Riprendo dal Mattinonline questo articolo di Lorenzo Quadri. Un francofono direbbe “Sans commentaire!” Ma io, scusate tanto, un commento lo faccio: spero intensamente che ciò che scrive il direttore del Mattino non sia vero! (fdm)


Un pregiudicato bulgaro, con contatti con la criminalità organizzata ed evaso di prigione, ottiene il permesso B in Ticino. Entrare è troppo facile: il problema è farli uscire…

Le conferme continuano a piovere. E tanto peggio per gli spalancatori di frontiere che per l’ennesima volta si trovano pubblicamente sbugiardati.

“Gli è che” è successo di nuovo: un pregiudicato per reati gravi commessi in Italia – non in Romania o in Bul­garia – viveva tranquillo e beato in Ticino, felice titolare di un permesso B. Questo malgrado in patria il si­gnore fosse sospettato di legami con la criminalità organizzata e fosse pure più volte (sic!) evaso dal carcere. Mica bau-bau micio-micio.

Il caso è emerso a seguito delle inda­gini sulla truffa delle auto rubate al garage GTO di Canobbio, una vi­cenda che ha portato a vari arresti.

Quando dicevamo che il caso di Raf­faele Sollecito, di recente condannato al processo d’appello bis a 25 anni di carcere per il delitto di Perugia, e cio­nonostante (ex) felice titolare di un permesso B, non era che la punta del­l’iceberg, avevamo ragione. Del resto non servivano particolari doti para­gnostiche per arrivarci.

Schengen: un fallimento
Gli accordi di Schengen sono dunque un fallimento su tutta la linea. Un vero e proprio bidone. Una catastrofe per la nostra sicurezza, gettata nel water perché “bisogna aprirsi al­l’UE”. Sì perché non solo ci siamo riempiti di delinquenti, ma di delin­quenti pericolosi: un conto è truffare soldi ad una banca, altra cosa sono i legami con la criminalità organizzata e le evasioni plurime di prigione.

Sapendo benissimo cosa si rischiava, il Consiglio federale ha accettato l’imposizione degli eurobalivi se­condo la quale i permessi di dimora vengono rilasciati senza alcun con­trollo sui precedenti penali del richie­dente. Ci si basa infatti sull’auto­certificazione da parte di quest’ul­timo. Ma davvero qualcuno a Berna ha creduto che il delinquente stra­niero, richiesto di autocertificare se la propria fedina penale sia o meno im­macolata, direbbe la verità? Qui c’è gente che crede di poter trattare cri­minali stranieri come se fossero degli onesti svizzerotti un po’ fessi e timo­rati dell’autorità! Ed ecco il risultato.

Protetti dai tribunali
La domanda, a cui nessuno è in grado di rispondere, è: per un caso come quello testè citato che viene a galla, quanti rimangono nascosti? Sia Sol­lecito, sia il colluso con la criminalità organizzata e plurievaso hanno com­messo reati in Italia. In Italia, vivad­dio, paese con cui confiniamo! Par­liamo la stessa lingua! Se non c’è uno straccio di controllo affidabile sui cit­tadini italiani che richiedono un per­messo B, immaginiamo su – tanto per un esempio – bulgari e rumeni! Come se non bastasse a peggiorare la situazione ci si mette pure l’indecente garantismo dell’autorità giudiziaria.

Di recente il Tram ha sentenziato che non si può ritirare il permesso B ad un truffatore UE. Ma questo è ancora il meno. Ci sono casi che fanno riz­zare i capelli in testa. Ad esempio, uno di nostra conoscenza, e su cui ab­biamo riferito a più riprese da queste colonne: ad un cittadino italiano, condannato a svariati anni di galera in Italia dove risulta latitante, perché se vi mette piede viene arrestato, non si può rifiutare il rinnovo del per­messo G!

Oltretutto: anche i paracarri sanno che i frontalieri sono tenuti a rientrare al domicilio almeno una volta a setti­mana, qui invece non è manifesta­mente possibile perché per il bravo frontaliere pregiudicato, rientro in pa­tria vuol dire arresto! Ma le nostre au­torità giudiziarie ancora lo tutelano!

Non parte nessuno
Il quadro, dunque, è sufficientemente chiaro. Lo è in modo desolante. Gra­zie alla devastante libera circolazione delle persone in Svizzera entra di tutto. Non solo clandestinamente, ma anche con tanto di permessi. Perché non sono più possibili, se non in casi eccezionali, le verifiche più ovvie. Quelle che anche il Burundi farebbe; mentre gli svizzerotti fessi accettano di rinunciarvi.

Nel nostro Paese entra di tutto però non si rimanda a casa nessuno o quasi. Perché puntualmente arriva l’autorità giudiziaria ipergarantista a decretare il njet. Avanti così… (Avanti inscì, Red)

LORENZO QUADRI