caso di recessione e il prezzo degli attivi tende a non calare tanto rapidamente quanto i salari e le pensioni.
Inoltre, viene vissuta male sul piano sociale. Infine l’apprezzamento dell’euro ha controbilanciato il suo effetto e neutralizzato i guadagni di competitività che aveva permesso di generare nei paesi periferici.

✔ Ogni Stato dovrebbe presentare un’eccedenza di conti correnti, la più alta possibile.

All’interno della Zona euro la solidarietà resta molto limitata : i prestiti d’urgenza sono stati accompagnati da obblighi per imporre il consolidamento fiscale e la svalutazione interna, erigendo l’eccedenza di bilancio primario a nuova priorità della politica economica, relegando in secondo piano le altre priorità di crescita e d’impiego.
Di conseguenza sono apparse eccedenze di bilancio ma in Europa la domanda è crollata mentre nei paesi in eccedenza di conti correnti si è assistito a una fuga di capitali fuori dall’Unione europea.

✔ Il tasso della disoccupazione dipende unicamente dall’offerta.

L’ortodossia di Maastricht si concentra sulle riforme strutturali del mercato del lavoro piuttosto che su una migliore politica dell’impiego. Non considera il fatto che la disoccupazione possa essere causata da fattori ciclici (una domanda insufficiente di manodopera) e si concentra sulle riforme per aumentare la flessibilità del mercato del lavoro.
Anche se in Europa gli investimenti sono necessari per aumentare le competenze sul mercato del lavoro e permettere alle persone di esercitare la libertà di circolazione, le altre riforme per sostenere l’impiego rischiano di essere inefficaci, addirittura controproducenti in questo contesto di bassa domanda.

✔ La Banca centrale europea deve occuparsi solo della stabilità dei prezzi (dei paesi con rating tripla A)

L’obiettivo principale della BCE è la stabilità dei prezzi. La crescita e l’impiego sono giudicati di secondaria importanza. Questo si traduce con un obiettivo di inflazione nominale inferiore a 2%.
Questa debolezza dell’inflazione, unita a tassi di crescita bassi o negativi, significa che i paesi più deboli della Zona euro affondano in un indebitamento sempre più pesante e incontrollato, a causa dell’assenza di una politica monetaria o fiscale espansionistica.

✔ L’aleatorietà morale presenta rischi maggiori rispetto a una recessione prolungata nei paesi periferici della Zona euro.

Il tabù dell’Ortodossia di Maastricht riguardante i trasferimenti fiscali fra Stati membri della Zona euro e la reticenza a considerare altre soluzioni, come l’emissione di titoli rappresentativi di un debito congiunto in seno alla Zona euro è basato sul principio dell’aleatorietà morale.
Da un lato i paesi forti dell’euro temono di dover spiegare agli elettori che pagano somme per altri governi, mente i governi dei paesi in recessione devono spiegare ai loro elettori perchè non riescono a rimettere in sesto l’economia, a creare posti di lavoro e a ridurre l’indebitamento pubblico.
I governi nazionali hanno sempre meno la capacità di agire sui dati macroeconomici e per questo hanno perso la fiducia degli elettori.
L’adesione all’Ortodossia di Maastricht conduce a un indebolimento dell’adesione all’Europa e potremmo assistere all’arrivo al potere di partiti che potrebbero minacciare la compatibilità dell’adesione alla Zona euro con la democrazia.

L’Ortodossia di Maastricht è vantaggiosa per i creditori e i detentori di capitale, ma disastrosa per i lavoratori, i capi d’azienda, i debitori e gli utenti dei servizi pubblici.
Due scenari sono possibili per questa Zona euro polarizzata : questa dinamica viene modificata tramite una riforma della Zona euro, oppure l’unione monetaria rischia di essere distrutta dal conflitto politico fra i vincitori e i perdenti.

Il fatto che la Zona euro favorisca i creditori e i detentori di capitale contribuisce all’attuazione di politiche economiche che provocano stagnazione.
Le divergenze di situazioni economiche alimentano anche una polarità politica, mentre gli attori che potrebbero andare oltre queste divergenze sono troppo pochi.

(Fonte : Express.be)