(fdm) Riprendo dal Blog www.sergiosavoia.com questo interessante… e diluviale articolo. Mi piace il suo stile inventivo, sarcastico, dissacrante; vorrei saper scrivere anch’io così! Questo Sabaudo è una gustosa rivelazione, in un mondo politico appestato dalla “langue de bois” e dal politicamente corretto. A parte ciò, i suoi pezzi sono (assai) più lunghi dei miei, perché io debbo trascorrere molte ore al tavolo da bridge.

L’articolo è tagliente e irriverente. Tuttavia l’on. Sadis conosce le “regole” del gioco politico e le ha accettate. Alla disperata potrà sempre consolarsi… con un caffè! (L’alternativa è la Regione)

Desolazione x

“La ministra dice di provare desolazione dal clima della politica ticinese. Proprio lei, che non fa nulla per i problemi del Ticino…”

Molti ticinesi, nonostante la prima giornata estiva dell’anno, hanno trascorso una domenica triste, uggiosa, malinconica. E probabilmente questa notte non sono riusciti a chiudere occhio. C’è gente che sta regolarmente picchiandosi in testa l’asse degli gnocchi in segno di disperazione.

Un groppo in gola li accompagna ormai da 24 ore dopo aver appreso che Laura Sadis prova desolazione quando getta il suo sguardo sulla politica ticinese.

La nobildonna si è sfogata per la seconda settimana di fila in una lunga intervista al Caffè: queste interviste sono un po’ la punizione per i nostri peccati. Equivalgono a due paternoster, un avemaria, e un’estrema unzione.

Ormai il domenicale e la Direttrice del DFE sembrano una sorta di gruppo di auto-aiuto. Si sostengono affettuosamente tra di loro negando i problemi del mercato del lavoro, denunciando il clima politico e la qualità del dibattito, avversando ogni proposta che non sia religiosamente ossequiosa alla Libera Circolazione. Si tengono la mano, si scambiano i kleenex, si telefonano nel cuore della notte per farsi le confidenze, rimandano la partita di bridge in segno di protesta…

Li leggo e alla fine non posso che provare tenerezza per queste conversazioni che sembrano svolgersi su un altro pianeta.

Riconoscere che qualche problemino invece esiste, avrebbe infatti come conseguenza di doversene occupare. A cascata significherebbe anche dover ammettere che la direttrice del Dipartimento Finanze ed economia (DFE) su questo tema ha brillato per immobilismo nei suoi sette anni da ministro. Implicherebbe a sua volta di dichiarare che il DFE non ha prodotto alcuna misura concreta a favore del mercato del lavoro ticinese. Insomma, cose fastidiose, che possono rovinare più di una partita a golf. Molto meglio negare i fatti e bocciare ogni soluzione.

Ancora meglio, come fa la signora Sadis e il suo domenicale da comodino, vaneggiare di partiti allo sbando, inginocchiarsi davanti al totem del “non si può fare”, riflettere sull’assenza di una “élite culturale” capace di guidare il Paese (chi? i druidi? gli illuminati? i dodici apostoli? l’accademia della crusca?).

Tutti ragionamenti che certamente faranno diminuire la disoccupazione e porteranno qualche franco in più nelle tasche dei ticinesi alla fine del mese…

Mentre la signora Sadis riflette sui massimi sistemi, il Gran Consiglio fortunatamente lavora.

E così, grazie all’esclusiva volontà del Parlamento (la famosa politica populista contro cui si scaglia con neghittosa voluttà quella gran dama della signora Sadis), qualche piccola misura è stata presa.

Penso all’abolizione delle notifiche online per i padroncini, all’aumento delle imposte per i frontalieri, o al così detto “modello di Ginevra” che impone all’Ente pubblico quando deve assumere personale di sfogliare le liste della disoccupazione prima di rivolgersi oltre confine.

Piccole misure di buon senso, dicevo. Provvedimenti che il Consiglio di Stato avrebbe potuto prendere in un batter d’occhio, senza attendere la via parlamentare che come sappiamo conosce un iter molto più lungo.

Invece il Governo si è perso nel solito pacchetto (ma dovremmo chiamarlo con il suo nome: pacco). Ve le ricordate le 46 misure? Chissà che fine han fatto… Quarantasei misure? Ne prendessero almeno tre, già gli offrirei la birra da qui a fine legislatura!

La tecnica, alla fine, è sempre la solita: si buttano via tempo ed energie, carta e CO2, nel produrre documenti monstre per il semplice motivo che non si è in grado, o non si vuole, decidere.

E Laura Sadis, che ha la responsabilità del dicastero del lavoro, non è l’unica ma è la principale responsabile della situazione: si è opposta ad ogni misura, anche quando il suo gruppo, vedi ad esempio notifiche online, le sosteneva.

Criticare l’assenza di bon ton di chi tenta in qualche modo di mettere una pezza al disastro della libera circolazione, è l’ultimo rifugio di chi non ha saputo, anzi voluto, far nulla.

Si strilla contro il clima politico perché non si è prodotto un solo risultato per affrontare l’emergenza occupazionale e sociale dei ticinesi, che è anzi esplosa a causa del negazionismo e dell’immobilismo del DFE. È come se scoppiasse un incendio e i pompieri invece di domare le fiamme sprecassero il loro tempo ad inveire contro chi segnala l’allarme e grida “al fuoco!”. E poi si lamentassero, a incendio spento, che l’acqua degli idranti gli ha rovinato il tappeto afghano. Questo è quello che state facendo.

Signora Sadis, dire la verità, cioè che lei e i suoi collaboratori e reggicoda hanno fatto poco o nulla per tutelare il lavoro dei ticinesi non è “avvelenare il clima politico” e neppure portare “desolazione” nel Paese. E approvare in Gran Consiglio qualche misura di buon senso non significa fare del “populismo”.

Significa, invece, cercare di affrontare un’emergenza che lei si rifiuta perfino di riconoscere e che i ticinesi le hanno magari poco gentilmente ricordato con la votazione del 9 febbraio. Perché se aspettavano lei… Sono al contrario offensive le sue considerazioni sui massimi sistemi mentre i nostri concittadini stanno soffrendo.

Loro sì, signora Sadis, hanno tutto il diritto di dirsi desolati.

Sergio Savoia