I fallimenti delle banche non sono più da escludere, soprattutto quando si pensa che non vi saranno conseguenze sistemiche.

I fallimenti delle banche non sono più un argomento tabù. Senza dubbio perchè si considera che le evoluzioni istituzionali sono sufficientemente robuste per risolvere le crisi bancarie e perchè si pensa a fallimenti che non avranno conseguenze sistemiche. In questo modo il fallimento degli istituti di credito non viene più escluso.

Questo non significa che si devono lasciar fallire banche “too big to fail”, troppo grandi per fallire, con i rischi che questo potrebbe generare, ma piuttosto delle banche “too small to survive”, troppo piccole per sopravvivere.

Una breve panoramica di recenti dichiarazioni che sdrammatizzano il fallimento bancario :

1. Molti analisti considerano che da mesi assistiamo a fallimenti o ristrutturazioni bancarie che assolutamente non hanno fatto tremare il sistema finanziario internazionale e hanno lasciato indifferenti i mercati finanziari.

Ci si ricorda dei fallimenti, nel primo trimestre 2013, delle banche a Cipro e nei Paesi Bassi, così come della ristrutturazione dei sistemi bancari di Spagna e Irlanda nel secondo semestre 2012, a seguito dello scoppio delle bolle immobiliari in questi due paesi.

2. Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, cerca regolarmente di far capire ai mercati che affinchè i stress test 2014 delle banche siano credibili, sarà necessario che alcuni istituti vengano chiaramente dichiarati inadatti.

3. Il presidente dell’Eurogruppo (il centro che riunisce i ministri delle finanze e dell’economia della Zona euro) Jeroen Dijssebloem, aveva detto – lo scorso gennaio al WEF di Davos – di desiderare che gli stress test facciano apparire “cattive notizie” per le banche, il che attesterebbe la credibilità dell’esercizio.

4. Danielle Nouy, responsabile del meccanismo di supervisione bancaria europea, lo scorso febbraio ha dichiarato al Financial Times che “dobbiamo accettare il fatto che alcune banche non hanno un futuro. Dobbiamo lasciare che alcune scompaiano in maniera ordinata e non cercare ad ogni costo di fare fusioni con altri istituti.”

Dichiarazioni che tendono a creare un ambiente eccessivamente ottimista, considerando che i fallimenti bancari non avrebbero conseguenze sistemiche. Questo è vero se questi fallimenti non riguardano istituti finanziari giudicati sistemici.

Per la regolamentazione esistono 5 criteri per definire il carattere sistemico di una banca :

a. La dimensione del bilancio rispetto al livello dei fondi propri;

b. L’interconnessione (un termine pomposo per evocare gli impegni interbancari, più questi sono elevati e maggiore è il rischio che una banca in difficoltà metta in pericolo l’insieme del sistema bancario;

c. L’attività difficilmente sostituibile, dunque difficilmente cedibile ad altri;

d. Il grado di mondializzazione dell’attività a livello internazionale e la complessità delle operazioni.

(Fonte : lesechos.fr)