Sullo scambio di informazioni OCSE


A quella “ministra” che tanto sta simpatica all’amico Tiziano (e al dottor Soldati che sverna a Tenerife) si potrebbe applicare la frase (un po’ villana) che Berlusconi rivolse a Rosy Bindi: “Lei è più bella che intelligente”. In questo caso particolare ci starebbe anche la variante: “Lei è più bella che degna di fiducia”.
 
Talvolta ripenso a quel funesto dicembre 2007, che ci gettò tra le braccia – regalo avvelenato – questo disastro ambulante. Mestamente mi dico: da un sordido intrigo parlamentare e da un tradimento che bene può mai scaturire?


Con rammarico e preoccupazione ci troviamo quotidianamente a confrontarci con le confuse dichiarazioni che il Consiglio Federale, per bocca della Ministra delle Finanze Widmer-Schlumpf, rilascia regolarmente alla stampa, dichiarazioni a dir poco dirompenti che finiranno per nuocere irreparabilmente al tessuto finanziario e bancario di questo Paese.

È inammissibile che un Governo gestisca una parte cosi importante della propria economia e dei propri interessi nazionali sull’onda di un’emotività scaturita da minacce e ricatti di altri Paesi, che nulla fanno se non pensare al proprio tornaconto e rafforzare le proprie piazze finanziarie a scapito della nostra. Il caso del programma statunitense FATCA è un esempio lampante, oltre che una farsa. Molti Paesi, tra cui la Svizzera, sono stati messi sotto pressione per la firma di questo trattato ma, alcuni mesi dopo, sulla stessa stampa americana si leggeva che il partito repubblicano è totalmente contrario a questa imposizione, in quanto andrebbe a nuocere gli interessi di concittadini statunitensi all’estero, ca. 6 mio di persone. Con questo FATCA ci siamo scavati la fossa per metà, accettando di introdurre principi americani nel nostro sistema normativo; l’altra metà della fossa ce la scaveremo con la smania di continuare a fare i primi della classe, che distingue in particolar modo la politica adottata dal Dipartimento delle finanze.

Qualche mese fa il Governo Federale sbandierava che lo scambio d’informazioni fiscali con il modello OCSE sarebbe entrato in linea di conto per la Svizzera non prima che fosse applicato in tutti gli altri Paesi. Dopo il vertice in Australia dei Ministri delle finanze del G20, la nostra “zelante” Ministra è riuscita per l’ennesima volta a sconvolgere non solo gli operatori del settore finanziario, ma anche la clientela nazionale e internazionale, con questa frase:

In materia di scambio automatico fiscale la Svizzera deve (non dovrebbe, ndr) avanzare più rapidamente di quanto pensato. Certamente non possiamo dire: aspettiamo fino a quando lo abbiano introdotto tutti. Sarebbe un approccio sbagliato  – .

Viene da chiedersi quale tipo di strategia e motivazione strampalata abbia in mente il Consiglio Federale, peggio se pensiamo che siamo sotto i riflettori dell’intera comunità internazionale per il SI allo “stop sull’immigrazione di massa” dello scorso 9 febbraio. Il comportamento del Governo non ha dunque alcuna chance di passare inosservato sulla stampa estera, in particolare italiana e di riflesso a svantaggio del Ticino e della sua piazza finanziaria.

Per l’ennesima volta “porgiamo l’altra guancia”, rendendoci facile obiettivo di una stampa estera pilotata, con l’obiettivo sempre più chiaro di sgretolare il “sistema bancario svizzero” e i capitali da noi in giacenza. È frequente leggere sciocchezze sul crollo della “privacy” in Svizzera e su un scambio d’informazioni dato già per operativo, falsi informativi che rendono ancor più nervosi la clientela e gli stessi operatori del terziario, che in Ticino contano ca. 10’000 persone (tra banche, fiduciarie, gestori patrimoniali).

Alcune associazioni di categoria hanno di recente espresso sulla stampa tutta la loro preoccupazione per queste fughe in avanti del Consiglio Federale in materia di scambio informazioni OCSE, senza garanzie di reciprocità, vedi in effetti gli accordi a senso unico con l’Italia e il comportamento delle altre piazze finanziarie europee, come l’Inghilterra, che di certo non si “stracceranno le vesti” per applicare in futuro tali accordi.

Anche Swiss Respect  si è affiancata alle associazioni ticinesi AITI, Cc-TI, CATEF, ABT e SSIC, per portare una voce univoca e critica nella Berna Capitale, con l’auspicio di riuscire a frenare questa sciagurata frenesia di voler consegnare le chiavi dei “nostri forzieri e i nomi dei clienti” all’OCSE, come qualcuno a Berna auspicherebbe. Le possibilità per dare un chiaro ordine di cambio rotta al CF restano due: la prima è a livello delle Camere Federali, che si riuniranno in sessione primaverile per votare gli accordi OCSE, la seconda e ultima possibilità sarà un Referendum, opzione più macchinosa, costosa e rischiosa, per l’eventualità di non riuscire a superare lo scoglio della raccolta firme.

Ma non possiamo mollare, oggi le condizioni non ci permettono di cedere ulteriormente terreno, sarebbe una sconfitta senza precedenti e una via di non ritorno per il nostro Paese, con sommo vantaggio e godimento delle altre piazze finanziarie sparse per l’Europa e per il Mondo. Quindi o le regole sono uguali per tutti (anglosassoni compresi tra cui gli americani e i loro protettorati fiscali interni) o si rimanda il “pacchetto” al mittente OCSE.

Swiss Respect Ticino e GR
Tiziano Galeazzi, coordinatore