Un’elezione presidenziale nel caos della Siria. Nessuno ci crede, salvo il regime del presidente Bachar al Assad, i suoi alleati russi e l’Hezbollah libanese. Lo scrutinio è stato fissato per il 3 giugno per i cittadini residenti in Siria e il 28 maggio per i siriani all’estero.

“Si tratta della prima elezione pluralista e siamo fiduciosi che il popolo siriano sceglierà colui che merita di dirigere la Siria, di difenderla – ha dichiarato il presidente del Parlamento Mohammad al Laham promettendo un voto libero e giusto.

La comunità internazionale, ad eccezione della Russia, critica il voto in maniera unanime. Il ministro francese degli affari esteri Laurent Fabius ha ironizzato : “Nelle ultime elezioni Bachar al Assad aveva ricevuto il 97% dei voti. Gli resta dunque un margine di progressione”.
Secondo il governo inglese il risultato del voto non avrà nessun valore né credibilità, mentre Washington denuncia una parodia della democrazia.

L’annuncio del voto dovrebbe essere considerato una farsa, ha reagito il capo della Coalizione nazionale dell’opposizione siriana Ahmad Jarba, aggiungendo che non esiste in Siria un corpo elettorale capace di esercitare diritto di voto dopo tre anni di guerra.
Le Nazioni Unite assicurano che questa elezione pregiudicherà il processo politico ed è incompatibile con lo spirito e la lettera del comunicato di Ginevra, sui quali sono stati fondati i negoziati fra potere e opposizione, oggi a un punto fermo.

Bachar al Assad non ha ancora annunciato ufficialmente la sua candidatura, ma in gennaio aveva dichiarato che vi sono molte probabilità che si ripresenterà per un nuovo mandato.