Chiaramente questa dura presa di posizione di Raoul Ghisletta è un testo di parte, e come tale lo pubblichiamo, integralmente. Va da sé che Ticinolive non avrà problemi a pubblicare una replica, se ci sarà. (fdm)


“Opinione liberale” combatte l’iscrizione del salario minimo di 4’000 fr (22 fr orari!) nella Costituzione federale, affermando che in alternativa bisogna privilegiare i contratti collettivi di lavoro. Ma l’organo del Partito liberale radicale conta meno del due di picche nel Luganese. L’interclassismo liberale radicale, malgrado i proclami della neoeletta presidente PLR Lugano Giovanna Viscardi, è morto per l’ennesima volta lunedì 14 aprile a Massagno, quando i delegati liberali-radicali dell’Associazione servizio cure a domicilio SCuDo, unitamente ai delegati leghisti, hanno alzato la scheda per formare quei 21 voti, che (per un solo voto) hanno bocciato il mantenimento del contratto collettivo di lavoro cantonale per le operatrici a domicilio. 21 voti a 20 voti andati a sostenere il comportamento da “padre padrone” del presidente Sergio Macchi, che calpesta da anni ogni tipo di tutela collettiva del suo personale sociosanitario (vedi la soppressione della commissione interna del personale), manovrando e appoggiandosi ai vari quadri dell’Associazione SCuDo, e questo fintantoché gli servono (due anni fa si è sbarazzato di alcuni di loro).

E ora il presidentissimo, pur uscito dimezzato dall’assemblea,  lancia l’Associazione nell’ennesimo baratro della sua battaglia reazionaria contro il partenariato sociale e contro le garanzie contrattuali del personale. Il dr. Macchi ha giustificato in assemblea anche i licenziamenti e le partenze di quadri e dipendenti avvenuti in passato. Licenziamenti che hanno generato grande insicurezza tra il personale, determinando un clima interno non certo ideale per esprimersi e per svolgere quei compiti di assistenza e cura, che SCuDo è chiamato a realizzare nell’interesse dei pazienti e degli utenti del Luganese.

I 21 delegati liberali-radicali e leghisti hanno voluto credere a tutto quello che diceva il presidente Macchi, che impera da decenni nel Consorzio aiuto domiciliare prima e nello SCuDo dopo. Il Comitato dell’Associazione unanime lo segue, a dire dello stesso Macchi: si vede proprio che manca la presenza ragionevole di un socialista come Giovanni Cansani. Già…, la democrazia dell’Associazione del Servizio cure a domicilio del Luganese (SCuDo) secondo Macchi consiste proprio  nell’eliminare i socialisti dal comitato dell’Associazione, che è stato eletto in blocco con un “listone” di triste memoria.

Gli statuti sono bloccati e immutabili, anche quando il voto dei delegati è favorevole alla modifica dello statuto, come avvenuto nell’assemblea del 14 aprile su un punto:  per essere cambiati gli statuti di SCuDo devono infatti essere decisi alla maggioranza dei 2/3 dei membri. La dittatura nell’Associazione SCuDo è praticamente irrevocabile. SCuDo è un servizio molto importante per il Luganese e necessita di un funzionamento trasparente, democratico e socialmente responsabile: la nostra battaglia deve pertanto continuare, per tentare di fermare la dittatura di chi si è impadronito di un’associazione di pubblica utilità. E che per un voto di scarto pensa di gettare allo sbando il settore dell’assistenza e cura a domicilio del Canton Ticino, che impiega oltre 1’500 operatrici.

Raoul Ghisletta, presidente PS Lugano e segretario VPOD