La nostra intervistata è una donna di Simferopoli, capitale della Crimea. Non ne scriviamo il nome. Ha 49 anni e lavora all’Università. La Redazione ringrazia per la preziosa collaborazione la signora T., residente nel Ticino da diciotto anni.

Un’intervista del professor Francesco De Maria.

Simferopoli 3

Gruppi armati presidiano gli edifici chiave della città

Com’è la situazione a Simferopoli? Ci sono disordini nelle strade? Scontri armati?

La situazione è tranquilla. In città ha avuto luogo una grande manifestazione pacifica, senza violenza. Il centro è stato chiuso per un giorno, ora la situazione si è normalizzata. Anche l’Università è calma, il lavoro procede come sempre.

La popolazione ha paura?

No, non ha paura. Si sente protetta dalla presenza russa.

Gli approvvigionamenti (cibo, benzina, elettricità, ecc.) sono normali?

Sì, non manca niente.

I russi di Crimea sono militarmente organizzati? Se sì, in che forma?

Ci sono gruppi di militanti che presidiano i punti chiave: il parlamento, i municipi delle città, la radiotelevisione, ecc. Quanto ai Berkut (“aquile reali”), che costituivano una forza di polizia speciale agli ordini di Ianukovich, quelli di origine crimeana si sono rifugiati in patria per salvare la vita. Parecchi di loro, subito dopo la caduta del presidente, sono stati arrestati a Kiev, picchiati e anche uccisi. Ma di queste cose la stampa internazionale non parla.

Reparti dell’esercito russo hanno passato la frontiera? Con quanti uomini? Con mezzi pesanti?

Non posso affermarlo con certezza. Qui a Simferopoli non si vedono soldati russi, anche se non posso escludere che siano aqquartierati nelle vicinanze. A Sebastopoli ci sono militari russi, principalmente marinai, ma sono truppe la cui presenza è conforme all’accordo stipulato nel 2010 tra l’Ucraina e la Russia.

Quanti uomini?

Circa ventimila, secondo l’accordo. Ma quanti siano realmente in questo momento, non so dire.

In questo momento chi ha il controllo effettivo della Crimea?

In questo momento il potere è nelle mani del popolo di Crimea e il nuovo governo insediatosi a Kiev non ha più alcun controllo sul paese.

Chi è il nuovo leader politico della Crimea? Qual è il suo titolo e chi ha legittimato la sua autorità?

Sergyi Aksyonov è primo ministro del parlamento della Crimea (non riconosciuto da Kiev) ed è in carica da pochi giorni. Proviene dalla formazione politica “Unità Russa”, moderata e non radicale. Il suo primo vice è tartaro (o tàtaro, appartenente all’etnia musulmana della Crimea, il 12% della popolazione, ndR) e i tartari nel nuovo governo sono adeguatamente rappresentati.

Quale posizione ha assunto l’ammiraglio Berezovsky?

L’ammiraglio, che è il comandante della marina ucraina, ha giurato fedeltà alla Crimea. La notizia è confermata.

La popolazione della Crimea desidera tornare a far parte della Russia?

La maggioranza della popolazione è russa (la Crimea venne annessa all’Ucraina nel 1954, subito dopo la morte di Stalin) e dunque guarda alla Russia con simpatia e speranza. Alcuni certo vorrebbero l’annessione. Ma altri sarebbero disposti ad accettare una condizione di vera autonomia in seno all’Ucraina, autonomia che oggi come oggi non esiste.

Che cosa succederà nei prossimi giorni?

Difficile dire. Una data fondamentale è il 30 marzo, giorno in cui il popolo andrà al voto sul referendum. L’esito della consultazione è scontato, sarà plebiscitato il ripristino della Costituzione del 1992 con il suo pieno contenuto di autonomie, quelle autonomie che sono state gradualmente svuotate e soppresse nel corso degli ultimi vent’anni.

Putin cederà alle pressioni dell’UE e degli americani?

La posizione della Russia è militarmente forte e, anche sul piano economico, le rappresaglie occidentali non saranno automaticamente efficaci. L’Unione Europea non è affatto unita: Angela Merkel ha mostrato disponibilità, così come la Spagna. E la Cina è tradizionalmente alleata della Russia. Una soluzione politica è tuttora possibile.

E il presidente destituito?

Ianukovich può ancora essere considerato “presidente legittimo” ma è  chiaro che è politicamente morto. Ha fallito su tutta la linea e, al culmine della crisi, è crollato. Alcuni addirittura lo considerano un traditore.


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