È passato più di un mese e nulla si muove
Un bavaglio all’informazione, perché?

Un libero professionista rinviato a giudizio alle Assise criminali; un lungo elenco di gravi reati (anche con cifre milionarie); un noto personaggio dello sport italiano tra le vittime: erano questi gli ingredienti della notizia che Il Quotidiano avrebbe voluto dare il 6 marzo scorso.

Il servizio non è andato in onda poiché bloccato dalla Pretura di Lugano. Contro la pubblicazione della notizia della vicenda penale, la persona incriminata ha presentato in sede civile un’istanza superprovvisionale e cautelare per presunta “violazione dei diritti della difesa”, che il Pretore aggiunto ha accolto. Nonostante le persone coinvolte fossero state informate dalla redazione del Quotidiano e sebbene si trattasse di una notizia di cronaca, un’udienza tra le parti è stata convocata solo dodici giorni dopo la contestata sospensione. Da allora – sebbene non vi fossero ulteriori prove da assumere – da parte della Pretura di Lugano non è mai giunta decisione alcuna.

Da quasi un mese Il Quotidiano è silenziato: un lasso di tempo intollerabilmente lungo per un media che ha quale scopo primario quello di informare il pubblico in modo completo e veritiero e in tempi reali. La RSI ritiene che questa tempistica non sia accettabile e violi in modo ingiustificato la libertà di stampa. A giudizio della nostra Azienda la gravità delle accuse ipotizzate dalla Procura, così come il ruolo pubblico che l’imputato riveste, impongono invece la diffusione della notizia il più presto possibile.

Direzione RSI

(commento, fdm) Se la RSI, normalmente così supina verso il potere, si “ribella”, il caso dev’essere realmente eclatante e “intollerabile”. La speranza, ora, è che qualcuno spezzi il cerchio del silenzio. La notizia è nota. La si pubblichi.