“Sei anni dopo la crisi finanziaria, l’Europa non ha ancora portato una soluzione al caos del settore bancario – scrive Philippe Legrain, ex consigliere della Commissione europea in un editoriale sul New York Times.

“Giovedì scorso il Parlamento europeo ha finalmente approvato un meccanismo per ristrutturare e chiudere le banche in fallimento della Zona euro, ma questo meccanismo non verrà attuato prima del 2015, non potrà funzionare a causa della sua complessità e darà a ogni governo nazionale il diritto di veto – prosegue Legrain.

Malgrado la buona salute dei mercati borsistici, i problemi fondamentali in Europa permangono. Le banche zombie limitano sempre l’accesso al credito per le imprese del sud dell’europa, milioni di persone hanno perso il lavoro o devono arrangiarsi con salari ridotti, con l’aumento dei debiti e delle imposte per finanziare servizi pubblici di pessima qualità. E le prossime elezioni politiche europee minacciano di causare un sisma politico.

La causa principale di questa crisi è l’imprudenza delle banche tedesche e francesi, che hanno finanziato direttamente o indirettamente i debitori spagnoli e irlandesi che cercavano di comperare un bene immobiliare, i consumatori portoghesi e il governo greco.
Ma sotto la pressione di Angela Merkel, Bruxelles ha protetto gli interessi delle banche tedesche e francesi alle spese dei contribuenti greci, irlandesi, portoghesi e spagnoli, i quali hanno dovuto pagare per gli errori di queste banche, analizza Legrain.

Berlino, che è sempre stata reticente ad ammettere l’esistenza di prestiti tossici delle sue banche e che ha impedito di trovare una soluzione al riguardo, ha fatto di tutto per bloccare l’Unione bancaria proposta nella Zona euro.
Il governo tedesco, in accordo con la Commissione europea e la Banca centrale europea, ha indicato come causa della crisi la prodigalità di bilancio del sud dell’Europa.
Secondo Legrain, questa diagnosi errata ha portato a un pregiudizio economico e politico di rilievo e durevole, il quale è servito a giustificare l’imposizione delle politiche di austerità. Queste politiche hanno provocato gravi recessioni e un aumento esponenziale della disoccupazione, destabilizzando le finanze pubbliche.

La decisione del maggio 2010 di aiutare le banche tedesche e francesi prestando soldi a una Grecia insolvente, invece di annullare i suoi debiti, ha lasciato profonde cicatrici nella Zona euro, afferma Legrain : “Questa decisione ha violato le basi legali sulle quali era stato formato l’euro, secondo le quali un governo in difficoltà non deve essere soccorso dai suoi omologhi.”

Siccome Angela Merkel aveva infranto questa regola, i contribuenti tedeschi avevano temuto di dover essere chiamati a pagare per i paesi del sud europeo. Il governo tedesco aveva allora preteso un maggior controllo sulla politica di bilancio degli altri paesi, con il concorso della Commissione europea, che oggi – secondo Legrain – applica una camicia di forza fiscale.

“Questa centralizzazione dei poteri fiscali non solo è pericolosa economicamente ma è anche politicamente tossica – dichiara Legrain, deplorando l’insistenza di Olli Rehn nel chiedere il proseguimento delle politiche di austerità.

“La crisi economica – conclude – avrebbe potuto unire l’europa in uno sforzo comune per limitare il potere delle banche, ma di fatto ha diviso la Zona euro in nazioni creditrici e nazioni debitrici e convertito i prestiti non coperti delle banche in obbligazioni fra governi. Le istituzioni europee sono diventate strumenti per permettere ai creditori di imporre la loro volontà, subordinando i paesi del sud europeo a quelli del nord, in una relazione di stampo quasi coloniale.”

(Fonte : Express.be)