Dipartimento del Territorio, SA3, l’inferno?

Sa3 bis

INTERROGAZIONE PARLAMENTARE

Il portale web liberatv.ch ha riportato in questi giorni una lettera di alcuni funzionari cantonali che lavorano nel nuovo stabile del Dipartimento del Territorio denominato SA3, recentemente inaugurato a Bellinzona. A dispetto delle dichiarazioni ufficiali, che parlano di “un ottimo esempio di architettura sostenibile”, l’edificio, realizzato e certificato secondo i criteri ecologi Minergie, sembrerebbe che sta mostrando parecchie pecche. Almeno stando alla testimonianza di chi ci lavora dal mese di novembre 2013.

Riportiamo qui di seguito alcuni passi della lettera di protesta pubblicata da liberatv.ch.

“L’ambiente di lavoro è assolutamente ermetico, praticamente con un vano interno lungo 100 metri senza luce naturale, gli uffici a nido d’ape con porte d’accesso tutte uguali provvisti di finestre fisse! (senza possibilità di aprirle), la vista sull’esterno è stata volutamente tranciata da lamelle orizzontali in beton… semplicemente scioccante”.

“Per poter respirare un po’ d’aria fresca il funzionario deve obbligatoriamente scendere al piano terreno e uscire dallo stabile”.

“L’impianto di ventilazione/riscaldamento/sanitario che dovrebbe riciclare e filtrare l’aria con il recupero del calore non è funzionante! I responsabili sono preoccupati ma garantiscono che si dovrebbe ottenere la massima efficienza entro due/tre anni!”.

“In inverno si inizia la giornata con temperature all’interno dei locali attorno ai 22/23 gradi per poi arrivare nel pomeriggio ai 25/26 gradi. Ai piani alti la temperatura è ancora superiore… Il grado di umidità non è tollerabile…. Troppo secco d’inverno, troppo umido d’estate. Abbiamo trascorso lo scampolo dell’estate scorsa con temperature interne di 28/30 gradi!”.

“L’impianto di illuminazione è da brivido… Non c’è possibilità di accendere o spegnere le luci. Le luci si abbassano o si potenziano automaticamente con conseguente disagio alla vista, e allora anche qui alcuni collaboratori si arrangiano, portando lampade da casa”.

Alla luce di queste preoccupanti contestazioni, che se confermate gridano vendetta al cielo, chiediamo al lodevole Consiglio di Stato:

  1. È al corrente della situazione e del clima di lavoro venutosi a creare in un edificio costato ai contribuenti una quarantina di milioni e indicato come modello di architettura sostenibile?
  2. Conferma i problemi e i disagi elencati dai dipendenti?
  3. Se sì, cosa intende fare per porre rimedio ai problemi e ai disagi denunciati nella lettera inviata da alcuni funzionari?
  4. Il Consiglio di Stato ritiene che vi siano delle responsabilità da parte dei progettisti o da chi per conto del Cantone (Sezione della Logistica e Dipartimento del Territorio) ha gestito la realizzazione del progetto?
  5. Il Consiglio di Stato, vista la grave situazione denunciata, quando pensa di aprire un’inchiesta per stabilire innanzitutto la veridicità di quanto riportato nelle lettera e quindi, se confermata, le eventuali responsabilità personali di chi l’ha costruito, progettato e diretto i lavori di costruzione, nonché eventuali sanzioni e risarcimento danni?

Fiorenzo Dadò, Lorenzo Jelmini, Marco Passalia, deputati PPD

(commento) Quando si dice “Inferno” naturalmente si pensa all’Alighieri; ma forse neppure nell'”Apocalypsis” di Giovanni si toccano simili vertici. Adesso attendiamo qualche risposta, poi faremo il punto.