Il meno che si possa dire è che il dottor Soldati ha scarsa simpatia per i banchieri contemporanei. A mio avviso una domanda chiave che scaturisce dalla lettura di questo articolo alquanto sarcastico è la seguente: “Con quali soldi le banche pagano le loro mega multe?” A pensarci bene, si tratta di una questione cruciale. (fdm)

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La “Combriccola subartica” è un’erbaccia (da non confondere con la malva, che è un’erba medicinale), della famiglia delle graminacee (etimologicamente da erba grama), che più si tenta di strapparla più ricresce e anche fiorisce, quasi ad irridere chi la vorrebbe eliminare. E`praticamente ubiquitaria, manca solo nell’Artide e nell’Antartide, forse perché sono regioni disabitate e la combriccola cresce solo dove è presente l’uomo. Resiste ai climi freddi, caldi, piovosi, aridi o ventosi, con tendenza a prosperare ognora e ovunque non appena riesce ad attecchire. Per sfuggire ai diserbanti spruzzati dai contadini, l’erbaccia si camuffa da grano turco, che è un’erbacea utilissima all’uomo per fare la polenta. E sfugge così ai rigori delle leggi agrarie che la vorrebbero combattere.
Ai tempi del preteso degrado forestale causato dal bostrico, il cortese lettore lo ricorderà, un gruppetto di buontemponi aveva creato, in modo così politicamente scorretto da suscitare apprensione, un comitato “Salviamo il bostrico”, che si proponeva di asportare nottetempo tutte le gabbie ormonali distribuite con abbondanza di mezzi nelle nostre pinete da chi si prefiggeva, con superiore correttezza politica, la salvaguardia delle foreste.

Logico quindi, e non sorprendente, che si siano costituite numerose associazioni tese alla salvaguardia della “Combriccola subartica”, che i cittadini più ragionevoli vorrebbero invece estinguere. Ne nominerò solo due, le maggiori: UBS (Unione Benefattori Sociali) e CS (Congregatio Santorum, da tradursi con confraternita dei santi). La più poderosa delle due, poderosa nel senso di avere molta potenza con adeguati possedimenti è senz’altro l’UBS, che può contare su 63’500 sostenitori, pensionabili a 65 anni o prima. Per dare un’idea, è già previsto che l’anno prossimo i sostenitori da pensionare saranno 10’000. Benefattori sociali da una parte, santi congregati dall’altra, la contrapposizione con il resto dell’ampia cittadinanza nazionale è per finire sfociata in una specie di guerra civile parzialmente sedata dopo la firma di un trattato detto di Minder, dal nome del suo estensore, fabbricante di spazzolini da denti a Sciaffusa.

Naturalmente associazioni a scopo benefico così grandi, talmente grandi che vengono chiamate “too big to fail”, non possono realizzare le loro opere di bene senza un’adeguata conduzione. Occorre un CEO, detto anche direttore generale o amministratore delegato a seconda degli usi e costumi dei vari paesi in cui operano, qualche condirettore a capo di particolari settori di attività e un CdA (Consiglio di Amministrazione) per sorvegliare e garantire che tutto si faccia nel pieno rispetto delle leggi, della trasparenza e delle norme etiche.

Questi dirigenti, animati e motivati dal nobile desiderio di far del bene, svolgono i loro compiti a tempo pieno, certo non badando alle ore giornaliere che si accumulano con incredibile rapidità. Vorrebbero poter lavorare a titolo benevolo, ma purtroppo hanno tutti famiglia. Si vedono così costretti ad accettare stipendi che vengono però devoluti, dedotto il rimborso spese, ad enti di beneficenza quando, ma accade di raro, sorpassano la soglia dello strettamente necessario. L’ammontare di questi salari (ma i dirigenti parlano, con una punta di compiaciuto snobismo, di emolumenti) viene reso pubblico, proprio per la trasparenza che si impone quando si opera in una consociazione a scopo benefico. Per esempio, nel 2013, le cifre pubblicate, tutte in franchi svizzeri, sono: per l’Unione Benefattori Sociali 10,7 mio, 11,4 mio, 6,1 mio, con altri 3,2 mrd (miliardi, non milioni) da distribuire sotto l’albero di Natale ad una metà circa dei fedeli collaboratori. Per la Confraternita dei Santi abbiamo solo una cifra: 7,8 mio.

Cotanta munificenza nella beneficenza, ci si perdoni il giuoco di parole, desta naturalmente invidia e detrattori di ogni specie, al punto da provocare inchieste e financo provvedimenti chiamati anche multe. Proprio il 22.3.2014, ci ha raggiunto la notizia che la Confraternita dei Santi (CS), in una di queste inchieste, ha accettato di pagare 885 milioni di dollari (771 milioni di franchi) per evitare guai peggiori.

A Santa Cruz di Tenerife i guanci (popolazioni autoctone delle Canarie) hanno festeggiato il carnevale, che qui giudicano secondo solo a quello di Rio de Janeiro. Con mio stupore, alla nostra confraternita di cui ho detto era dedicato un carro, sotto forma di baldacchino portato da sei dirigenti su pattini a rotelle, trascinati da un trattore ricoperto di strelitzie e rami fioriti di bouganville. Sotto il baldacchino camminava il Priore della benemerita Confraternita, senza pattini a rotelle, adattando il passo alla velocità del trattore. Seguivano, numerosi, i confratelli e i benefattori subalterni, con un cero spento in mano (a Santa Cruz spira sempre “di un forte vento”), veste bianca i CS, veste nera gli UBS, salmodiando, purtroppo in spagnolo, cerco di tradurre come posso: “Padre nostro che sei nei cieli, dacci oggi il nostro processo quotidiano e rimetti loro (che siamo noi, va da sè) i nostri debiti ….”. Gli applausi scroscianti degli spettatori mi hanno impedito di sentire il resto.

Gianfranco Soldati