Sergio Roic, che conosce tutti (o quasi) i segreti della sinistra, me l’aveva confidato già prima di Natale: “Jermini canterà fuori dal coro e si dichiarerà in favore del SÌ”.

Detto, fatto. In una interessante intervista rilasciata ad Andrea Leoni di LiberaTV l’esponente del PS dice papale papale: “Voterò sì all’iniziativa “Stop all’immigrazione di massa” perché il PS non ha soddisfatto le promesse fatte durante numerosi momenti elettorali”. E questa è una piccola bomba, non foss’altro perché un socialista che voti un’iniziativa lanciata dall’ “estrema destra” (così viene solitamente chiamata la destra parlamentare che sicuramente non si è mai sognata di usare il kalashnikov) è … rara avis.

Jermini continua poi piuttosto debolmente intonando la trita lagna: “perché il partito non ha costretto il Consiglio Federale a porre in atto quelle misure fiancheggiatrici eccetera eccetera eccetera”.  Jermini sa, come so io, come sa mio nipote, come sanno tutti che queste fantomatiche “misure fiancheggiatrici” non sono che un alibi, una fantasia, un cerotto su una gamba di legno, diciamo pure un artificio retorico. Anche se esistono (in teoria), non verranno mai prese; però consentono al socialista di turno di esclamare: “Ah, se fossero in vigore, come andrebbero bene le cose!” Soleva dire il dottor Goebbels, anch’egli socialista (nazional-): “Wiederholung macht die Wahrheit”, che è uno slogan assolutamente diabolico, forse il più malvagio che mai sia stato inventato. Significa: se voi ripetete una cosa (falsa) dieci, cento, mille volte, questa diventa vera.

Poi Jermini risale un poco e dice, in sostanza: “Io non condivido certo i princìpi dell’UDC ma questa volta si tratta di mandare un segnale”. Ben detto, perbacco. Questo “modo di votare”, severamente biasimato dai politically correct, è a mio avviso assolutamente accettabile. Io l’ho praticato tantissime volte, in vasta compagnia e con viva soddisfazione. Vi faccio un esempio pratico, così mi spiego. Quando il popolo svizzero ha votato la proibizione dei minareti, credete veramente che i cittadini ce l’avessero con quelle smilze torrette alte magari sei o otto o dodici metri?

E Jermini prosegue: “Mettiamo la destra di fronte al rischio di perdere l’accesso a una forza lavoro a basso costo”. Abile bastonata agli odiatissimi padroni, destinata a suscitare simpatie nel campo amico (ma i suoi saranno furiosi comunque).

L’intervistatore, implacabile: “Se passa il SÌ, la libera circolazione cadrà!” Jermini non risponde direttamente ma dice: “L’Europa non persegue il bene comune ma solo il bene della finanza e delle banche”. Chissà se il bene delle banche UE passa attraverso la distruzione della piazza finanziaria svizzera… Sembrerebbe di sì.

Leoni: “Bisogna allora rinegoziare l’accordo di libera circolazione? Bisogna rinegoziare i bilaterali?” Jermini risponde serenamente: SÌ ma la cosa divertente è che molti “esperti” e politici giurano e spergiurano che i bilaterali non potranno essere rinegoziati!

Per finire, come ragiona la testa del popolo della sinistra, come pulsano le sue vene, come batte il suo cuore? “Molti la pensano come me, soprattutto la base, i piccoli (lui non usa questo termine). Gli intellettuali NO”. E si capisce, perdiana. Lo vedete voi un intellettuale come Ghisletta approvare un’iniziativa partorita dal “delirio fascista”?

La questione cruciale ora suona così: Marco Jermini, che è uscito allo sbaraglio, rimarrà solitario e sarà fucilato? Non faccio scommesse. Prevedo soltanto che il mese esatto che ci separa dalla votazione sarà molto intenso e, forse, drammatico.

Che pacchia per noi giornalisti!

Francesco De Maria