Disdetta arbitraria contro i dipendenti di SCuDO (titolo originale)


Pubblichiamo, integralmente e senza esprimerci nel merito, questa presa di posizione sui conflitti interni all’organizzazione (che certamente non sarà l’ultima). Già abbiamo assistito a un duro scambio di accuse tra Raoul Ghisletta e Lorenzo Quadri. Un interrogativo vorremmo sollevarlo sulla questione “licenziamenti”, di cui si parla nello scritto. Immaginiamo che un licenziamento non possa essere intimato per puro capriccio e senza una ragione plausibile. (fdm)

Il personale del Servizio cure a domicilio (SCuDo) di Lugano è stato informato che dal 1° gennaio 2015 non sarà più protetto dal Contratto collettivo di lavoro cantonale dei Servizi di assistenza e cura a domicilio di interesse pubblico (COSACD). Contrariamente a quanto scrivono i vertici del Comitato di SCuDo non è vero che per il personale di SCuDO non cambierà niente. È accertato che laddove il personale non è sostenuto da un contratto collettivo di lavoro, è più soggetto a pressioni e disdette da parte dei vertici. Chiaramente i datori di lavoro autoritari non vogliono alcun contropotere che intervenga a difesa del benessere e della dignità del personale.

Già in passato varie vicende di licenziamento hanno suscitato clamore dentro e fuori lo SCuDo di Lugano. Colpevole di fare bene il suo lavoro e di non andare d’accordo con i vertici, nel 2010 è stata licenziata la capoéquipe AB. Poco prima un’altra capoéquipe aveva lasciato lo SCuDo. AB era stimata da tutto il personale di SCuDO e si è battuta contro il suo licenziamento con i Sindacati. In questo periodo anche altre dipendenti venivano licenziate dal Presidente di SCuDo, dr. Macchi, che comanda da tre decenni nel’aiuto domiciliare luganese. Contro il licenziamento di AB, poco prima di Natale 2010, i Sindacati hanno consegnato al Gran Consiglio una petizione con 3’200 firme, la quale chiedeva al Cantone e al Dipartimento della sanità e della socialità (DSS) di mettere fine ad una gestione inaccettabile del personale. Da segnalare anche che parallelamente 43 dipendenti avevano consegnato al DSS una lettera di autolicenziamento cautelativo, quale gesto di solidarietà con la capoéquipe licenziata. La vertenza di AB è ancora davanti ai Tribunali a causa della resistenza del presidente del Comitato di SCuDo nel redarre [redigere] un certificato di lavoro dignitoso e veritiero.

Ricordiamo poi che il Presidente dr. Macchi non ce l’ha solo con i Sindacati, ma anche con la Commissione interna del personale di SCuDo, un organismo rappresentativo del personale (circa 200) da sempre attivo nell’aiuto domiciliare di Lugano. I vertici di SCuDo hanno fatto di tutto nel corso del 2012 per eliminarla e intimorire il personale, al punto che pochissimi dipendenti avevano il coraggio di candidarsi e di sostenere la Commissione nel suo lavoro. Al posto della Commissione il Comitato di SCuDo ha avuto la brillante idea di creare la figura di un ombudsman da loro pagato, che ovviamente non è mai stato contattato dal personale (per paura di perdere il posto di lavoro o per scarsa fiducia).

Il processo di gestione sempre più autoritaria di SCuDo è poi proseguito con l’improvvisa rottura del rapporto di lavoro con il direttore nella seconda metà del 2012: già pupillo del dottor Macchi, l’ex direttore ha seguito la medesima strada verso la porta, con un’uscita volontaria o accompagnata non si sa. Sulle ragioni dell’ennesima rottura contrattuale il Comitato di SCuDo non ha mai informato l’assemblea dei delegati di SCuDo, malgrado fosse stato richiesto di farlo.

Infine, dopo la morte di Giovanni Cansani (l’unico che teneva un po’ testa al dr. Macchi) e la sua sostituzione con Lorenzo Quadri, il Comitato di SCuDo ha compiuto l’ultimo passo per la presa del potere assoluto a scapito dei dipendenti: mettere fuori dalla porta i sindacati tramite la disdetta del contratto collettivo di lavoro per il 31.12.2014. Il Contratto collettivo di lavoro è uno strumento avanzato che garantisce la partecipazione delle parti sociali e del personale, sindacalizzato o non sindacalizzato (in Svizzera vige la libertà sindacale). Dal 1.1.2015 il Comitato di SCuDo potrà fare il bello e il brutto su tutta la linea. È scandaloso se questo avviene in una ditta privata, ma è ancora più scandaloso che questo avvenga in un ente parapubblico, sovvenzionato dai Comuni e dalle casse malati. Come Sindacati cercheremo di creare un fronte unitario per difendere i diritti del personale di SCuDo: un primo passo sarà l’assemblea del personale convocata il 19 febbraio, alle 19, alla Cappella delle due Mani a Massagno.

Fausto Calabretta, sindacalista VPOD Ticino