Renzi 3Fuori misura

13 febbraio 2014: Renzi, spinto da ambizione smisurata (sono parole dello stesso Renzi, che per allievare in qualche modo la brutalità della sua pubblica, onestissima e sincera ammissione attribuisce questa virtù politica anche all’intero partito), rottama Enrico Letta, per creare un nuovo governo che politicamente non potrà essere altro che una fotocopia del precedente. I problemi da risolvere rimangono gli stessi, di difficilissima, quasi impossibile soluzione se non a lunghissima scadenza,  si potrà finalmente cancellare la Cancellieri, e un paio d’altri ministri con lei, sostituendoli con personalità di alto livello di cui non si scorge traccia. Anche la base di consenso parlamentare, migliorata nelle prime settimane di attività dagli abituali, per la politica italiana, professionisti del salto sul carro del vincitore rimarrà dal più al meno quella che aveva Letta. Che in queste condizioni Renzi possa durare, come ha pronosticato, fino al 2018 è tanto inverosimile come il pensare che il mezzo presidente comunista del Colle possa durare ancora 6 anni.

Quando i vescovi facevano politica (che tempi fantastici! Red)

Charles Maurice de Talleyrand-Périgord, 1754-1838, principe, vescovo, politico e grandissimo diplomatico, è una fucina di battute divenute immortali. Ne riporto 4, che tutte si attanagliano perfettamente a Renzi e alle sue ultime intraprese.

  1. “Tout ceux qui est excessif est insignifiant”: un’ambizione smisurata è obbligatoriamente eccessiva!
  2. “Méfiez vous de vôtre premier mouvement, il est toujours généreux”. Diffidate del vostro primo passo, è sempre generoso.
  3. “C’est pire qu’un crime, c’est une faute”. E`peggio di un crimine, è un errore.
  4. “Chaque pas non nécessaire est imprudent”. Ogni passo non necessario è imprudente. Cambiare un governo      senza motivazione politica, ma solo per personale ambizione, non è necessario.

Dottor Soldati, è poi una gran perdita? (Red)

Enrico Letta, che ho descritto come pallido ed incolore “apparatchik”, altri come “mollusco”, pochi giorni fa affermava di intravvedere la luce alla fine del tunnel. Aveva perfettamente ragione, un lume si scorgeva, lontano lontano. Tanto lontano da non permettergli di capire che si trattava della luce dei fari del carro funebre che lo stava traslocando al cimitero politico. Essendo il suo un genoma di puro “apparatchik”, per di più di estrazione democristiana, sono praticamente sicuro che non lo vedremo risorgere. Divenuto leggermente tronfio dal momento della sua investitura, troppo ligio a Bruxelles per potermi piacere, era però pieno di buona volontà e sicuramente onesto. Il modo brutale con cui viene allontanato dalla sua alta carica dal suo partito mi fa orrore.

Lunghi coltelli a sinistra (e la destra, che fa? Red) 

Renzi ha dato prova, come sindaco e poi come segretario del PD, favorito dall’insensato e sciocco, per non dire stupido, suicidio politico di Bersani, di grandi qualità di tribuno: bella capacità oratoria, spregiudicatezza somma e un “quantum satis” (quanto basta) di demagogia. Sono qualità che attirano simpatie e suscitano speranze, ma che non bastano per resistere alla prova dei fatti. Con la rottamazione di Letta, checchè ne dica motivata unicamente da ambizione sfrenata, si è creato nemici mortali in quella parte di nomenclatura del suo partito che già guardava a lui con diffidenza. Un Cuperlo, un Civati, gli stessi Bersani e “Baffetto” D’Alema hanno ancora seguaci numerosi, anche se in minoranza nella direttiva del PD. La vendetta arriverà silenziosa e sicura, come un colpo di coltello ceceno nella schiena.

Voto “bulgaro”? Ma no, sarebbe stato 199 a 1, non siamo mica a un comitato cantonale! (Red)

Non sono riuscito a sapere se il voto nella direttiva del PD si è fatto a mano levata o è stato segreto. I no sono così pochi che propendo per la prima ipotesi.

I troppi trenta-quarantenni (un’età in cui si ha tutto, intelligenza, vigore e intraprendenza, ma manca, e come, l’esperienza) che lo circondano e i troppi avversari anziani (sicuramente intelligenti, se sono riusciti a sopravvivere per anni nella giungla politica romana, con meno vigore e intraprendenza ma con ben maggiore esperienza) mettono sin d’ora una pesante ipoteca sul futuro politico di Renzi. Diceva qualcuno: chi troppo salir vuole cade sovente precipitevolissimevolmente.

Alla lunga i detti popolari si rivelano sempre pieni di saggezza e realismo.

Il più grande, sinora ineguagliato (in un certo senso)

Il più grande politologo italiano che io conosca, profondo conoscitore dei palazzi della politica di Roma, un certo Benito che ha terminato la sua (lunga) carriera a Piazzale Loreto, ha lasciato detto: “Governare  gli italiani non è difficile, è inutile”. Vedremo se Renzi riuscirà a smentire questa battuta che più realista non si può.

Gianfranco Soldati