Intervista a Barbara Botticchio, animatrice socioculturale di Agape

Il Lions Club Lugano, primo Lions club di lingua italiana nel mondo, sostiene – così come ogni altro club “di servizio” – numerose attività di interesse e utilità sociale. Nello scorso mese di ottobre il past president avv. Andrea Prospero si è recato al Canvetto luganese e ha consegnato alla direttrice dell’associazione Agape Susy Poletti un dono, quale riconoscimento per la preziosa attività svolta e quale aiuto concreto per l’esecuzione di progetti.Prospero

Il past president avv. Andrea Prospero (al centro) consegna il dono
alla direttrice Susy Poletti

Pochi giorni dopo abbiamo ricevuto per posta un CD intitolato “mi piace”, realizzato nell’ambito di un campo estivo dell’Associazione. Si tratta di un breve film di 9 minuti ideato, interpretato e girato dai ragazzi stessi. L’ho guardato ben bene due volte e posso assicurare che si tratta di un prodotto pregevole e accattivante. Circa l’efficacia formativa di una simile attività creativa abbiamo intervistato un’operatrice di Agape, l’animatrice socioculturale Barbara Botticchio.

Un’intervista del professor Francesco De Maria.

Dove, quando e come è stato realizzato “mi piace” ?

Barbara Botticchio Il cortometraggio è stato realizzato nel quadro del Campo-laboratorio residenziale “Ciak, si gira!” che si è tenuto dal 15 al 26 luglio 2013 presso l’alloggio Sosta della Quaglia della Fondazione Diamante, a Gudo. Il gruppo, composto da 11 ragazzi e ragazze d’età compresa tra 9 e 14 anni, provenienti da diversi distretti del Cantone, hanno vissuto l’esperienza della realizzazione di un cortometraggio interamente realizzato da loro e hanno sperimentato lo “stare insieme” quotidiano. I ragazzi hanno ricevuto come tema di base sul quale sviluppare la storia “i media digitali”.

Durante i primi giorni abbiamo raccolto i loro spunti su questo tema e sulle esperienze che vivono al riguardo. Partendo dalle loro considerazioni hanno poi costruito una storia che si basa amicizia. Oltre alla realizzazione del cortometraggio i ragazzi hanno vissuto anche tutto ciò che ruota economia domestica. La struttura era a gestione autonoma. erano: fare la spesa, preparare il menu per la cena, cucinare, apparecchiare, lavare le stoviglie, ecc. Il tutto era parte integrante del progetto educativo.

I ragazzi sono stati, oltre che attori, sceneggiatori? Registi? Tecnici?

BB Certamente! L’esperto del settore audiovisivo (associazione REC) ha presentato ai ragazzi le principali professioni che si trovano nel contesto cinematografico, gli ha mostrato gli attrezzi del mestiere, li ha lasciati “toccare con mano” ogni ruolo. Dopo questa prima fase di scoperta e sperimentazione i ragazzi si sono suddivisi i rispettivi ruoli.

Quanti mini-film sono stati girati sinora nell’ambito del progetto “Ciak, si gira!”?

BB Associazione vengono sviluppati progetti legati al mondo ambito pedagogico. Con una semplice videocamera facevamo tutto e appoggiavamo a persone esterne per la realizzazione del montaggio. Col passare del tempo ci siamo resi conto che pur mettendoci molto ambito audiovisivo per forza di audiovisivo. Così ci siamo messi alla ricerca di persone capaci di dare il valore aggiunto ai nostri campi dal profilo audiovisivo.

Per il campo-laboratorio “Ciak, si gira!” abbiamo collaborato con l’Associazione REC. Mentre per altre attività audiovisive, come nel caso del progetto “Scatta la scatola” (realizzazione di una videoinstallazione), abbiamo fatto capo ad un’esperta del settore, l’artista ticinese Shendra Stucki. In base al lavoro che vogliamo proporre ai ragazzi scegliamo le collaborazione in un’ottica di complementarità di competenze. Comunque, sino ad oggi sono stati girati cinque lavori audiovisivi.

Ciak si gira 2013 per promo 1 x

In “mi piace” non c’è, mi sembra, una vera e propria trama. Avete considerato la possibilità di girare una fiction, sceneggiata dai ragazzi?

BB Se per trama intendiamo un insieme di avvenimenti attorno ai quali si sviluppa la storia, sì, certo che c’è. I ragazzi si sono a lungo soffermati proprio su questo aspetto: cosa è una storia? Quali sono gli elementi fondamentali che devono apparire? I partecipanti, in occasione della prima del loro cortometraggio l’hanno presentata così la storia: “Nel cortometraggio abbiamo voluto confrontare anche l’amicizia virtuale che può nascere tramite il computer e quella che ci può essere tra due ragazzi nella realtà. Matteo, il nostro protagonista, si rende conto d’aver fatto star male una sua amica. Non si è preoccupato di lei ma l’ha presa in giro solo per divertirsi sul computer. Dopo una notte di riflessione capisce che a volte gli amici trovati su internet possono essere falsi e non interessati realmente a lui.Decide di chiedere scusa alla sua amica Anna, trovando un modo creativo di utilizzare il natel, senza isolarsi e ferire nessuno.”

Una trama semplice ed essenziale che silenziosamente e con finezza mostra uno spaccato della realtà dei ragazzi d’oggi. Emergono in modo chiaro le loro riflessioni, la loro realtà, il loro stato d’animo nei confronti dell’amicizia, del rispetto e della fiducia. D’altronde, anche questi temi li hanno scelti loro.

I partecipanti al campo hanno collaborato tutti attivamente alla realizzazione del film? Se sì, in che modo si è riusciti ad assegnare a ciascuno un compito?

BB Hanno partecipato tutti in modo attivo alla realizzazione del film perché ognuno aveva un compito diverso dall’altro e per la buona realizzazione del film è essenziale che ogni compito venga eseguito al momento giusto, con impegno e responsabilità: la truccatrice, lo scenografo, il fonico, il regista, il cameraman, ecc. Ognuno si è assunto il proprio ruolo fino in fondo con grande responsabilità consapevole che per la buona realizzazione del progetto ogni ruolo era fondamentale!

Per fare un esempio: non avremmo una buona riuscita del film se prima che gli attori entrino in scena lo scenografo non ha verificato che tutti gli oggetti siano posizionati al posto giusto, che l’operatrice della videocamera abbia verificato che la batteria sia carica, che l’operatrice fonica abbia verificato come posizionare i microfoni, che il ciacchista abbia riportato sulla lavagna (ciak) il numero corretto della scena, ecc.

Questo aspetto è stato fin dall’inizio esposto ai ragazzi per aiutarli a comprendere quanto per la realizzazione di un progetto comune sia importante il ruolo di ognuno di loro e che non esistono ruoli di serie A o ruoli di serie B come ci hanno invece abituati a pensare nella vita corrente.

Come attori avete scelto Amélie e Pietro. Qualche loro compagno è rimasto deluso?

BB Come anticipato ogni ruolo è stato presentato e sperimentato da tutti, tra questi naturalmente anche la recitazione. Attraverso un gioco tutti i bambini hanno recitato individualmente davanti agli altri compagni e alla fine tutti insieme e in modo davvero democratico hanno scelto chi si assumeva il ruolo d’attore. Nessuno è rimasto deluso, perché come spiegato, fin dall’inizio si è data importanza a spiegare ai ragazzi che la realizzazione del progetto è possibile solo con l’incastro perfetto di tutte le mansioni citate e che ogni mansione comportava la stessa importanza in termini di responsabilità. Non esistono masioni più pregiate di altre. Ogni ruolo conta e questo è stato davvero molto apprezzato. Va inoltre tenuto conto che è parte integrante dell’educare e della nostra pratica professionale, supportare i ragazzi nella gestione della frustrazione per sviluppare il proprio “saper essere”.

In che cosa consiste, secondo Lei, l’efficacia formativa di una simile attività?

BB Il settore audiovisivo è senza dubbio affascinante per i ragazzi di questa età e dal profilo educativo ci consente di lavorare con loro su temi come la valorizzazione delle competenze, la progettualità, la pazienza, la collaborazione e l’organizzazione. Dietro alla realizzazione di un cortometraggio c’è tutto questo. La particolarità sta poi nel fatto che proponendo un campo-laboratorio residenziale, viene integrato anche l’aspetto di “convivenza” dove si sviluppano le competenze relazionali e sociali e si sperimenta l’autogestione. Sappiamo che a questa età l’amicizia e lo “stare in gruppo” assumono un ruolo molto importante e anche il loro desiderio di sperimentare l’autogestione è preponderante. Il contesto residenziale dei campi-laboratorio verte proprio a dare ai ragazzi l’opportunità di sperimentare tutti questi aspetti. La differenza è che possono farlo guidati dagli educatori che fungono da mediatori ed erogatori di strumenti necessari per sperimentare con consapevolezza.

Ciak si gira 2013 per promo 3 x

Lei ha avuto occasione di vedere i cineasti in erba alle prese con la tecnologia: macchina da presa, computer, i-pad, eccetera. Sono impacciati o svelti? Qual è il loro livello di competenza?

BB Non siamo stupiti nel constatare che i ragazzi si sentono a loro agio con questo tipo di tecnologia ma la cosa che più mi ha colpito è che sono estremamente consapevoli dei potenziali rischi e pericoli nei quali possono incorrere. Un altro aspetto molto interessante emerso dalle discussioni fatte con loro è che danno molto più valore alla relazione d’amicizia reale piuttosto che a quellavirtuale. Infatti è proprio su questo tema che hanno sviluppato la loro storia e il risultato è il cortometraggio “mi piace”.

Ho notato che la quota di partecipazione al campo a carico delle famiglie è relativamente elevata. Se un ragazzo di condizione modesta vuole partecipare al campo, come si fa?

BB La nota dolente per questo genere d’attività sono i costi. La professionalità ha il suo prezzo e anche noi come associazione dobbiamo fare i conti con le finanze. È un dato di fatto che per dare continuità ai campi-laboratorio, soprattutto quelli legati al settore audiovisivo, sia necessario trovare delle sponsorizzazioni. Purtroppo non beneficiamo di sussidi pubblici perché questi vengono concessi a condizioni ben precise, per esempio il raggiungimento di un minimo di partecipanti che supera le 20 unità. Mentre i campi-laboratorio prevedono volutamente un numero ridotto di partecipanti che consente di lavorare in modo mirato e differenziato con il gruppo. Dal 2014, per le famiglie di “condizioni modeste” è previsto uno sconto che applichiamo sul reddito.

Infine, da 1 a 10, che voto dà a questa esperienza?

BB Questa esperienza non è dettata da esigenze individuali, quindi non darò un voto soggettivo. Credo profondamente nel lavoro che giorno dopo giorno con grandi sacrifici portiamo avanti con l’Associazione AGAPE. Cerchiamo, nel nostro piccolo, di dare un contributo concreto a favore di bambini e famiglie attraverso attività e progetti che non nascono da desideri individuali ma dalle richieste di bambini e famiglie. Ne tastiamo i bisogni e le necessità e cerchiamo di tradurle in proposte concrete d’attività. Il solo fatto che dal 2009 ad oggi abbiamo deciso di proseguire con questo tipo di progetti è dettato da un interesse sempre crescente da parte dei ragazzi verso queste esperienze e soprattutto la modalità con la quale vengono gestiti. Allo stesso tempo raccogliamo anche il consenso delle famiglie che capiscono il valore aggiunto che l’esperienza del campo-laboratorio dà ai propri figli.

Dal questionario di valutazione che abbiamo consegnato ai ragazzi l’ultimo giorno del campolaboratorio risulta che il 100% dei partecipanti si dichiarano soddisfatti o molto soddisfatti dell’esperienza vissuta e il 67% ritiene che quanto trasmesso possa essere utile per il proprio futuro.

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