Articolo apparso sul Corriere del Ticino il 30 gennaio. Ripubblicato con il consenso dell’Autore.


Recentemente, nell’ambito di un’inchiesta giornalistica, mi è stato chiesto cosa prevedessi per la piazza finanziaria ticinese tra 20 anni. Ho dovuto confessare che non ero in grado di dare risposta. Tra l’altro perché molto dipenderà dall’evoluzione della piazza svizzera.

Sarebbe da sciocchi cercare di minimizzare la recente cocente e umiliante sconfitta che il nostro mondo bancario e la Svizzera tutta hanno dovuto subire dagli Stati Uniti. Come noto le nostre banche si sono viste obbligate da un’autorità straniera – il Dipartimentodi giustizia degli USA – a dichiararsi colpevoli anche non essendone certi e per evitare il peggio, accettando di pagare fin d’ora multe di cui non si conosce l’ammontare e per la cui fissazione non si avrà nulla da dire. È inutile piangere sul latte versato. Nella vita succede di subire pesanti batoste, l’importante è trarne le necessarie lezioni e sapersi risollevare.

Come ho già scritto nella mia colonna quindicinale per «Die Zeit», l’errore peggiore che oggi possiamo compiere sarebbe quello di dedicarci alla caccia al colpevole e del rinfacciarci gli uni gli altri vere o presunte responsabilità. Certo, le banche hanno commesso imperdonabili errori, specie dopo il 2009, tali da farci dubitare che venalità e rozza ingordigia abbiano obnubilato le loro capacità di giudizio. Il nostro Consiglio federale diviso anche da rivalità non eccelle per esperienza internazionale non si caratterizza per la fermezza delle decisioni. La ministra delle Finanze, senza una forza politica propria in Parlamento, è costretta a continue operazioni di equilibrismo per non dispiacere a quella sinistra che l’ha eletta. L’Amministrazione federale ha forse sopravvalutato le proprie forze e capacità negoziali, non facendosi assistere come si doveva in un Paese duro e cavilloso come gli Stati Uniti.

Una Finma cui dovrebbe stare a cuore lo sviluppo della piazza, pare più intenta a smarcarsi e confonde spesso autoritarismo con autorevolezza. I nemici del segreto bancario si preoccupano più della loro caccia alle streghe che degli interessi del Paese. Invece di lacerarci e perdere tempo sugli interrogativi di cui sopra, urge riannodare le fila e preparare le strategie per il futuro. Innanzitutto dovremmo capire che un’economia moderna non esiste senza banche. Oggi non siamo più solo al finanziamento tramite i depositi raccolti, ma a ruoli indispensabili quali quelli della trasformazione dei rischi temporali e valutari, alla cartellizzazione del credito che permette di mobilitare maggiori capitali, all’assistenza ai negozi internazionali e altro.

Ma le banche devono metterci del loro spiegando e facendoci capire cosa fanno in pratica e l’utilità del loro agire (l’ignoranza in materia è notevole, anche perché la materia non è facile) evitando oltretutto di ricadere in atteggiamenti arroganti e inutilmente rigidi, spesso indizio di poca intelligenza. Dal canto nostro smettiamola di vedere in ogni funzionario di banca un potenziale manigoldo. Lo dobbiamo a quelle centinaia di migliaia di dipendenti che da anni lavorano in condizioni di stress. Ricordiamoci anche che le banche danno lavoro a migliaia di persone e se i loro affari funzionano sono tra i più grossi contribuenti e quindi tutti ne beneficiamo.

È necessaria una strategia del rilancio che valorizzi l’eccellente reputazione dei nostri istituti (e quindi della Svizzera) in Asia, Medio Oriente, Sud America, vale a dire nel mondo che sta emergendo. È un’immagine dalla quale trae beneficio tutta l’economia svizzera. Le banche non hanno diritto a privilegi ingiustificati (tipo too big to fail), debbono impegnarsi allo stremo per ricuperare il prestigio perso (lo debbono anche ai loro collaboratori), ma noi dobbiamo smetterla con i pregiudizi e le prevenzioni che non giovano a nessuno. Gli errori non vanno certo dimenticati, ma non serve continuamente rinfacciarli. Ricordiamoci: la Svizzera tutta non trarrebbe nessun vantaggio da una piazza finanziaria indebolita.

Tito Tettamanti