(fdm) Per me frase centrale di questo lucido articolo della brava e battagliera Iris è la seguente: I Grandi Falliti (USA, UE, OCSE) […] hanno trovato una classe dirigente totalmente impreparata alla “guerra” (le virgolette sono quasi di troppo).

Abbiamo un bel dire, consolandoci, che il fallimento del referendum contro FATCA era prevedibile. È stata un’ulteriore sconfitta. In verità, non ci è consentito disturbare il manovratore, tutto intento alle sue operazioni di cedimento.


Se solo pochi anni fa qualcuno avesse ipotizzato la reale evoluzione – o, meglio, involuzione – del cosiddetto segreto bancario elvetico, cioè della protezione della sfera privata dei clienti, difficilmente sarebbe stato creduto. C’erano sì delle proiezioni  su una modifica dello stesso, ma la rapidità e le modalità  con le quali sono avvenute queste modifiche hanno quasi dell’inverosimile. Alcuni giorni fa, un sondaggio ha addirittura rivelato che i tre quarti degli istituti di credito elvetici vedono  ormai imporsi lo scambio automatico d’informazioni.

Siamo proprio a posto, direbbe qualcuno, pensando che ancora all’inizio del 2009 l’allora Consigliere federale Merz andava dicendo a mezzo mondo che “il segreto bancario non è negoziabile”!

Al riguardo, le prospettive non sono certe rosee, pensando a cosa comporterà il conclamato ridimensionamento del settore, con i suoi posti di lavoro e  con l’importante gettito fiscale che forniva all’ente pubblico.

Ci sono indubbiamente stati fattori oggettivi, quali la crisi finanziaria e del debito pubblico di diverse Nazioni (con il loro vampiresco bisogno di fondi), che hanno pesato maggiormente, in uno scacchiere internazionale che vede la Svizzera avere un peso specifico limitato rispetto a certe potenze, che poi tanto potenti non sono, se consideriamo i loro  stratosferici tassi di disoccupazione   e i loro apocalittici debiti pubblici.

Un noto accademico, attivo anche in Ticino, ha assegnato,  a giusta ragione, ai paesi a noi vicini  l’acronimo di GF, ossia di Grandi Falliti.

Eppure, questi Grandi Falliti pretendono di dettare legge anche in casa d’altri. Stati Uniti, Unione Europea e OCSE (di cui la Svizzera è membro) hanno sferrato un attacco senza precedenti nei nostri confronti, trovando una classe dirigente  totalmente impreparata alla “guerra”.

E non è certo  lontanamente condivisibile la posizione del “fronte degli ineluttabilisti” (quelli per i quali “non c’era altra scelta”), nel giustificare l’arrendevolezza del Consiglio federale, con gli sfavorevoli rapporti di forza internazionali. Se in passato questo approccio rinunciatario fosse stato dominante, la “Storia” del nostro Paese sarebbe stata profondamente diversa.

Per il momento, a  poco sembrano essere servite le reazioni di alcuni partiti, gruppi vari ed esponenti politici e della società civile contro quella che appare una vera e propria capitolazione. Giovedì 16 gennaio 2014 è stato ufficializzato il fallimento del referendum contro il famigerato accordo   FATCA con gli Stati Uniti, attraverso il  quale, per la prima volta nella sua storia, la Svizzera riprenderà sul proprio suolo un diritto estero, quello statunitense, in barba alla nostra sovranità. Quanti, come la sottoscritta, hanno sostenuto il referendum  sapevano perfettamente che l’impresa sarebbe stata pressoché impossibile, per la complessità del tema e, soprattutto, per il fatto che nessun partito nazionale ha voluto sostenere il referendum. In Ticino, comunque, grazie al tangibile appoggio di alcuni esponenti politici, della Lega dei ticinesi e di molti cittadini, la raccolta delle firme è stata buona. È solo una magra consolazione, che non stempera però la delusione di fondo!

Frattanto, dal settore bancario  reazioni più nette   e distinte si sono levate nei giorni scorsi  contro un Consiglio federale che sul segreto bancario, sulle prospettive di scambio automatico di informazioni e sulle intese fiscali con gli Stati Uniti e con l’UE ne sta facendo di tutti i colori, cedendo anche, con pericolose fughe in avanti, su quanto non era neppure stato richiesto (ricordate l’impostazione della famosa “strategia del denaro pulito”, voluta dalla ministra Widmer-Schlumpf?), mentre la FINMA (l’autorità di vigilanza sui mercati finanziari) da tempo sembra aver superato ampiamente i suoi ruoli istituzionali, con decisioni che penalizzano seriamente la competitività della piazza finanziaria. L’Associazione delle banche private ha finalmente espresso le proprie perplessità  e inquietudini sul futuro della piazza finanziaria elvetica, formulando chiare critiche all’indirizzo del Consiglio federale .

Ognuno fa evidentemente i propri interessi e gli interessi delle banche elvetiche, bisogna sottolinearlo, non sono omogenei, nel senso che fra i grandi istituti di credito, con risultati consolidati provenienti da disparate parti del pianeta, e quelli di media e piccola grandezza, ancorati prevalentemente sul territorio nazionale, vi sono molte differenze.

Il compito della politica deve però andare oltre questi interessi, difendendo e valorizzando le condizioni quadro, la competitività e le specificità dell’intero Paese; salvaguardando soprattutto una sovranità che in questi ultimi anni è stata messa a dura prova. Ebbene, questo compito non è stato assolto e su questa situazione bisogna intervenire.

Iris Canonica