Riprendiamo dal portale www.sergiosavoia.ch questo notevole articolo. Lo facciamo non perché ci siamo improvvisamente innamorati dell’estroso leader verde, ma perché privilegiamo la sua irruente sincerità alla insopportabile “langue de bois” della sinistra ufficiale, che – in pratica, ed è quello che conta – si ritrova allineata con gli odiatissimi, avidi “squali” dell’economia sfruttatrice, la quale persegue il profitto (e questo è normale), pronta a chiudere gli occhi di fronte a qualsiasi disastro sociale. Non possiamo evitare di domandarci quanti dei nostri lavoratori si sentano ancora “tutelati” da una simile sinistra. Noi pensiamo che siano molto, molto pochi.

Intendiamoci, anche il discorso di SuperSergio non è esente da pecche. Come quando egli finge di ignorare che le masse (parliamo di decine e decine di migliaia di persone) di finti rifugiati politici sono in realtà veri migranti economici. (fdm)


Chi sostiene l’iniziativa UDC è xenofobo, chi la combatte invece è tollerante, ama gli stranieri ed è aperto verso il mondo e le altre culture. Semplice, chiaro, lampante. Salvo che, poi, a ben guardare…

L’accordo di libera circolazione delle persone (ALCP) non è esattamente “apertura verso il mondo”, anzi. È vero che i lavoratori svizzeri e quelli dell’UE sono trattati esattamente allo stesso modo perché è stata abolita la “preferenza nazionale” (che prevedeva di dare la precedenza per un impiego ai residenti),ci  ma questa “eguaglianza” si applica solo ai cittadini dell’UE. Per tutti gli altri, quelli provenienti dai famosi “paesi terzi” – quelli sporchi, brutti e cattivi, per intenderci – i contingenti sono tuttora in vigore. Negli ultimi anni la quota massima è stata fissata a 8’500 (3’500 permessi B e 5’000 permessi L) e il contingente viene stabilito di anno in anno.

E non solo sono contingentati, i lavoratori “terzi”: devono anche sottostare a regole rigide. I datori di lavoro devono provare che non è stato in alcun modo possibile trovare un candidato svizzero o proveniente dai Paesi dell’UE/AELS e vengono ammessi solo i quadri dirigenti, gli specialisti e altra manodopera qualificata, cioè soprattutto le persone con un titolo universitario, una formazione tecnica particolare ed esperienza pluriennale. In più per il permesso di dimora “si tiene conto anche di criteri di integrazione, quali la capacità di adattarsi sul posto di lavoro e nella società, le conoscenze linguistiche e l’età; le condizioni salariali e lavorative, inoltre, devono corrispondere a quelle della manodopera nazionale”.

In pratica sono le medesime condizioni arcaiche denunciate da chi combatte l’iniziativa UDC. A parte il fatto che si fa fatica a capire come mai ci sia comunque bisogno di specialisti di paesi terzi con tutta ‘sta manodopera specializzata che proviene dall’UE, ma davvero siamo così “aperti sul mondo” se accettiamo solo chi appartiene all’UE con cui abbiamo “profondi legami culturali”, come sottolineano tutti quelli che sostengono la libera circolazione? Cosa c’è di così tollerante nel fatto di accettare solo chi ha le nostre stesse radici culturali (sempre definite in maniera piuttosto generica) e a lasciar fuori gli altri?

Secondo il rapporto dell’ufficio federale della migrazione nel 2012 sono immigrate in Svizzera 104’350 persone provenienti dai Paesi UE-27/AELS (di cui circa il 64,6 % per motivi di lavoro, pag 17). I contingenti per chi proviene da paesi terzi non sono stati completamente utilizzati e sono arrivate circa 7’500 persone. (pag. 17). Delle 24’941 domande d’asilo trattate in prima istanza, ne sono state accolte 2’507… e c’è pure la guerra in Siria!(pag. 7). Fatemi capire: dov’è che lo ravvisate voi, lo spirito di apertura e la tolleranza?

Negli ultimi anni, visto che la popolazione è sempre più preoccupata per l’aumento dell’immigrazione, si fa finta di limitare l’afflusso di immigrati mentre si riduce sempre più il diritto di asilo. I partiti di centro si sono appropriati di argomenti e temi che fino a qualche anno fa erano dell’UdC e della Lega, quelli che vengono poi accusati di essere xenofobi, per intenderci.

All’ultimo dibattito al parlamento federale sull’asilo, se ne sono sentite di tutti i colori: anche il PPD, il “partito della famiglia” chiedeva condizioni più restrittive per il ricongiungimento famigliare. Perfino il PS ha rinunciato a combattere l’ultima revisione, visto che è toccato proporla allo loro consigliera federale (hanno poi sostenuto obtorto collo il referendum lanciato da Verdi e altri).

Si cerca di agire su quelle 25’000 persone che richiedono l’asilo proveniendo da paesi non UE per sviare l’attenzione dalle oltre 100’000 che provengono dall’UE. E poi si arriva a situazioni paradossali, come nel caso di Arlind, il ragazzo di Locarno con una storia personale non proprio allegra, ben integrato, senza nessun problema con la giustizia che dev’essere rimandato indietro perché non viene dall’UE. Dov’è che si trova esattamente la tolleranza?

Lo sa Fiorenzo Dadò, capogruppo PPD in Gran Consiglio, che ha firmato con altri una mozione per chiedere di far rimanere Arlind, che proprio pochi giorni prima Marco Romano, rappresentante del suo partito in Consiglio Nazionale, ha presentato un postulato proprio per facilitare l’espulsione di persone accolte provvisoriamente come Arlind?

Per quelli che provengono dall’UE non possiamo chiedere sistematicamente la presentazione di un estratto del casellario. Per l’amor del cielo! È contrario all’ALCP! E poi ci troviamo in casa gli assassini e gli spacciatori che pigliano la disoccupazione!

Allora sì, l’UDC e la Lega hanno costruito il loro successo su temi anti-stranieri, ma la palma dell’ipocrisia l’hanno vinta gli altri. Perché non hanno neppure il coraggio di dire che tutto quello che vogliono è una sovrabbondanza di manodopera a basso costo in concorrenza con i lavoratori residenti.

E dateci un taglio con la storiella della manodopera specializzata: nel rapporto esplicativo sulla revisione dell’imposizione alla fonte, l’amministrazione federale delle finanze precisa che i 780’000 lavoratori dipendenti provenienti dall’UE hanno un reddito inferiore alla media. Chi paga l’imposta alla fonte sono i permessi B, L e i frontalieri, che provengono in stragrande maggioranza dall’UE.

E dopo i salari, la prossima tappa l’ha già annunciata il plr – braccio politico di economiesuisse: niente salari minimi, politica salariale flessibile, abolizione delle disposizioni sul lavoro notturno, gli orari di lavoro, i periodi di riposo.

Fermiamoli prima che sia troppo tardi.

Sergio Savoia