Malgrado il rifiuto del premier italiano Enrico Letta di farsi da parte, il segretario del partito democratico Matteo Renzi ha confermato la decisione di ritirare la fiducia all’attuale capo del governo, chiedendo per sè la presidenza del Consiglio per accelerare le riforme.

Rivoluzione di velluto all’italiana? – scrive il portale “actuwiki.fr” : “Fatto inedito nella storia politica del paese, in meno di mezz’ora il capo del principale partito di coalizione Matteo Renzi ha licenziato il capo del governo in carica.
Nell’ambito di una riunione d’urgenza della direzione del partito democratico, il leader della sinistra italiana ha giustificato la sua intenzione di sostituire Enrico Letta alla testa del governo con l’urgente necessità di accelerare il ritmo delle riforme e cambiare orizzonte.

Secondo la stampa italiana Matteo Renzi potrebbe essere ufficialmente nominato questo fine settimana alla presidenza del Consiglio dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano.

[…] Malgrado il rifiuto dell’attuale capo del governo Enrico Letta di rassegnare le dimissioni, Matteo Renzi ha deciso di pretendere la guida del governo. Salvo colpi di scena, Renzi dovrebbe essere nominato presidente del Consiglio questo fine settimana. A 39 anni, diventando il più giovane capo del governo di tutta la storia dell’Italia.

[…] Dopo la nomina di Mario Monti nel novembre 2011 e quella di Enrico Letta nell’aprile 2013, è la terza volta in tre anni che un presidente del Consiglio, non designato dal suffragio delle urne, verrebbe nominato dal Quirinale.
In mancanza dell’adozione finale di una legge elettorale, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha nuovamente scartato l’ipotesi di elezioni anticipate a breve termine.

La tempestività apparente del “blitz” di Matteo Renzi, che in pochi giorni ha deciso di volersi insediare a Palazzo Chigi, dopo aver giurato il contrario per diversi mesi, si spiega soprattutto con il fallimento della ripresa economica.

Mentre sin qui Enrico Letta beneficiava di un sostegno abbastanza vasto degli ambienti economici, il recente ultimatum sull’accelerazione delle riforme lanciato dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi è stato chiaramente visto come un segnale di sfida. E come il segnale che per attuare le riforme una gran parte dei poteri forti si schiera dietro Renzi.

“Da giugno si parla di ripresa e da giugno scrivo regolarmente che non vi è alcuna ripresa. Quando si è perso l’8% del Pil non si può essere contenti di un balzo in avanti dello 0.6% – ha confidato Romano Prodi alla 7.”