A Mbyo, ex assassini convivono con i sopravvissuti al genocidio ruandese, in un “villaggio della riconciliazione”. Un bel progetto, che però nasconde male le divisioni di una società ruandese ancora profondamente ferita, 20 anni dopo il genocidio.

In questo villaggio vive Mathias Sendege, 50 anni. Il portale d’informazione Levif.be ha raccolto la sua storia. Quella di un serial killer.

“Ho iniziato a uccidere le persone nel 1992 – racconta Sendege – Le autorità dell’epoca ci avevano insegnato a odiare i Tutsi. Quando il genocidio era iniziato, hanno distribuito dei machete, dei falcetti, delle frecce e per i più forti pistole e fucili.
Io avevo un machete e un coltello. Ho massacrato sei membri della famiglia del pastore Gahigi Etienne. E tante altre persone.
Per me uccidere era normale. Mi alzavo la mattina e andavo nella foresta per abbattere dei Tutsi, prendere i loro soldi, anche i loro vestiti. Distruggevo le loro case.

Poi i soldati del Fronte patriottico ruandese mi hanno arrestato. Nel 2003, dopo nove anni di prigione sono stato liberato, perchè avevo confessato i miei crimini. Il pastore Gahigi è venuto spesso a trovarmi. Pregavamo insieme. In seguito ho accettato di testimoniare nei gaçaça (tribunali popolari, ndr). E’ così che sono diventato il nemico degli assassini.”

Oggi il Ruanda conta sette “villaggi della riconciliazione”. Mathias Sendege e altri che hanno scontato la pena vi abitano accanto ai superstiti dei massacri.
A Mbyo vi sono 53 famiglie : 16 di ex assassini pentiti, 23 di sopravvissuti e 14 venute d’altrove.
Il villaggio è diventato un’attrazione turistica. Un tour operator ruandese, Davidson Mugisha, ha deciso di integrare il villaggio nelle sue visite organizzate : “Perpetratori, sopravvissuti ed ex esiliati vivono insieme in modo eccezionalmente armonioso – ha indicato nel depliant della Wildlife Tours – Rwanda, come se si andasse a visitare una sorta di paradiso del genocidio.”