25 febbraio 2014: giornata faticosissima, 13 ore alla televisione per seguire le vicende della presentazione del nuovo governo al Senato (da rottamare) e voto sulla fiducia.

Protagonista assoluto, non poteva essere altrimenti, il “toscanaccio” detto anche “ghe renzi mì” (“agorà” su Rai 2).

Ho seguito minuto per minuto il suo discorso. Grande ammirazione per la capacità oratoria (a braccio) del tribuno, la sfrontatezza e il coraggio temerario, confinante o sconfinante nell’incoscienza, la voglia e la sicurezza di poter veramente fare qualcosa di nuovo per “educare” (nel senso latino letterale del termine, ha detto: da “e-ducere”, condurre fuori) l’Italia fuori dal baratro in cui è precipitata.

Come persona Renzi mi è simpatico, ma i dubbi sono aumentati man mano che il suo discorso di investitura proseguiva, per trasformarsi alla fine nel giudizio che abbiamo di fronte a noi un giocoliere non delle 3, ma di 6 tavolette. Perchè? Vediamo allora più da vicino il suo programma.

Nuova legge elettorale, l’”Italicum”, concordata pochi giorni fa con Berlusconi. Non prevede la possibilità per l’elettore di scegliere i suoi rappresentanti, potestà che resta delegata ai segretari dei partiti ed è quindi un “vulnus” (ferita) congenito e gravissimo alla democrazia, “ad usum, in questo caso, sylvii et matei”, di Silvio e Matteo. Una legge però che ha almeno il merito di essere fattibile in pochi giorni, con i voti bastanti di PD e Forza Italia. Verrà portata alla Camera, promette Renzi, già la settimana prossima.

Modifica costituzionale (titolo V della Costituzione): fattibile.

Smantellamento del Senato e riduzione del numero dei parlamentari: per realizzarli occorrono i voti dei parlamentari. Non ho mai visto, da quando sono al mondo, ma neanche ho letto dalla preistoria in poi, di un politico che segasse il ramo sul quale sta seduto. Per modifiche di questa natura occorre un despota in grado di inviare in Siberia o direttamente all’inferno, con biglietto di sola andata, i parlamentari renitenti.

Riduzione dell’ipertrofica, cavillosa e soffocante burocrazia a dimensioni più consone ad una buona amministrazione. Certo, un taglio di alcune centinaia di migliaia di posti è teoricamente più che auspicabile, ma quando si deve passare dalla teoria ai fatti bisogna fare i conti proprio con la burocrazia, che ha a sua disposizione armi sottili, subdole e surrettizie, difficilmente sanzionabili: sciopero dello zelo, resistenza passiva, messa in congedo di malattia, ed altre “invenzioni” di cui la burocrazia non è certo avara quando è in gioco la sua sussistenza. E poi, dove finiranno i burocrati “messi a riposo”? Ad infoltire i ranghi di una disoccupazione già insopportabile?

Contratti a termine per i superburocrati, che adesso restano per una vita mentre i governi passano in fretta, con il risultato che sono loro in realtà i “governanti” del paese. Una misura questa   che vedrei volentieri messa in atto anche alle nostre latitudini.

Pagamento immediato dei debiti della P.A. (pubblica amministrazione) verso imprese, aziende e privati. Ho sentito parlare di 50, 90 e 100 mrd di euro. Dove trovarli? Nei capaci forzieri della CDP (Cassa Depositi e Prestiti, dove stanno i soldi dei libretti postali di risparmio). Sono risparmi dei cittadini e certo non dei più abbienti. Metterli a rischio non è il massimo delle buone idee, e comunque si tratterebbe in pratica di un aumento del debito pubblico di 50, 90 o 100 mrd.

Abbattimento del cuneo fiscale a 2 cifre percentuali. Ottima, ottimissima cosa, ma sono in soldoni spiccioli altri 25 mrd da scovare, dove nessuno lo sa, e il toscanaccio meno che gli altri.

Nessun aumento delle tasse, aveva promesso e promette Renzi, in perfetto accordo con la sua indispensabile stampella Alfano, ma il nuovo ministro dell’economia ha già ventilato l’ipotesi di una tassazione dei Bot (Buoni ordinari del tesoro), forse la forma più diffusa di risparmio privato.

La scuola, decisamente da rilanciare in vista della formazione di persone all’altezza delle necessità economiche e scientifiche dei tempi. Come? Per tramite del risanamento delle strutture scolastiche fatiscenti  e con il dovuto rispetto e prestigio  riconosciuti ai docenti.  Ma il risanamento degli edifici scolastici darà forse impulso al lavoro e alla crescita, ma la qualità dell’insegnamento non cambia di una virgola. Rispetto e prestigio potranno forse migliorare il morale alle caviglie del corpo insegnante, ma non in modo decisivo. E poi gli eventuali effetti pratici di un totale progresso didattico si vedrebbeo solo tra 20 o 25 anni.

Degli esodati, problema gravissimo che grazie alle misure decretate dal (per me funesto) governo Monti sotto forma di legge Fornero ha colpito centinania di migliaia di persone senza lavoro e senza pensione, neppure una parola. Per un segretario del maggior partito di sinistra una inquietante manchevolezza.

La Giustizia: riconoscimento di una situazione insostenibile che dura da almeno 20 anni, revisione della normativa amministrativa e civile. Della Giustizia penale, causa prima delle attuali difficoltà politiche, neppure una parola. E silenzio anche sul fatto che la magistratura giudiziaria verrà in ogni caso difesa oltre ogni ragionevolezza dalla Consulta, Corte Costituzionale, sola e unica padrona di sé stessa e della classe da cui proviene. Una corte di 15 giudici inamovibili per 9 anni, che negli scorsi anni si è distinta per decisioni sorprendenti per non dire astruse (non obbligatorietà della messa dietro le sbarre di stupratori in gruppo), vergognose quando decretarono la incostituzionalità

di un moderato ritocco all’ingiù dei privilegi salariali e pensionistici loro e dell’alta burocrazia a specchio dei sacrifici richiesti dal governo Monti ai comuni lavoratori e pensionati.

Snellimento delle strutture provinciali e regionali. Auspicabile, ma la battaglia di Stalingrado diverrà bisticcio di bambini dell’asilo a fronte della lotta che sarà necessaria per sloggiare i tenutari delle “cadreghe”.

Lavoro, sviluppo e crescita. Tutto da “educare”, sempre dal latino, condur fuori dal pantano. Ma i politici in questo campo hanno ben poco spazio d’azione, al massimo creare le condizioni quadro più favorevoli agli imprenditori, perché sono loro che creano i posti di lavoro (posti di lavoro veri, non gli impieghi tipo i 20’000 forestali della Sicilia) e la crescita. E ancora, ci sono i conti da fare con i sindacati, per vecchia consuetudine e quasi tradizione litigiosi e ostinati in Italia più che altrove.

La sanità: qualche intervento, palliativo direi, ma in complesso forse il settore che meglio funziona nel paese, all’infuori delle solite e popolari critiche alla malsanità.

Per finire, un fatto per me di conseguenze incommensurabili ma quasi sicuramente negative per l’Italia. Pier Carlo Padoan al ministero dell’Economia. Dopo Saccomanni, Letta e Monti ancora un servo di Bruxelles in posti chiave. Le luci che scorgeranno in fondo al tunnel rischiano di essere, come già ebbi a dire per il povero Letta, quelle dei fari del carro funebre che porta lontano il Paese.

Per concludere, il toscanaccio “ga renzi mi” si è spavaldamente assunto compito e impegni che potrei definire sovrumani o impossibili. Ne portasse a buon fine un 20% di quel che ha promesso, all’uomo del Colle del prossimo futuro incomberebbe il dovere di nominarlo Presidente del Consiglio a vita.

Gianfranco Soldati