Per la nostra sicurezza nazionale

Galeazzi zIl prossimo maggio saremo chiamati alle urne per una serie di votazioni molto importanti per il nostro avvenire.

Una di queste, che vorrei approfondire, riguarda il sostegno all’acquisto dei caccia svedesi Gripen da parte del nostro Paese, necessari alla nostra polizia aerea per svolgere al meglio i compiti di difesa territoriale.

Checché se ne dica, la difesa di questo Paese, fino ad oggi, è sempre stata a cuore alla maggior parte della popolazione elvetica. La Sinistra e il proprio “braccio armato” denominato Gruppo per una Svizzera senza Esercito (GSsE), da anni continuano imperterriti nella ricerca più determinata di annientamento e smantellamento della difesa nazionale. Convinti e sognando che il mondo sia ancora rimasto come l’Eden di Adamo ed Eva.

Tornando ai tempi moderni, è sotto gli occhi di tutti, compresi quelli dei compagni dell’area rosso-verde che, in qualsiasi momento, su questo pianeta, l’impensabile possa accadere. Mi riferisco ai recentissimi fatti ucraini e della Penisola di Crimea, dove sin dalle prime ore della crisi la sovranità aerea ucraina è stata violata da un Paese straniero.

Questo solo esempio non giustifica di certo l’acquisto dei Gripen, ma lo possono giustificare ben altri fattori.

In prima analisi è da sottolineare la necessità di  rimpiazzare i vecchi aerei “Tiger” che sono oramai in servizio attivo da più di trent’anni. Ne va della vita dei piloti e della sicurezza aerea per le preoccupanti deformazioni strutturali. Pure i costi di manutenzione non sono più ragionevoli ma troppo elevati.

Il secondo punto da non sottovalutare è la capacità operativa proiettata nel tempo nel poter operare con regolarità e pattugliare i nostri spazi aerei dove, ogni giorno, circa 3’600 voli di linea, commerciali, privati e chissà quanti altri non identificati, sorvolano lo spazio aereo elvetico. Restando con i soli F/A18 (32 aerei) non saremmo mai in grado di superare le due settimane di permanenza in cielo con almeno quattro caccia (due nel versante centro-occidentale e due nel versante centro-sud-orientale). Con 22 Gripen in più e con più piloti solo professionisti, potremo garantire di nuovo il picchetto 24/24h oggi impossibile.

I contrari al Grifone nordico, non potendo bloccarne direttamente l’acquisto, hanno pensato bene di contestarne il finanziamento, dimenticandosi che i tre miliardi di franchi saranno spalmati sull’arco di 10 anni e più (circa 300 milioni di franchi all’anno) e che sono già parte del bilancio del Dipartimento della Difesa. Quindi sono “balle spaziali” che questi soldi verrebbero tolti ad altri Dipartimenti. Purtroppo è tipico di una certa area politica far leva su temi quali la formazione, la sanità, l’AVS e la povertà lasciando intendere che a questi importantissimi settori andrebbero tolti fondi per favorire la difesa nazionale. Leggendo tra le cifre federali del piano finanziario, i soldi destinati al sociale in generale, (compreso l’aiuto allo sviluppo) aumenterebbero in quattro anni di più di 3 miliardi.

Un altro elemento importantissimo, che gli avversari si dimenticano spesso di raccontare è la ricaduta economica che la Svizzera avrà da questo acquisto in Svezia.

Ebbene, i quasi tre miliardi di franchetti verrebbero compensati, oltre a creare migliaia di posti di lavoro, con partite economiche dirette e indirette nell’industria svizzera e ticinese. Le commesse indirette (fuori dall’assemblaggio dell’aereo in Svizzera), andranno a beneficio di tutti i settori economici, quali la ricerca, lo sviluppo, la medicina, l’industria civile. Vi sono già progetti operativi  pronti a partire e qualche centinaio di milioni di franchi già acquisito.

Anche in Ticino avremo ricadute pari a circa il 5% delle commesse dirette e sicuramente vi saranno anche altri benefici economici da quelle indirette, oltre che nuovi posti di lavoro.

L’UDC svizzera, dopo che il PPD stranamente si è ritirato dalla corsa per la campagna a sostegno del Gripen, si è presa a carico anche questo tema, che oggi potrebbe essere considerato ostico e difficile da digerire. Ma, sicuramente, la maggioranza del popolo elvetico capirà le esigenze di una moderna difesa nazionale con un budget più ridotto rispetto a tutti gli altri Dipartimenti, oggi riesce ancora a far fronte alle esigenze del Paese. Ma la “casa svizzera  necessita di un nuovo tetto” (protezione aerea) efficace.

Per concludere, vorrei ricordare che l’ossatura del nostro Esercito è formata dal popolo sovrano di questa nazione. Tra questi militi, siano professionisti o meno, vi sono anche politici e graduati di ogni livello e di ogni partito. E’ anche a loro che vorrei rivolgermi, invitandoli a rendersi attivi nell’informare al meglio la cittadinanza elvetica e convincerla con argomenti chiari, onesti e semplici per un SI il prossimo 18 maggio. Sarà un’ipoteca indispensabile sulla nostra sicurezza territoriale, delle truppe a terra ed aerea che varrà per i prossimi 30 anni.

Tiziano Galeazzi, presidente del distretto UDC Lugano e tenente colonnello dell’Esercito