Diluviale lettera di Sergi a John Noseda
Troverà il PG il tempo di leggerla? (con tutto quel che ha da fare)

“Ci sentiamo, scusi il termine, presi per i fondelli”
Non poteva mancare un riferimento alla vicenda di Arlind

Lettera aperta al Procuratore generale John Noseda relativa all’applicazione della Legge federale sul Lavoro (LL) nei centri commerciali, in particolare nei negozi ubicati nel centro FoxTown di Mendrisio

Egregio signor Procuratore generale,

ci vediamo costretti, ancora una volta, ad interpellarla poiché riteniamo che la situazione relativa alla mancata applicazione delle disposizione della Legge federale sul Lavoro (LL) relative al divieto del lavoro domenicale presso il centro Fox Town abbia raggiunto un livello di illegalità intollerabile. Un livello che, almeno così noi crediamo, metta a questo punto in discussione la credibilità stessa del Ministero pubblico cantonale che lei dirige.

Un breve richiamo dei fatti, seppur per sommi capi visto che il dossier dovrebbe esserle noto, sarà utile per capire la fondatezza di questa nostra grave affermazione.

1. Dopo la concessione dell’autorizzazione all’apertura domenicale al Centro Ovale di Chiasso, ritenendo che questa estensione della “prassi FoxTown” avesse aperto la porta alla possibile generalizzazione, illegale, del lavoro domenicale nei centri commerciali, l’MPS intensificava la propria campagna di denuncia di questa situazione. Interventi che investivano le autorità cantonali e quelle federali.

Nella prima parte del 2012, a più riprese e di fronte alla totale indisponibilità delle autorità cantonali preposte all’applicazione della LL, l’MPS interveniva presso il Ministero pubblico, denunciando la situazione venutasi a creare e chiedendo di intervenire di fronte a quello che appariva come un venir meno ai propri doveri da parte dell’autorità cantonale; quest’ultima infatti rifiutava di applicare la legge federale e di sanzionare coloro che questa legge non rispettavano e non rispettano (si trattava sia dei negozi ubicati al FoxTown che quelli al Centro Ovale, oggi non più oggetto di discussione poiché non è più riuscito ad ottenere l’autorizzazione all’apertura domenicale).

2. Facendo capo alle dichiarazioni ufficiali del Consiglio di Stato e del Dipartimento delle Finanze e dell’Economia (DFE) abbiamo appreso che il 22 agosto 2012 il Ministero pubblico, “ha richiesto alla direttrice del DFE tutti gli incarti e la documentazione relativi al controllo nei due centri commerciali, con riferimento alla violazione della LL in ambito di lavoro domenicale” (questa citazione, come le altre che riportiamo qui di seguito, provengono dalla documentazione distribuita dal DFE in occasione della conferenza stampa dell’11 settembre 2012, vedi allegati).

Sempre secondo le affermazioni del DFE, il Ministero pubblico concludeva il suo intervento chiedendo “…che cosa intendesse fare il Dipartimento per ripristinare l’ordine legale”. Si aggiungeva anche che “Analoghe richieste il Ministero pubblico le ha formulate alla SECO”.

Queste brevi citazioni ci fanno concludere che a quella data il Ministero pubblico da lei diretto era già cosciente delle gravi violazioni della legge ed era quindi intervenuto, di fronte ad una palese e immotivata passività delle autorità responsabili dell’applicazione della legge, chiedendo all’autorità competente di “ripristinare” tale legalità, cioè il rispetto della LL.

3. È sulla base di questo intervento, così ha sostenuto la direttrice del DFE, che DFE e governo sono stati spinti a “ripristinare l’ordine legale”. Così, il 5 settembre 2012, il DFE ha “informato il Consiglio di Stato sulle richieste del Ministero pubblico, sull’esito dei controlli effettuati dall’Ufficio dell’ispettorato del lavoro in merito al rispetto della Legge federale sul lavoro e sulle intenzioni dipartimentali per ripristinare l’ordine legale”. Due giorni dopo, il 7 settembre 2012, “il DFE ha risposto ai quesiti posti dal Ministero pubblico, mentre l’Ufficio dell’ispettorato del lavoro ha inviato a tutti i negozi interessati il richiamo ad adeguarsi al rispetto delle norme LL violate”.

4. L’avvio della verifica formale del rispetto della LL relativamente al lavoro domenicale non poteva dare che un esito scontato, visto che tale infrazione era palese agli occhi non solo dell’autorità, ma di tutta la popolazione. D’altronde gli stessi responsabili del centro FoxTown, nel quadro di pubbliche dichiarazioni, avevano a più riprese rivendicato il lavoro domenicale nei negozi ubicati in questo centro commerciale. Sulla base della prima fase di questa procedura, il governo non poteva che constatare una chiara violazione delle disposizioni relative al lavoro domenicale e invitare i negozi ad adeguarsi, cioè a non occupare personale di domenica.

5. La procedura è poi arrivata al momento decisivo: cioè quando, sulla base del rifiuto dei negozi a rispettare le disposizioni di legge, il DFE avrebbe dovuto assumere decisioni sanzionatorie e, nel caso di resistenza da parte dei negozi, adire alla denuncia presso il vostro Ministero, essendo tale rifiuto, come indicano le stesse disposizioni di legge, penalmente rilevante.

6. Il Consiglio di Stato non ha voluto a questo punto procedere in questa direzione, cioè non ha voluto portare a termine quella procedura che avrebbe dovuto “ripristinare l’ordine legale”. Con una decisione giuridicamente discutibile (tra l’altro mai formalmente resa pubblica: al deputato Matteo Pronzini che chiedeva di poterla avere, il Consiglio di Stato rispondeva che si tratta di una semplice “nota a protocollo” vedi allegati) il Consiglio di Stato decideva di sospendere la procedura.

In un comunicato del 9 aprile 2013 il Consiglio di Stato comunicava infatti di aver deciso “la sospensione, per un periodo massimo di 12 mesi, della procedura avviata dall’Ufficio dell’ispettorato del lavoro il 7 settembre 2012 in alcuni negozi del Mendrisiotto che impiegano in modo non conforme alla legge personale la domenica e nei giorni festivi”. E dopo aver fatto riferimento alla mozione Abate, continuava: “Qualora detto termine dovesse scadere infruttuoso, vale a dire in assenza di una modifica dell’Ordinanza 2, la procedura sarà riattivata. La raccolta dei dati presso i negozi interessati nel frattempo sarà comunque portata a termine”.

7. Ai nostri occhi quella decisione era un chiaro aggiramento della LL e un venir meno dell’impegno preso, anche di fronte all’intervento del Ministero pubblico dell’agosto 2012, di ripristinare la legalità. Poco importava ai nostri occhi che il Consiglio di Stato avesse fissato un orizzonte temporale (il 31 marzo 2014) e dichiarato che, trascorso questo termine la procedura sarebbe stata riavviata.

Il governo pensava che entro quel termine la mozione Abate (che, nell’interpretazione del governo avrebbe potuto sanare la situazione di illegalità al FoxTown) sarebbe stata approvata dal Parlamento federale e avrebbe dato seguito ad una modifica dell’Ordinanza 2 della Legge sul Lavoro (O2LL).

Da un punto di vista giuridico a noi non pareva ammissibile che un’autorità cantonale potesse “sospendere” l’applicazione di una legge “ad personam” cioè per un solo soggetto e non per tutti gli altri. Proprio per queste ragioni eravamo intervenuti con una denuncia, il 5 maggio 2013, presso il Ministero. Segnalavamo come tale sospensione fosse un aggiramento bello e buono della legge e, quindi, dell’intervento stesso del Ministero di pochi mesi prima.

8. La risposta ricevuta dalla procuratrice pubblica Fiorenza Bergomi fu sconcertante: la riportiamo poiché è un capolavoro non solo dal punto di vista giuridico, ma anche dal punto di vista logico-linguistico. Scriveva la procuratrice: “Mi corre l’obbligo di ricordarle che il legislatore, in materia di Legge su lavoro, ha previsto la sussidiarietà del perseguimento penale all’intervento amministrativo. Di conseguenza, prima dell’intervento sanzionatorio del Ministero Pubblico, deve avere luogo la procedura amministrativa. Essa, a questo stadio, come comunicato dal Governo cantonale, è in corso, ancorché sospesa” (sottolineatura nostra) vedi allegati.

9. Questa risposta non poteva lasciarci evidentemente soddisfatti. Per questo abbiamo inoltrato (il 24 giugno 2013) una nuova denuncia nei confronti dei responsabili dei negozi situati presso il centro FoxTown di Mendrisio. Ancora una volta la risposta del Ministero Pubblico rifiutava di vedere quello che era ed è sotto gli occhi di tutti: una ripetuta violazione delle disposizioni di legge grazia alla complicità attiva delle autorità amministrative.

10. Arriviamo alla decisione di pochi giorni orsono (1° aprile 2014) : contrariamente agli impegni assunti con la presa di posizione del 9 aprile 2013, il Consiglio di Stato ha deciso di sospendere “sine die” la procedura avviata nel settembre 2012, proprio rispondendo ad un intervento del Ministero pubblico.

Significativo che il governo non abbia dato indicazione alcuna sulle prospettive di tale ulteriore decisione di sospensione: e non poteva essere altrimenti poiché nessuno, nemmeno a livello federale, potrebbe indicare un eventuale termine per una modifica dell’O2LL.

In realtà è opinione assai diffusa che non vi sarà alcuna modifica dell’O2LL e che, verosimilmente, il Consiglio federale, viste anche le risposte assai negative raccolte al progetto di revisione dell’O2LL nell’ambito della procedura di consultazione, opterà per una modifica della LL. Se, come probabile, si dovesse andare in questa direzione, i termini si allungherebbero di almeno un paio d’anni, senza tenere conto di un probabile referendum e di un risultato in votazione popolare tutt’altro che scontato a favore di una modifica della legge.

Alla luce di queste ultime considerazioni, la decisione del governo dello scorso 1° aprile rappresenta una licenza permanente all’illegalità.

Egregio signor Procuratore, questo riassunto dei fatti dimostra che la situazione è tale e quale a quella denunciata nella prima parte del 2012 e che aveva suscitato, secondo le affermazioni di governo e DFE, l’intervento del Ministero Pubblico che aveva invitato le autorità competenti a fare quanto necessario per il rispetto delle disposizioni di legge in materia di lavoro domenicale.

Ora sono passati due anni e quella situazione, a nostro modo di vedere, si è persino aggravata. Non solo perché il rispetto della legge è tuttora assente, ma perché l’autorità cantonale ha finto (non sappiamo quale altro termine adoperare) di avviare una procedura amministrativa che non ha nessuna intenzione di portare a termine: unico modo per “ripristinare la legalità”, così come si era impegnata di fronte al richiamo del Ministero Pubblico.

Se fossimo in lei ci sentiremmo, ci permetta l’espressione, presi per i fondelli.

Quel che è sicuro è che un numero sempre maggiore di ticinesi guardano a questa vicenda con un senso di sfiducia nella certezza del diritto. Proprio in questi giorni il governo mostra inflessibilità nell’applicazione della legge condannando un giovane straniero ad abbandonare il Ticino, dove è nato e dove vive la madre; e in questi stesse settimane ha mostrato quanto poco valgano le leggi di fronte ad interessi di persone potenti e di interessi economici maggiori. Come non avere l’impressione che lo Stato si dimostri forte con i deboli e debole con i forti? La magistratura vorrà continuare a permettere che questo avvenga?

È la domanda di fondo che le poniamo con questa nostra lettera aperta.

Per l’ MPS, Giuseppe Sergi