All’articolo di Nicholas Marioli (Lega dei Ticinesi) sul Consiglio cantonale dei giovani, da noi pubblicato in data odierna, replica Mattia Tagliaferri, membro della Segreteria del Partito Comunista della Svizzera Italiana.



Sfruttando l’occasione del primo appuntamento annuale del Consiglio Cantonale dei Giovani (CCG) – il quale si terrà il prossimo 22 marzo – il giovane leghista Nicholas Marioli ha deciso di prendere carta e penna per scrivere un articolo critico nei confronti del citato consesso giovanile. Secondo Marioli il problema del CCG sarebbe un’eccessiva egemonia della sinistra, la quale avrebbe fatto diventare il parlamentino giovanile una sorta di Soviet di leniniana memoria. Tra le motivazioni che hanno spinto a una così dura riflessione, vi sono i nomi e gli indirizzi politici degli ultimi leader del CCG: tra gli altri, me e la giovane verde Sabrina Chackori, almeno stando alla ricostruzione della storia recente fatta da Marioli.

Non vorrei infatti far crollare il castello di carta su cui si costruiscono le tesi marioliane, ma non posso astenermi dal ricordare che non sono stato uno degli esponenti del CCG, anzi, mai mi è nemmeno passata per l’anticamera del cervello l’idea di partecipare anche a una sola seduta del parlamentino giovanile. Forse Marioli mi confonde con Stefano Lappe (non avrei mai pensato di dover scriver una cosa del genere: evidentemente ho sbagliato qualcosa nel mio modo di fare politica), con il quale condivido l’età e il fatto di essere del Locarnese, ma credo che politicamente noi si possa essere considerati come il diavolo e l’acqua santa (a scanso di ulteriori equivoci, la parte dell’acqua santa non spetterebbe a me).

Sabrina Chackori, da buona “nuova verde”, è stata invece una sostenitrice dell’iniziativa xenofoba votata lo scorso 9 febbraio, quindi non propria una cosiddetta “sinistrata”. Evidentemente il CCG è tutto fuorché un covo di pericolosi bolscevichi. Il vero problema del CCG è semmai la maniera nella quale è stato concepito, almeno a partire dalla riforma che lo ha fatto nascere dalle ceneri del Forum: tranquillo Marioli, nonostante il vecchio nome del consesso, non c’è lo zampino di Franco Cavalli.

Il parlamentino dei giovani è infatti una conchiglia vuota, priva di legittimità, nella quale le ragazze e i ragazzi che vi partecipano non hanno alcun potere decisionale e pertanto si limitano a parlarsi addosso e a votare risoluzioni che finiranno in qualche cassetto polveroso. L’interesse dei giovani verso la politica lo si costruisce attraverso una partecipazione attiva degli stessi, a partire dal lavoro nei comitati studenteschi dei singoli istituti scolastici, sino all’assunzione di incarichi all’interno dei partiti politici, i quali sembrano però poco propensi a dare degli spazi reali ai giovani, A sinistra, vi è oggi il solo Partito Comunista della Svizzera Italiana a fare un lavoro sistematico con le nuove generazioni e – dato che dovrebbe far riflettere Marioli – nessun giovane comunista ha mai partecipato al CCG.

Mattia Tagliaferri