dai “Mialoghi col Gatto”


I PICCOLI PIACERI

Buongiorno Gatto, sì è proprio un buon giorno con il sole che irrompe dalle finestre, una mattinata da godere centellinando una tazza di tè. Non il primo quello della sveglia, buttato giù avidamente, ma questo dedicato ai momento contemplativi.

Sono tanti i piccoli piaceri della vita, les p’tits riens che amava Mozart, anche se un po’ diversi. Inserire nella giornata di questi momenti la rendono assai più vivibile, e sono tanti.

Anzi tutto con la pausa fra due mondi che vada dal risveglio al momento di alzarsi, dove tutto sembra facile e i pensieri affluiscono lievi. Poi, possibilmente il bagno, di questo ti ho già parlato altrove e lo sai che è una mia debolezza, un tempo che amo prolungare al massimo, magari con una tazza di tè e, nel passato, qualche pagina di un buon libro. Ora, ahimè, da molti anni, il mio leggio da bagno è inutilizzato, quasi altrettanto come i miei occhi, e questo mi preclude un altro, forse il sommo dei piccoli piaceri: poter aprire a casaccio un libro nuovo e gustarne il sapore, l’odore e persino il fruscio della carta. Un tempo i libri arrivavano con le pagine non tagliate e un altro piccolo piacere era scoprirne il contenuto facendo uso del tagliacarte, oggetto ormai quasi dimenticato.

Penso spesso che l’umanità si possa dividere in tante piccole categorie contrastanti: chi ama i cani, chi i gatti, chi la doccia e chi il bagno, chi il caffè chi il tè. I primi si distinguano per maggiore energia: una tazzina di caffè e via di corsa, magari in compagnia del cane. Gli altri stiracchiano in lungo l’attimo del piacere il più possibile, sentendo i minuti scorrere sulla pelle quasi con voluttà. E’ quello il momento per il tè che  va scelto con cura a seconda della giornata e dell’umore. Prevedendo una certa attività è meglio un robusto tè indiano o di Ceylon atto a sostenere qualche fatica, mentre se si può sperare in una giornata rilassante e contemplativa, nulla è meglio di un tè cinese, da scegliersi tra Keemun, Lapsang, odoroso di fumo o anche, per i momenti migliori, un biondo tè al gelsomino. Mi torna alla mente una piccola poesia dedicata a Gli Tai Po:

Ad un giovane amore

una coppa di vino dona l’ale.

A me, cui neve antica imbianca il capo

più giova una fragrante, ambrata tazza

di tè, su cui benevola una dea

sparso a minuti fior di gelsomino,

profumo di illusoria gioventù.

Mi rendo conto che, invecchiando, si tende ad aumentare il numero di questi piccoli piaceri, ma in fondo che male c’è? E posso persino perdonare i fumatori che in una sigaretta, immagino, trovino una simile soddisfazione.


IL MONDO DI CAUCCIÙ

Lo sai, Gatto, che viviamo in un mondo di caucciù, sì, perché sembra allargarsi e stringersi a seconda dai tempi. Se ripenso all’epoca della Grecia classica, in fondo il mondo era piuttosto piccolo. In pratica erano le terre attorno al Mediterraneo, conquistate o conosciute a poco a poco, ma tutto si fermava lì. Si favoleggiava, sì di terre misteriose oltre i confini noti, ma sempre con diffidenza poiché già la natura aveva posto limiti ben precisi: i Dardanelli, il Bosforo e, a occidente Gibilterra, confine considerato invalicabile imposto da un semidio, Ercole con le su colonne. Al di là le antiche carte geografiche mostravano lande sconosciute con la scritta: “Hic sunt leones”, che non prometteva niente di buono. Eppure è certo che i Fenici, ad esempio, avevano già circumnavigato l’Africa e a Roma le ricche dame dell’impero si vestivano con sete cinesi, faticosamente arrivate via terra attraverso il deserto di Gobbi. Era però sempre un mondo ristretto che però già era in procinto di allargarsi fino a orizzonti sconosciuti. Ce lo dimostrano, ad esempio, alcuni fatti: il nome Groenland, cioè paese verde, già in antichità toccato e in parte colonizzato da tribù scandinave. Da lì il passaggio fino alle coste del Nord-America non era enorme, e tra molti altri segnali c’è anche un bassorilievo inequivocabile di un tacchino in una chiesa danese molto precedente alla conquista d’America.

Poi si aprirono le vie delle spezie, sempre preziose fino al giorno, assai lontano, del taglio del canale di Suez o a quello di Panama. Da allora i mondo si è ampliato fino a raggiungere la luna e ad aspirare al resto dello spazio. Mai è poi proprio reale, questo allargamento? A guardarci bene, direi di no. Nonostante lo sforzo di creare anche solo un’ Europa unita vedo rinascere dappertutto istinti di nazionalismo che nulla promettono di buono per quella via. Siamo dunque di nuovo in un periodo di restringimento?